Il momento

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Il momento giunse poche ore dopo, quel mattino stesso.

Lo capii subito, quando arrivò.

Lo capii all'istante, nell'attimo in cui tutti i macchinari che lo circondavano iniziarono a squillare come delle sirene, in quella che sarebbe stata la sua ultima canzone.

Lo capii perché lui mi strinse la mano con così tanta violenza da tagliarmi la carne del palmo con le unghie, perché tutto il suo corpo iniziò a scuotersi come posseduto, e più non riusciva a resistere alla crisi respiratoria che lo stava attraversando.

Jesse cominciò a dimenarsi sul letto, a sollevarsi e riabbassarsi in spinte sempre più violente, si allungava come un arco teso allo spasmo per poi esplodere e rompersi. Si tolse la maschera di ventilazione con un gesto disperato, la scagliò lontano da sé, tentò di afferrare l'aria che lo circondava spalancando le labbra e facendo uscire la lingua, ma i suoi polmoni più non riuscivano a funzionare, più non riuscivano ad accogliere respiri.

Gli occhi, i suoi occhi, così rossi, dilatati dal panico, sul punto di uscire dalle orbite, mi fissarono. In essi scorsi tutta la paura che non riusciva a pronunciare a voce, e nel leggergliela dentro io mi sentii morire insieme a lui.

Lo guardai in viso e compresi fino in fondo quanto era terrorizzato.

Quanto la morte lo spaventava, quanto ancora desiderava vivere un po' più a lungo.

E non so dire con quale forza riuscii a sorridergli, non so dire con quale coraggio fui in grado di mantenermi serena, mentre gli stringevo la mano e provavo a tranquillizzarlo.

«È tutto ok» gli dissi, «è tutto ok, Jesse, ce la farai. Sei pronto, fratellone, sei pronto.»

Ma lui non sembrava capace di udirmi. Continuava a singhiozzare, ad annaspare alla ricerca dell'aria. La dignità che l'aveva sempre caratterizzato in malattia era scomparsa, adesso c'era solo un ragazzo che cercava invano di aggrapparsi alla vita anche solo per un secondo di più.

Si dimenava in preda alle convulsioni, sbatteva le gambe, gonfiava il petto, gli si rivoltarono gli occhi. Continuai a chiamarlo, a pronunciare il suo nome, quel nome che tanto amavo e in cui più non si riconosceva.

Mi colse il pensiero che quello sarebbe stato il modo in cui se ne sarebbe andato: agonizzato e distrutto dalla paura della morte.

Non volevo questo, non volevo.

Non so come mi venne in mente, non so come riuscii a pensarlo in maniera così lucida, eppure mi ritrovai a dirgli: «Ehi, Jesse, mi senti? Ascoltami, Jesse, c'è una cosa importante che devo confessarti.»

Jesse mi guardò ancora, non riusciva a parlare. Lacrime gigantesche rotolavano dai suoi occhi rossi, irrigandogli il volto deturpato dal panico. Con furia, violenza, si stringeva il petto fino a rischiare di lacerare il tessuto del camice.

«Il mio nome, Jesse» enunciai con un sorriso, «il mio nome, Callisto... Avevi ragione, fratellone.» Risi, Dio solo sa come. «È un nome stupendo. Il più bello in assoluto. Grazie per avermelo dato. Lo adoro, lo adorerò per sempre.»

Finalmente riuscì a sentirmi.

Sgranò gli occhi ancora, ma non più per la sofferenza o il terrore.

E anche nell'affanno, anche nella disperazione di provare a bere un ultimo sorso d'aria, anche nella paura primitiva di scomparire... Jesse riuscì a sorridere.

La sua bocca aperta si arcuò in alto per dar forma a una risata, lo sguardo arrossato s'illuminò di gioia e la mano che stringeva la mia iniziò a tremare.

Mosse le labbra, forse per dir qualcosa.

I macchinari suonarono insieme un'ultima volta.

Un lungo, interminabile, funebre sibilo che dichiarò al mondo intero la fine del mio unico cuore.

Jesse Murray, ventitré anni, morì il 3 dicembre, alle sei e trentaquattro del mattino.

Col sorriso in bocca.









Nota autrice

Non so se ve lo ricordate, ma in uno dei primi capitoli Jesse scommise con Callisto che, quando sarebbe stato in fin di vita, lei lo avrebbe finalmente ringraziato per avergli dato quel nome e avrebbe ammesso che lo adorava.

Beh...

Ha vinto la scommessa.

Per questo ha sorriso.

P.S. (Molto, molto importante)

Ricordatevi bene la data e l'ora della morte di Jesse.

Non dimenticatela.

Mai.

Apologia di Callisto - COMPLETADove le storie prendono vita. Scoprilo ora