Apologia di Callisto

1.2K 77 50
                                    

C'era Jesse, sullo schermo.

Sullo schermo del pc di Eve.

Eravamo seduti tutti e quattro sul bordo del letto. Eve aveva spostato la sedia della scrivania e l'aveva messa di fronte a noi, per poi posarci sopra il computer e cercare quel video.

Jesse.

Jesse era in quel video.

Quel video che adesso contava più di nove milioni di visualizzazioni e altrettanti commenti, quel video il cui titolo rischiò di uccidermi lì, sul posto, non appena lo lessi.

Mi sentii mancare, le braccia di Ruben, seduto alla mia destra, mi strinsero con forza per le spalle, mentre Eve cliccava sul tasto play per far partire il video.

Jesse era davvero lì.

Non si era truccato, non aveva la parrucca, non indossava nemmeno uno dei suoi cappellini. Mostrava al mondo il suo stato malato senza alcuna vergogna, con un'espressione così seria che mai mi era capitato di vedergli in viso. Dallo sfondo alle sue spalle capii che si trovava nella sua camera della clinica.

«Mi chiamo Jesse Murray, ho ventitré anni e sono il figlio di Jennifer e Carl Murray, i titolari della famosa impresa di costruzioni edili Murray Buildings. Sono nato e cresciuto a Littburg» cominciò a parlare mio fratello. Lo stupore di risentire la sua voce fu subito soffocato da quello di realizzare ciò che mi aveva nascosto per tutto quel tempo.

E proprio mentre parlava, accanto alla sua testa, a destra, comparve le foto di mamma e papà. Era la foto che si trovava nel sito ufficiale della loro azienda. Li ritraeva vestiti succinti, un sorriso a trentadue denti, lui con la mano sulla vita della moglie, la barba curata, gli occhi vivaci, giacca e cravatta. Lei con i biondi capelli legati in una treccia che le si snodava sul petto, il rossetto addosso a dipingerle le labbra sollevate.

Un brivido mi squassò le interiora.

«Sono un malato terminale di leucemia e quando questo video uscirà probabilmente sarò già morto.»

Mi morsi il labbro con così tanta forza da far uscire il sangue, ma non osai parlare, non osai fiatare, non osai pensare, tutto ciò che sapevo fare era fissare il mio amato fratello che mi guardava dallo schermo del computer.

La foto scomparve dopo qualche minuto.

«Mi sono ammalato quando avevo tredici anni e ho sempre saputo che sarei morto giovane. Arrivare alla mia età è già stato un miracolo. Ma non è di me che voglio parlare, in questo video, non sono io il protagonista di questa storia che voglio condividere con voi.»

Accanto a me, sentii Eve e James trattenere un singhiozzo, e io mi sforzai di non lasciarmi andare alle lacrime, perché mi avrebbero appannato la vista, e avevo bisogno di vederlo, di vederlo un'ultima volta, di ascoltare appieno la sua voce che già mi mancava così tanto.

«Oggi è un giorno speciale. Oggi mia sorella minore, Callisto, compie diciannove anni. Ho aspettato questo momento per tanto, tanto tempo, ma sapevo che quasi sicuramente non sarei riuscito ad arrivarci vivo, così ho deciso di preparare questo video quando ancora potevo, prima che fosse troppo tardi.»

Gli occhi di mio fratello, così verdi e intensi, non lasciavano spazio a dubbi: sapeva quello che stava facendo, ne era sicurissimo. E, come a voler dimostrare ciò, accanto al suo viso, per qualche minuto, in un quadrato perfetto, comparve una mia foto: doveva essere di qualche mese fa, e doveva avermela fatta di nascosto, perché mi riprendeva in piedi al capezzale del suo letto, mentre parlavo con un'infermiera che dava le spalle all'obiettivo. Io ero lì, vestita come al solito con una maglia di Crystal Ballerina, il sorriso addosso, la frangetta un po' spettinata

Apologia di Callisto - COMPLETADove le storie prendono vita. Scoprilo ora