Sciarpa

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Emma Marlow mi guardava tra lo stupore e la perplessità.

Era una donna minuta, ma dal viso scalfito da una maturità che era rara da vedere anche in molti adulti, le sopracciglia sottili sollevate, le labbra a cuore schiuse in un'espressione incredula.

«Sì» rispose, «sono Emma Marlow. Anche se da quando mi sono sposata ho preso il cognome di mio marito, Smith.» Inclinò il capo. «Ci conosciamo?»

Faticavo ancora a respirare, dovetti appoggiarmi con la mano al muro del pub per cercare di riprendere fiato.

«Cara, tutto ok?» mi domandò lei a quel punto, e l'uomo alle sue spalle con la bambina in braccio le si avvicinò, confuso quanto lei nel vedermi. «Non hai una bella cera, ti senti bene?»

Ero una sconosciuta, una totale sconosciuta che l'aveva approcciata dal nulla gridando il suo nome, e comunque si stava preoccupando per me e per il mio stato di salute. Il sollievo mi travolse.

«Sì, io...» deglutii. «Non ci conosciamo, in realtà» mi costrinsi a parlare. «Mi scusi, non volevo spaventarla. Il fatto è che...» Chiusi gli occhi, li strizzai con forza. «Ecco, io sono Callisto Murray, sono-»

«Murray? Callisto Murray?» mi interruppe lei tutto d'un tratto. Una luce di stupore le annegò gli occhi. Abbandonò la mano ancora stretta alle chiavi infilate nella serratura della porta e avanzò un passo verso di me, la voce più acuta: «Sei la sorella di Jesse? Jesse Murray?»

Rimasi a bocca aperta. Non avevo preso in considerazione la possibilità che si ricordasse di mio fratello. In fondo, erano passati così tanti anni dall'ultima volta che si erano visti, e da quanto mi aveva detto Jesse non avevano alcun tipo di rapporto, non l'avrei biasimata se l'avesse completamente rimosso dalla sua memoria.

D'improvviso, tutti i discorsi che mi ero preparata in testa per convincerla a farmi quel favore, nonostante fosse per un totale sconosciuto, presero fuoco. Diventarono inutili quanto carta straccia e più non seppi cosa dire, come comportarmi.

«Oddio» bisbigliò Emma, la mano sulla bocca. «Non ci posso credere... Cosa ci fai qui? E Jesse... Jesse è...» Non osò finire la frase.

Scossi la testa. «È ancora vivo» risposi. «Ma... manca poco. Molto poco. Per questo... Per questo sono qui.»

Mi risollevai in piedi, staccando la mano dal muro, cercai di assumere una posa dignitosa, uno sguardo deciso, un sorriso maturo, da donna, ma mi sentii sfiorire nel guardare i suoi occhi, la maturità che li dipingeva.

L'uomo dietro di lei le posò una mano sulla spalla, Emma lo guardò per qualche secondo, parvero comunicare senza dire una sola parola. Lui le sorrise, non aggiunse altro, e fece ricadere la mano per tornare a stringere la bambina tra le sue braccia. Una piccola, meravigliosa creatura dai capelli corvini come Emma e gli occhi azzurri del padre che la reggeva, che ci guardava senza dire una sola parola, succhiandosi il pollice.

È la sua famiglia, realizzai. Quelli erano suo marito e sua figlia. La sua nuova vita, e io stavo per...

No, non dovevo pensare così.

Era per Jesse, per mio fratello, per il mio unico cuore.

Inspirai con forza, gonfiando il petto. «Mrs Smith...»

«Chiamami pure Emma, cara.»

Aveva una voce delicata, una piuma che le carezzava la gola e le usciva volteggiando dalle labbra. Per qualche secondo, mi persi ad ascoltarla.

«Emma» ripresi, appigliandomi a tutto il mio coraggio. «Mi rendo conto che siamo totali sconosciute e che non ha senso quello che sto per chiederti, ma vedi... Io vorrei fare un regalo a Jesse, o meglio, una sorpresa, prima che sia troppo tardi.»

Apologia di Callisto - COMPLETADove le storie prendono vita. Scoprilo ora