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La stazione della città era tremendamente affollata. Un marasma di pendolari si districava tra i vari binari, spintonandomi avanti e indietro e facendomi salire le vertigini.

Con me avevo solo la borsa e il cellulare, un po' di soldi, e pochissime ore di sonno alle spalle. Forse anche per questo, e per il freddo che si respirava nell'aria, mi sentivo un po' mancare mentre avanzavo verso le macchinette dove comprare i biglietti.

Un uomo mi superò disarcionandomi con la sua gigantesca valigia. Inciampai sui miei piedi, sentii il corpo sbilanciarsi in avanti, ma la mia caduta fu bloccata da una mano che mi afferrò per il retro del colletto della felpa.

«Non riesci mai a guardarti attorno?» domandò una voce dura alle mie spalle, che riconoscevo fin troppo bene. Voltai il capo. Ruben era in piedi dietro di me, in jeans, maglia nera a maniche lunghe e un cappotto scuro che gli arrivava alle ginocchia. Il volto come al solito corrucciato, ancora martoriato dai tagli che solo il giorno prima avevo disinfettato. Aggrottò le sopracciglia, non appena si accorse del sorriso che mi travolse quando incontrai i suoi occhi. «Troppo felice» dichiarò, dandomi un colpo leggero alla testa con le dita, con tono di rimprovero.

Mi massaggiai il punto colpito, aprii la bocca per ribattere, quando un uragano mi travolse tra le sue braccia, rischiando di farmi schiantare a terra.

«Callisto!» Eve mi strinse a sé con violenza, soffocandomi. «Ti avevo detto di aspettarci all'ingresso!»

«Scusa» riuscii a malapena a borbottare, con la testa schiacciata contro il suo petto. «Volevo... comprare i biglietti.»

«Li ho già presi io online» mi informò, staccandosi da me per guardarmi negli occhi. Mi avvolse il volto tra le mani e iniziò a controllarmi dalla testa ai piedi. «Hai mangiato? Sei pallida quanto un panda. Possiamo correre al bar a prendere qualcosa da stuzzicare.»

Mi teneva la testa ferma, non potevo muovermi proprio, ma scorsi alle sue spalle i riccioli rossi di James.

«Sto bene» risposi a labbra sollevate, mentre lei mi scannerizzava in ogni singolo poro del viso. «Davvero, Eve, non c'è bisogno che ti preoccupi come se fossi mia madre.»

«Ah, bugiarda che non sei altro!» Mi pizzicò il naso con forza, prima di lasciarmi andare. «Non posso credere che stavi per partire senza dirmi nulla. Che razza di amica pensi che sia?»

«Una che non dà retta alle mie follie?»

Un sorrisetto divertito la attraversò. «Le tue follie mi piacciono.»

«A-Abbiamo...» James apparve al suo fianco, aveva il fiatone ed era sudato dalla testa ai piedi, con lo zaino che gli ciondolava da una spalla come un'altalena. «Co-Corso co-co-come d-d-dei ma-matti per a-a-arrivare in te-tempo.»

Deglutii. Mai come allora mi ero sentita così grata a qualcun altro. «Come giustificherete questa fuga ai vostri genitori?»

Eve gonfiò il petto. «Gli ho spiegato la situazione e mi hanno incitato ad accompagnarti.»

Ridacchiai, guardai James, il cui volto era arrossito, e stavolta non per l'affaticamento della corsa. «I-I-I mi-miei ha-hanno sta-sta-stappato lo spu-spu-spumante» ammise con un filo di voce. «Ne-Nel sa-sapere che ave-avevo a-a-amici.»

Eve scoppiò in una fragorosa risata e lo spintonò con scherzo. James si aggrappò al bracciolo del suo zaino, imbarazzato. «Un'avventura adolescenziale fuori città» dichiarò la mia amica a gran voce, posando le mani sui fianchi in posa teatrale. «Non è una cosa che si legge solo nei libri? Ho sempre sognato di sperimentarla un giorno.»

«Più che avventura, la definirei una caccia al tesoro impossibile» la corressi. «Le informazioni che ho trovato su Instagram sono piuttosto risicate e neanche troppo recenti, le possibilità di fare un buco nell'acqua sono particolarmente elevate.»

Apologia di Callisto - COMPLETADove le storie prendono vita. Scoprilo ora