Goal

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Passarono i giorni, prima, poi le settimane, infine i mesi.

Gli abiti che noi studenti indossavamo cambiarono, adesso dovevamo coprirci dalla testa ai piedi per sopperire all'inverno congelato di quell'anno, e così Eve ne approfittò per trascinarmi subito in un centro commerciale, dopo aver scoperto con orrore che, ahimè, io disponevo di una sola giacca – un piumino nero che mi aveva regalato Jesse anni prima – e di felpe dedicate a Crystal Ballerina.

Ma anche se non l'avesse scoperto, mi ci avrebbe trascinato comunque, la mia era una certezza.

Anche lei era cambiata insieme al tempo e ai vestiti. Adesso, quando i nostri compagni di scuola facevano battute sul suo corpo o le sue attività sessuali, rispondeva a tono, divertita. Si voltava verso quelle bocche che tanto amavano denigrarla e con tono giocoso domandava: «Almeno io scopo e non faccio male a nessuno, voi con questi insulti cosa ottenete, oltre a un posto all'inferno?»

La prima volta che l'avevo sentita, eravamo in pausa pranzo, io e lei soltanto, stavamo camminando per i corridoi quando la ragazza che avevo schiaffeggiato con la lattina si era permessa di fare i suoi soliti commenti sgraditi. Mi domandi se fosse il caso di prendere un'altra CocaCola, quando Eve intervenne. Sfoderò tutta la sua bellezza, il suo sorriso da diva, per umiliarla, per poi riprendere il cammino con me, trascinandomi per mano.

«Che è successo?» le domandai. «Di solito preferisci ignorarli.»

«Sì, è vero» ammise, per poi gongolare. «Diciamo che quella notte a Nicewood è stata proficua, non solo per te.»

«Ah sì?» le chiesi divertita. «Ora che ci penso, non mi hai detto com'è andata con James. Avete condiviso la stanza, no?»

Il suo sorriso si fece gigante, quasi iniziò a saltellare. «Temo di dover deludere le tue aspettative, niente notte di passioni come per te e la tua dolce metà» confessò, facendomi arrossire. «Abbiamo parlato tutto il tempo, fino all'alba.»

Sgranai lo sguardo. «Davvero?»

«Già. Di cose stupide. Veramente stupide. Chi l'avrebbe mai detto? James forse è persino più logorroico di tuo fratello e te messi insieme.» Davanti a quella battuta, scoppiammo a ridere entrambe. «Non ci siamo detti nulla di serio, nulla che importasse, e forse è stata questa la cosa migliore, sai?» Sollevò lo sguardo davanti a sé. «Sono abituata a ragazzi che inevitabilmente riportano la conversazione al mio corpo o al mio aspetto, che tentano in ogni modo di approcciarsi a me per ottenere qualcosa in cambio. James invece ha ascoltato tutte le stronzate che dicevo con una serietà inaudita, anche i miei folli discorsi sull'armocromia. La maggior parte delle volte, li smontava tutti.» Fece una smorfia, per poi ridacchiare ancora. «Ed è stato fantastico.»

Il loro rapporto, in effetti, era cambiato proprio come lei. Adesso quasi si sfidavano, quando si ritrovavano insieme, in una battaglia di commenti e battute che rendeva l'uno più felice dell'altra.

Anche James era cambiato, proprio come Eve, gli abiti che indossavamo e il tempo.

Adesso arrossiva molto di meno, trovava più volte il coraggio di esporre le proprie idee, anche quando andavano contro alle nostre. Non guardava più la mia Eve con quel misto di ammirazione e fascino per il suo aspetto, quando posava lo sguardo su di lei, quando battibeccava con lei, guardava Eve nella sua interezza. In tutti i suoi difetti e le sue assurdità.

Me ne accorsi io, e così se ne accorse lei. L'unico a non averlo notato fu proprio James.

«Mi piace James» dichiarò Eve ancora, quando raggiungemmo le macchinette del primo piano, perché avevamo deciso di prenderci dei brick di succhi di frutta. «Non so ancora in che modo, se da un punto di vista romantico o meno, ma mi piace parlare con lui, davvero tanto.»

Apologia di Callisto - COMPLETADove le storie prendono vita. Scoprilo ora