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"T/n, scappa più lontano che puoi. Appena arriveranno i soldati del corpo di ricerca esci dai cancelli e corri, corri fino a soffocare per la stanchezza, corri fino all'ultimo respiro che ti rimane. Se serve urla. Scappa da tuo padre.. Almeno tu bambina mia.. Salvati" disse sorridendo.

Rimasi fra le braccia di mia madre ancora qualche secondo, il sangue che le usciva dallo squarcio sulla schiena non accennava a fermarsi, la guardai negli occhi, li vidi perdere colore e pian piano appannarsi, sentii le sue braccia diventare rigide e le sue forze cessare. Era morta.

Cercai in tutti i modi di svegliarla, fallendo. In fondo cose ne poteva sapere una bambina di 11 anni della morte?

La porta del bagno continuava a sbattere pesantemente, per fortuna prima mamma aveva messo una sedia a bloccarla..
Mi allontanai dal corpo di mia madre e presi la prima cosa che mi capitava fra le mani, mi avvicinai alla finestra e la ruppi. I vetri volarono da tutte le parti e mi tagliai la clavicola. Bruciava tanto ma adesso dovevo scappare. Proprio come aveva detto mamma, devo correre.

Mi feci coraggio e mi buttai dalla finestra, anche se erano 2 metri di distanza dal suolo avevo lo stesso paura, sono pur sempre una bambina..
Appena mi lasciai cadere, la porta del bagno si sfondò e appena mi scontrai con il suolo vidi la figura di mio padre affacciarsi, aveva in mano un'ascia sporca di sangue, così appena mi vide di sotto me la lanciò, mancandomi.
Corsi più veloce che mai, anche se spesso cadevo e mi sbucciavo le ginocchia.
Adesso non importa.
Dopo circa 5 minuti arrivai nel centro di Shiganshina e sentii i cancelli aprirsi. Una folla iniziava a radunarsi nella via principale ecclamando i soldati che facevano rientro. Spesso venivo qua con mamma a vedere i soldati, anche se a me non interessava e spesso finivo per addormentarmi all'impiedi. Venivo solo per vedere quei bellissimi mantelli verdi con due ali stampate sopra. Da quando sono piccola non mi è mai stato concesso di uscire di casa, se non per raccogliere la legna, e quando guardavo quello stemma mi assaliva un forte senso di libertà.

Mi avvicinai alla folla e, mentre stavo guardando indietro per capire se avevo seminato mio padre, mi scontrai contro un cavallo. Esso iniziò ad innervosirsi e s'impennò, facendo cadere la persona che lo montava.

Abbassai lo sguardo terrorizzata e guardai meglio l'uomo, era biondo, alto e due occhi azzurri come il cielo. Suppongo sia il capo.

Si mise una mano in testa per il dolore e subito gli dissi "m-mi scusi, mi scusi tanto, non volevo" ero palesemente sconvolta e mal concia, probabilmente se ne accorse e mi rispose "io sto bene, ma tu ragazzina sei veramente messa male, lascia che ti aiuti".
A quelle parole una lacrima salata mi rigò la guancia, pochi attimi prima vidi mia madre morire e adesso mi ritrovo in questa situazione, la mia mente iniziò a vagare e non riuscì ad emettere fiato, però lo guardai. Lo guardai come se gli stessi raccontando tutto ciò che era appena successo.
Lui sembrò capire e fece una faccia a dir poco sconvolta, si girò e guardò una sua collega, bruna, anch'essa a cavallo, indossava degli occhiali e aveva i capelli raccolti in una coda.

Prima che il biondo riuscisse a proferire parola subito si sentirono delle urla provenire dalla folla. Riuscii a capire di chi fossero e mi nascosi dietro al Signore.

"T/n brutta puttana! Non ho ancora finito con te, tu appartieni a me!"

Da dietro al signore biondo riuscii a vedere la folla che si spostava impaurita, lasciando intravedere una figura, mio padre.
Era completamente ricoperto di sangue, in mano impugnava la sua ascia e con l'altra aveva una bottiglia rotta. Continuava ad avvicinarsi e il biondo, avendo capito la situazione, guardò la sua collega come per dirle "pensaci tu a lei". Mi prese in braccio e mi mise sopra al cavallo dell'uomo, poi prese un mantello verde e mi ci nascose di sotto.

Il biondo si avvicinò a mio padre, subito lo disarmò e gli mise le mani dietro la schiena, immobilizzandolo.
Mi sentii come se un peso mi si fosse tolto dalle spalle, ma ancora non era finita. Nessuno poteva ridarmi la mia mamma.

Skip time ~

Passò qualche giorno, venni ospitata al quartier generale del corpo di ricerca e raccontai tutto al signore biondo, di come mio padre aveva sempre picchiato me e mia madre, ma soprattutto della morte di quest'ultima. All'inizio sembrava non credermi ma poi continuando a raccontargli i fatti si dovette ricredere.

In fondo le bugie a fin di bene non sono così male..

× La Bellezza In Questo Mondo Crudele × {Levi Ackerman x Reader}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora