Capitolo 35

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Mia madre è dovuta ritornare a casa,e nel frattempo un'infermiera è venuta a portarmi il mio pranzo.
Le solite minestrine schifose degli ospedali.
La mia gamba sinistra è ricoperta dal gesso,mentre il mignolo sempre della sinistra è sorretto da una stecca.
Essendo affamata,ingoio tutta quella merda in roba di minuti.Sul vassoio è anche appoggiata una mela,che decido di mangiare.
Non so come impiegare il tempo.Dovrò passare una settimana qui,e non ho la minima intenzione di restare a letto tutte le ore.
Perciò mi smuovo dalla mia posizione,cercando di prendere le stampelle senza poggiare il piede a terra,naturalmente con scarsi risultati.
Per fortuna una bionda signora entra in camera mia,e mi porge le stampelle che ho fatto cadere.
"La ringraz-" Mi blocco.La guardo dritto negli occhi.
Francesca.
È un dolore vederla qui.Sto male.
Lei non proferisce parola.
Ma mi guarda,confusa,molto probabilmente si starà chiedendo perché per tutti questi mesi non sono venuta a trovare suo figlio,che tanto dicevo di amare.
Ed era vero,Mirko mi completava.E non sono stata io che ho deciso di troncare tutto,ma mia madre.E forse aveva ragione,stavo troppo male,non riuscivo a godermi più nulla.Sono stata in lite con lei per tanto tempo,non concepivo la sua decisione.Ma poi è arrivato Alessandro,Alessandro Pirelli,il suo nome completo,che mi ha fatto luce in mezzo a tutto il buio che mi circondava.È riuscito a farmi rialzare da terra.Mi ha dato amore,anche se mai proverò per lui le stesse cose che ho provato per Mirko,mai.
Prego mentalmente i miei occhi di non cedere adesso,qui,e soprattutto davanti a lei.
Le faccio un sorriso debole,ma non ricambia.Ho come la sensazione che provi disprezzo nei miei confronti.
Non dice nulla,e nel silenzio che ci ha fatto compagnia fino ad adesso,esce dalla stanza.
Poggio le stampelle al muro,e mi siedo sul letto,cominciando a piangere,forte.
All'inizio penso di abbandonare l'idea di camminare un po',ma poi ci ripenso.Ho bisogno di distrarmi.Riprendo in pugno le stampelle e mi alzo dal letto.
La prima cosa che noto tra i corridoi di questo ospedale è il fatto che qui i carrelli,tanti carrelli,corrono da una parte all'altra senza fermarsi mai.
Tra medici ed infermieri,è difficile stare fermi.
Sono piuttosto vicina all'ingresso,e noto entrare nell'edifico due figure familiari.
Erika,la sorella di Mirko e Matteo,il fidanzato.
Cazzo,non devono vedermi anche loro.
Do immediatamente le spalle sperando che non mi riconoscano fino a quando non vedo che sono spariti oltre il reparto in cui si trova Mirko.
In effetti,ora che ci penso,non capisco proprio come faceva Francesca a trovarsi nella zona in cui sto io,totalmente differente da quella in cui si trova Mirko.
Voglio andare a vedere la terrazza.Dicono sia ampia,e che da lì si può vedere gran parte del paese.
Prendo l'ascensore e arrivo.
Trovo una sedia,e mi godo il panorama.

Passano ore,devo essermi addormentata.
Il sole sta tramontando,che spettacolo stupendo.
Me lo voglio godere,fino all'ultimo.

Si fa sera,e arriva l'ora di rientrare.
Inizio a prendere la direzione per il mio reparto,ma mi blocco.
Pensavo,e se passassi da Mirko?Così,solo per vederlo dopo tanto tempo.
Solo per bearmi,dopo tanto tempo.
Però forse è meglio di no,ci penserei troppo dopo,e ci starei male.
E se..?
No,anzi no,non posso.E se stanno ancora Francesca,Erika e Matteo?
Può anche essere che sia arrivato Zio Diego.
Perciò,dopo essere stata dieci minuti a fare sti ragionamenti del cazzo come una cogliona che parla da sola,vado verso camera mia.
Però chi cazzo se ne frega.
Convinta,una volta del tutto,faccio retromarcia e vado da Mirko.
Tutta la mia determinazione sparisce non appena da lontano lo vedo immobile su quel letto,abbandonato a se stesso,da solo.
Con i suoi ricci,che posso notare da qui,che sono sparsi sul cuscino.Quanto mi manca stringerli.
Vedo anche le sue lunghe ciglia che gli accarezzano il viso.
E le braccia,rilassate,stese lungo il corpo.
Sembra un morto così,e questo non mi da speranza.
Mi faccio coraggio,e varco la soglia della porta.
Singhiozzi silenziosi che cerco di trattenere vengono emessi dalle mie labbra.
Mi porto una mano alla bocca.
Sono uno schifo,una merda.
Ho abbandonato il ragazzo che amavo solo perché mia madre mi aveva detto di non vederlo più,quando aveva bisogno di me,della sua ragazza.
Sento come delle voci nella mia testa che mi dicono di scappare,di andarmene,voci che mi dicono che sono davvero una merda,mi sento impazzire.
Non resisto più ad assistere a questa scena tremenda,non ce la faccio.
Inizio a correre,o meglio,a camminare in una maniera simile ad una corsa,per raggiungere la mia stanza,per poi buttarmi sul letto,e stare rannicchiata tra me e me a piangere per tutta la notte.

Sei la mia ancora e sarai il mio ancora||Mirko TrovatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora