Capitolo 13: Qualcuno mi scavi una fossa: voglio sotterrarmi

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Mercoledì

«Che cosa c'è in un nome? Ciò che noi chiamiamo con il nome di rosa, anche se lo chiamassimo con un altro nome, serberebbe pur sempre lo stesso dolce profumo»
Romeo e Giulietta, W. Shakespeare

No.

Cioè sì ma no.

Sì okay sì.

No, ho cambiato idea.

Sì okay ma cioè bisogna farlo, no?

No.

Cioè non è obbligatorio? Non che lo faccia io almeno.

Quindi no?
No, sì.

Non lo so, boh.

E se avessi fatto testa o croce?

Nah, troppo banale.

Bel casino.

«Okay, sono ufficialmente nella merda» ammisi a me stessa chiudendo gli occhi.
«Perchè? Perché a me dico io» sembravo come un disco rotto, ripetevo la stessa frase e come un loop.

Perché a me?
Che sfiga Mercoledì!
Non devi farlo tu!
Aspetta invece sì!

Robe così.
In verità la domanda nonché richiesta alquanto discutibile fornita dal mio cervello era: chiarire che rapporto legava me e Tyler.
Ma ero troppo orgogliosa per farlo.
Quindi no! Non lo potevo farlo.
Ma purtroppo andava fatto, e ormai non ero del tutto certa che lui avrebbe avuto il coraggio di fare il primo passo.
Poi dovevo restituirgli la penna.
Allora.
Facciamo restare i santi in cielo e non bestemmiamo.
Calma e sangue freddo Mercoledì, e soprattutto, zitta coscienza.
Bene, che situazione del caz-volo.
Sbuffai passandomi una mano sulla faccia.
In quel momento stavo veramente considerando la possibilità di lasciare da parte la mia povera dignità e andargli a parlare, ma sarebbe stato troppo da banale ragazzina innamorata.

Sentii bussare alla porta e quasi non mi prese un infarto.
«Chi è?» domandai svogliata, «Il Lupo Mangiafrutta, sono io» e ti pareva!
Sussurrai qualche preghiera ed andai ad aprire.
Respiri profondi Mercoledì, respiri molto molto profondi.
Niente. Panico.
«Che ci fai qui?» alzò un sopracciglio, «E ciao anche a te!» ironizzò sarcastico.
Lo presi per un braccio e lo trascinai nella camera chiudendola a chiave alle mie spalle.
«Okay, ciao Tyler. Ora che ci siamo salutati, dimmi cosa vuoi?» mi fissò perplesso.
«La tua delicatezza mi commuove, comunque avevo soltanto voglia di vederti. Mi è concesso?» feci finta di pensarci.
«No».
Alzò gli occhi al cielo, divertito.
«Stavo pensando» sfiorò alcune pagine del mio romanzo, sparse sulla scrivania.
No Tyler, non pensare.

«Dovremo parlare del nostro rapporto, che dici?» mi strozzai con la saliva.
E beh, si sapeva che il momento doveva arrivare.
Mi schiarii la voce e cercai di celare la mia agitazione dietro alla mia solita maschera di freddezza.
«Come dovremo parlare?» lui fece saettare lo sguardo da fogli, a me.
Porca. Di. Quella. Puttana.
No, non ce la faccio a parlare se mi fissi con quelle tue bellissime iridi che ancora devo capire se sono verdi o marroni.
No Mercoledì, ce la devi fare.
Io invece abbassai lo sguardo.
Wow, come sono interessanti le mattonelle del pavimento!
«Non lo so ti svelerò un segreto. Solitamente quando due persone si baciano, si tengono per mano e vanno in addirittura in giro tenendosi per mano le due persone sono fidanzate».
Sgranai gli occhi.
«Segreto svelato, quindi ora che ci penso noi facciamo proprio tutte queste cose!» finse un tono stupito.
«Ti avverto, io non lo dirò mai».
E brava Mercoledì! Torna lucida.

Lui alzò gli occhi al cielo.
«Chissá perché la cosa proprio non mi sorprende» rispose sarcastico, sotto il mio sguardo omicida.
«Me lo devi proprio chiedere?» sbuffai, «Oh, ma certo che sì».
Io ora mi sotterro.
«Mercoledì Addams, vuoi e-» «Sì» e brava Mercoledì, tu e le tue grandi figure di merda!
Grande Tyler che mi doveva mettere in imbarazzo.
«Bene, alleluia. Ci voleva tanto?» gli lanciai un'occhiataccia e incrociai le braccia.
«Bene, sei contento adesso? Perché io avrei preferito saltare questa parte ridicola» alzò un sopracciglio.
«In che senso scusa?» «Cioè era sottinteso che noi due fossimo..insomma hai capito».
Altra figura di merda=fatta.
«Non lo so, quindi avresti voluto saltare la parte noiosa e passare subito al bacio finale?» aggrottai le sopracciglia, «No aspe in che sen-» non feci in tempo a finire la frase che lui mi baciò.
Mi staccai soltanto per la mancanza di ossigeno.
«Ecco, contenta adesso?» alzai gli occhi al cielo, «La parola contenta non rientra nel mio vocabolario, per la cronaca».
Scosse la testa, «Giammai che io offenda la dignità di Mercoledì Addams» sbuffai, «Ah guarda, se lo vuoi sapere è già bella che rovinata».
Ma. Che. Cosa. Stavo. Dicendo?.
«Me lo dai un altro bacio?» «No» «Allora ci penso io».
Le sue carezze, i suoi baci, non erano per niente gentili, ma a me andavano bene così.
Abbassai lo sguardo sugli artigli che ora spuntavano dalle sue mani, ma non ci feci tanto caso.
Non mi curai neanche del leggero dolore che mi procuravano.
Mi andava bene così, stavo bene così.
E poi, chi meglio di un serial killer sarebbe stato il fidanzato ideale di Mercoledì Addams?

Let me love you (Mercoledì x Tyler)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora