Capitolo 31: Io non ho paura

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Mercoledì

«Il manto della notte mi nasconde ma se non mi ami lascia che mi trovino.
Meglio che il loro odio mi tolga la vita e non che la morte tardi senza il tuo amore»
Romeo e Giulietta, W. Shakespeare

Ero seduta su una sedia da circa un quarto d'ora, mentre Beth medicava la mia ferita.
Mi correggo, le mie ferite.
Non me ne poteva fregare di meno del dolore che mi procuravano, pensavo soltanto che mi ero spaventata quando avevo capito che Tyler voleva uccidere Satana.
Deglutii a vuoto, guardando un punto indefinito sul pavimento.
Ma dove le avevano prese quelle mattonelle?
Una lacrima mi rigó la guancia e mi affrettai ad asciugarla con la manica della felpa.
In quel momento dovetti avere il suo profumo addosso, visto che la felpa che avevo addosso era sua.

Beth mi sorrise, «Scusa, ti ho fatto male?» chiese preoccupata, probabilmente aveva visto quella lacrima.
«No, tranquilla. Non è niente» sussurrai senza guardarla negli occhi.
Dovevo trovare un modo migliore per gestirlo, quella volta avevo fallito.
Ma non mi sarei arresa, a costo di farmi del male.
«Ho finito» disse dolce, annuii. «Mercoledì» mi voltai, «La colpa non è tua. Posso capire come ti senti, è stata difficile anche per me con Ryan le prime volte» alzò le spalle, «Non puoi prenderti colpe che non hai» sistemò la mia frangia sorridendo.
«Vai, so che vuoi. Ci parlo con io Luke» la ringraziai e salii scale.

***

Aprii piano la porta della sua camera e notai che stava dormendo.
Me la chiusi alle spalle e mi sedetti sul bordo del letto.
Sospirai scostando alcune ciocche di capelli che gli coprivano gli occhi.
Quasi sorrisi.
Quasi.
Chiusi gli occhi, cercando di cancellare dalla mia mente il ricordo di lui con in mano quel coltello e le sue mani stringere la mia gola, dove adesso avevo dei lividi abbastanza evidenti.
Istintivamente li sfiorai con le dita, mentre con l'altra mano stringevo quella di Tyler.

Passai minuti interi a fissarlo, pensando ad una soluzione per fermare le sue trasformazioni.
Ormai le palpebre mi si chiudevano da sole, avevo sonno ed ero stanca, ma non mi andava di lasciarlo solo.
Lentamente salii sul letto e mi ci sdraiai, sbadigliando.
Lo guardai un'ultima volta prima di chiudere gli occhi.

***

I raggi del Sole che filtravano dalla finestra mi fecero aprire gli occhi.
Ero esattamente nella posizione in cui mi ero addormentata, stringevo persino ancora la mano di Tyler.
Dormiva ancora e probabilmente non si era neanche accorto della mia presenza.
Parlai troppo presto, perché sentii le sue dita muoversi sul mio palmo e alzai lo sguardo per incrociare il suo, ancora mezzo intontito.
«Che cosa ci fai qui?» sussurrò con gli occhi mezzi chiusi, «Lascia perdere» mi guardò confuso.
«E cosa è successo ieri?» sbiancai e deglutii a vuoto, scegliendo con molta cura le parole da dirgli.
Che cosa fare adesso?
Sospirai, «Ieri hai avuto una crisi» cominciai calma, «Giá come inizio non è per niente rassicurante» gli strinsi la mano, ignorando il suo commento.
«E che cosa ho fatto?» sussurrò incerto.
Ecco il problema.
«Volevi uccidere Satana» lo sentii trasalire, ma gli accarezzai i capelli, per calmarlo.
Mi guardò dalla testa ai piedi con una smorfia, «No, non me lo dire» mi morsi un labbro, mentre staccava la mia mano dai suoi capelli e smetteva di stringere l'altra.
Lo sapevo che avrebbe reagito male.

«Lascia stare» feci per prendergli di nuovo la mano, ma lui mi afferrò il polso a mezz'aria scuotendo la testa.
«È sempre la stessa storia, sei proprio di coccio» mi lasciò andare coprendosi il viso con le mani, esasperato.
Alzai gli occhi al cielo appoggiandomi sui gomiti, «E tu ingigantisci sempre tutto» si alzò dal letto di botto, e mi chiesi come avesse fatto.
Mi misi seduta, guardandolo confusa mentre indossava la giacca di pelle, «Dove vai?» mi lanciò un'occhiata furtiva, «Cazzi miei» aggrottai le sopracciglia.
Veloce scesi anche io e gli bloccai la strada.
«Ti ho chiesto dove stai andando» scandii, «E io ti ho detto che non sono affari tuoi, spostati» non mossi un passo, «Vuoi che lo faccia io?» lo sfidai con un ghigno, «Provaci» alzò le spalle, sollevandomi per la vita, «Fatto, lasciami andare adesso» feci una smorfia di disappunto, «Tyler dai p-» si chiuse la porta alle spalle e io sbuffai, passandomi una mano fra i capelli.

Diedi un calcio alla cassettiera alla mia destra cacciando un urlo di frustrazione.
Perché non si faceva aiutare porca miseria!
Scivolai contro la parete e poggiai il mento sulle ginocchia.
Sentivo il suo profumo su di me e la cosa mi faceva piacere.
Volevo solo aiutarlo.
Sfiorai le mie ferite con una smorfia di dolore dipinta in volto.
Chiusi gli occhi, ero arrabbiata, scoraggiata e anche triste.
Non in senso buono.
Singhiozzai, presa dallo sconforto, avevo bisogno di aiutarlo in qualche modo. Ma come avrei potuto se non me lo permetteva?
Mi alzai in piedi, asciugando due lacrime che per sbaglio avevo versato.

A breve ci saremo riuniti per parlare del processo.
Non sapevo tuttavia dove fosse finito Tyler e questo era un bel problema dato che tutti noi eravamo testimoni.
Sarebbe inoltre stata presente anche Lucinda, (Lucy) la sorella avvocato di Coraline.
Andai in bagno per rendermi presentabile e fissai il mio riflesso allo specchio.
Il collo era segnato da lividi viola, la mano, il fianco e anche un pezzo del petto erano coperte da garze bianche.
Strinsi i pugni, non c'è la facevo più a restare impotente e non avrei permesso a Tyler di farsi del male.
Beth era riuscita a farlo con Ryan, quindi perché anche io non avrei potuto farlo con Tyler?

***

Quando scesi al piano di sotto di lui non c'era ancora nessuna traccia.
Sospirai a notai una donna venirmi incontro.
Assomigliava davvero tanto a Coraline, i capelli ramati lunghi lasciati sciolti oltre le spalle in morbide onde. Lei a differenza di Coraline aveva gli occhi di un nero profondo, forse quanto i miei.
Le strinsi la mano che mi aveva porso.

Tyler, dove sei?
Non ero l'unica persona che se lo chiedeva. Non potevamo iniziare senza di lui.
Sospirai ancora e Luke mi si avvicinò.
«Sei andata da lui» la sua non era una domanda, abbassai lo sguardo.
«Sì, dovevo» «Dovevi?!» alzò la voce, attirando l'attenzione di tutti.
«Abbassa la voce ne parliamo dopo» mi guardò ghignando, «Oh no, pare che in questo momento tutti qui mi abbiano mentito, vero Coraline?» la vidi abbassare gli occhi, lucidi.
«Quante cavolo di volte ti ho detto che quando sta male te ne devi andare!» mi urlò in faccia ad un centimetro dal mio viso, facendomi sussultare.
Lo guardai con gli occhi sgranati.
«Io vado a prendere un po' d'aria» uscii e l'aria fredda della sera mi accarezzò le pelle.

Mi sedetti su una piccola panchina che avevano in giardino.
«Anche tu qui a quanto pare» alzai lo sguardo e incrociai due iridi verdi che anche al buio risplendevano.
Alzai le spalle, «Ti stavamo aspettando» cambiai argomento velocemente, «Lo so» rispose sedendosi accanto a me.
«Che cosa c'è?» chiesi spostandogli una ciocca di capelli dalla fronte.
«Proprio non capisci?» sussurrò scalciando un sassolino con la scarpa, si voltò a guardarmi.
«Non c'è la faccio a vederti sar male per colpa mia» sospirai, «Non è colpa tua» «E di chi sennò?» «Del mostro» «È la stessa cosa» scossi la testa, sedendomi a cavalcioni su di lui.

«Non è vero» sbuffó, «Invece sì» infilai una mano fra i suoi capelli e sospirai.
«Sono due cose diverse. Quello che mi ha fatto questo -indicai le ferite- non eri tu, era l'Hyde. Lo capisci?» mi fissò con quei bellissimi occhi verdi.
Alzai un sopracciglio, «Okay?» esitò, «Mi dispiace comunque» gli presi il volto fra le mani.
«Non devi, e poi Mark ti ha provocato, per questo il mostro è venuto fuori. Non sarebbe colpa tua neanche questo» spiegai calma.
«Non credo di meritarti» accennai ad un sorriso, «Non sono perfetta, anzi, ti merito eccome» risposi ovvia.
«Nessuno è perfetto, ma per me lo sei» «Dio, se vai avanti con me mi farai venire un diabete precoce Tyler Galpin» roteai gli occhi sbuffando.
Rise leggermente, «Sia mai, non posso perderti eh» mi diede un bacio dolce.

«Entriamo? C'è anche Lucy» lo invitai, mi sorrise «Okay, ti seguo. Sono curioso di sapere come è fatta» scesi dalle sue gambe e pulii i pantaloni con le mani.
«Sono sicura che ti piacerà, a me è piaciuta» alzai le spalle e lui mi sorrise, dandomi un altro bacio.
«Tyler» «Cosa?» «Gli artigli» sorrise sulle mie labbra, «Scusa».












Spazio autrice:

Ciao a tutti!
Secondo capitolo di oggi.
Non ho molto da aggiungere su questo capitolo devo dire, quindi ci vediamo nel prossimo!
Spero vi sia piaciuto e se volete lasciate un commento o una stellina.
Bacioni,
Chiara 🦋

Let me love you (Mercoledì x Tyler)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora