Capitolo 33: La politica non è il mio forte

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Mercoledì

"Ah, Giulietta, se la misura della tua gioia è colma come la mia,
ma con più arte di me sai esprimerla a parole,
allora rendi dolce col tuo fiato l'aria che ci circonda,
e lascia che la tua lingua, ricca di musica,
sveli quale felicità fantastica riceviamo l'uno dall'altro in questo caro incontro."
Romeo e Giulietta, W. Shakespeare


Mi aveva davvero concesso di aiutarlo?
Non avrei sprecato questa unica possibilità, dovevo per forza sforzarmi di trovare una soluzione a quel problema.
Ma come?
Avrei dovuto capire quello che gli dava fastidio durante le sue crisi e avevo già appuntato che per esempio non avrei dovuto pregarlo.
Se parlargli era il modo giusto gli avrei parlato di cose belle, che forse avrebbero potuto farlo star meglio.

«Ti vedo assai pensierosa Fufi» «E io vedo che ti stai prendendo tutta la coperta» sbuffò, «È inutile che fai così, è vero» mi girai su un fianco chiudendo gli occhi.
«Non vuoi rifarlo?» sussurrò al mio orecchio, «Non mi va, sei tu il pervertito fra i due. Lasciami dormire. Sono le due del mattino» sbadigliai.
«Chi ti ha tanuta sveglia fino alle due del mattino?» «Ti odio» mi coprii la testa con il cuscino.
«Dai voglio dormire, non posso se tu fai così» lo immaginai ghignare, lo faceva sempre quando voleva darmi fastidio.
«Okay, ma io non ho voglia di dormire» «Sono tutti cazzi tuoi» sbuffò come un bambino.
«Che palle che sei, non sai divertirti» «Si certo, con chi fai sesso tutte le notti? Domanda retorica».
Mi tirai le coperte fino al naso, «Ah ah, che divertente» borbottò, «Da me non avrai più niente oggi, mettitelo in testa» gli passai una mano fra i capelli.

Mi afferrò il polso e mi pentii subito di quel gesto.
«Dai Tyler, lasciami andare» mi lamentai.

Ghignò, «Ti ho in ostaggio ormai, mi dispiace» alzai la testa dal cuscino spostando i capelli dagli occhi.
«Sapevo che avresti ceduto prima o poi. Sono irresistibile».
Ah sì?
Con uno spintone lo buttai giù dal letto.
Alla faccia tua.
«Ma porca miseria. Sei impazzita?!» gli diedi le spalle con un sorrisetto beffardo stampato in viso.
«Lo sai che sono pazza» risposi ovvia.
«Ora lasciami dormire» mi fece il dito medio, «Vaffancrucio».

***

Il giorno dopo aprii gli occhi e mi ritrovai appiccicata a Tyler, che intanto dormiva come se niente fosse.
Lo guardai per qualche secondo e sospirai, recuperando almeno una maglietta da mettere addosso.
Non lo avrei lasciato da solo, visto che nessuno dei due lo faceva mai, salvo imprevisti.
Era così sempre, ma ancora di più dopo il mio rapimento.
La vedevo la paura attraversare la sue iridi verdi, ogni volta che mi guardava.
«Fufi» gli diedi una piccola spinta sulla spalla e lui sbadigliò.
«Da quanto sei sveglia?» «Emh boh, cinque minuti» aprì gli occhi e mi guardò con quello sguardo.
Mi guardava sempre come se fossi la cosa più bella che avesse mai visto.
Sapevo che c'era almeno una persona che mi amasse così com'ero, senza giudicarmi mai.

«Comunque, visto che ieri non hai ascoltato un fico secco» dissi mentre entrambi ci vestivamo, «Il processo è fra una settimana. Satana ha accettato con la condizione di avere un avvocato. Gli è concesso quindi si farà così» spiegai.
«Tu hai ansia?» mi chiese avvicinandosi a me, «Forse un po' sì. Però abbiamo Coraline, Lucy, tu io e tutti i fratelli Galpin a nostro favore, c'è la faremo» mi sorrise accarezzandomi la guancia.
«Sapevo che avevo scelto la persona giusta» mi fissò con quelle bellissime iridi verdi e ne rimasi ipnotizzata per qualche secondo, ricambiando lo sguardo.
«Solo io a volte penso che sembriamo i protagonisti di un film romantico americano?» scossi la testa, «No, non sei l'unico» mi prese il viso fra le mani e mi diede un bacio che non aveva niente di dolce.
Ero abituata ai suoi baci, non erano mai delicati ma per me erano perfetti così, non era mai gentile per quanto riguardava queste cose, lo sapevo. A volte quando si lasciava andare mi graffiava con gli artigli che inconsapevolmente aveva sfoderato.
Non mi lamentavo mai della cosa, ero troppo concentrata su di lui per badare al leggero fastidio a cui ormai ero anche abituata.
Eravamo un disastro, ma per noi quel disastro era perfetto.

Let me love you (Mercoledì x Tyler)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora