⚠️(Sono passata alla prima persona perché alla terza mi veniva molto scomodo)⚠️
Tyler
«L'amore corre ad incontrar l'amore con la gioia con cui gli scolaretti fuggon dai loro libri; ma l'amore che deve separarsi dall'amore ha il volto triste degli scolaretti quando tornano a scuola»
Romeo e Giulietta, W. ShakespeareTic tac.
Tic tac.
Tic tac.
Il ticchettio dell'orologio era l'unico rumore che si udiva nel salotto di casa Galpin.
C'erano stati momenti di confusione, ma adesso regnava un silenzio carico di tensione.
Ero seduto sul divano reggendomi la testa con le mani, gli occhi chiusi e la testa piena di brutti pensieri.Era scomparsa.
Nessuno la aveva più vista e io non avevo ancora detto una parola.
Ovunque, avevamo guardato ovunque, ma era scomparsa.
Cosa c'è, adesso ti piangi addosso Fufi?
Mi sembrava di sentire la sua voce nella mia testa.
Niente panico.
Fanculo la coscienza, non ero mai stato così preoccupato in tutta la mia vita.
Beth aveva chiamato la polizia appena avevamo capito che non era nelle vicinanze.
Ognuno per conto suo nelle proprie camere e io solo sul divano a pensare alle cose più orribili che avrebbero potuto farle.
Era morta?
Ma dai, pensi davvero che Mercoledì Addams si faccia uccidere? Non ti libererai di me così facilmente!La sentivo parlare anche se non era lì con me.
Mi veniva da piangere, ma non ci riuscivo.
Lei avrebbe saputo cosa fare, sicuramente lo avrebbe saputo.
Non c'era.
Mi alzai in piedi e salii le scale, sbattendo la porta alle mie spalle quando mi chiusi a chiave in camera mia.
La prima cosa che mi venne in mente fu chiamarla, anche se sapevo che il telefono era irraggiungibile.
Squillò qualche volta, ma poi partì la segreteria telefonica.
«Porca puttana» ringhiai fra i denti, scorsi la rubrica fino ad arrivare a quel nome.
Quel nome.
Non feci ne uno ne due e avvicinai il telefono all'orecchio.
Il telefono squillò per un po', ma poi la voce fredda di Mark Galpin risuonò nel mio orecchio.«Dov'è?» sibilai, «Non so di cosa tu stia parlando» strinsi il cellulare fra le dita, «Non fare l'idiota, dove la tieni?» ripetei con gli occhi inniettati di sangue.
«Sii più specifico per favore Hydino» mi veniva voglia di ucciderlo soltanto perché aveva usato quel soprannome.
«Dov'è Mercoledì?» sentii un sospiro, «In realtà me lo sto chiedendo anche io» «Dimmelo stronzo» un altro sospiro, «La avevo chiusa in una camera ma a quanto pare è riuscita a liberarsi».
Hai visto Fufi? Dovrai sopportarmi ancora per un po'.
«Parla e non fare il cretino» «Siamo in un posto segreto» «Idiota, cosa vuoi farci con lei?».
Ti prego non dirmi che vuoi ucciderla.
Ti prego.
Ti prego.
«Devo dire che mi hai preceduto, stavo per chiamarti io» sbuffai.«Voglio che la smettiate con la storia del processo. Se così non fosse puoi dire addio alla tua fidanzatina. Non ci troverai mai» il mio cuore perse un battito.
«Va bene, ora però dimmi dove la tieni» «Non so se comprendi il significato della parola segreto ma solitamente si usa quando qualcosa deve essere tenuto nascosto» deglutii a vuoto.
«Se ti vedo ti ammazzo» «Ho già rischiato per mano della stramba con le trecce».
Te lo avevo detto! Sono forte.
«Ho detto che rinuncerò al processo, ora dimmi dove posso trovarla» non sentii risposta.
«Mark? Pronto?».
La chiamata era terminata.
Lanciai il telefono sul letto.
«Vaffanculo!» mi sedetti sul bordo e coprii il viso con entrambe le mani.Sentii bussare alla porta.
«Avanti» Luke fece il suo ingresso e si chiuse la porta dietro le spalle.
Mi si avvicinò, sedendosi accanto a me.
«Ho chiamato Mark. Ha detto che se non rinunciamo al processo la ucciderà» spiegai mentre una lacrima mi rigava la guancia.
Scossi la testa, mi sembrava tutto così assurdo.
«Hai provato a rintracciare la chiamata?» annuii, «Rete ignota, e poi ha cancellato la chiamata dal suo cellulare. Siamo fottuti. Luke io non so cosa farei se dovesse ucciderla» mi passò un braccio intorno alle spalle sospirando.
«Lei non morirà, sa il fatto suo».
Ha ragione, me la caverò, non avere paura!
«Non ho la più pallida idea di dove la tenga e che cosa le stia facendo, se le abbia fatto del male o chissà cos'altro» sbottai, «Cosa hai risposto per la minaccia?» mi voltai a guardalo, allarmato.
«Che avremo lasciato stare. Non avevo scelta» abbassò lo sguardo per un attimo, «Giusto. Ne va della vita di una persona, e quella persona è Mercoledì Addams. Vuoi qualcosa da bere?» asciugai le lacrime che inconsapevolmente avevo versato e lo seguii al piano inferiore.Trovai Maddy, Beth e Jackson parlare seduti al tavolo, ognuno con la propria bevanda davanti.
Tutti si zittirono quando ci videro arrivare.
Mi sedetti accanto a Beth, che mi sorrise comprensiva.
«La troveremo, non preoccuparti» mi sussurrò prima di bere un sorso del suo tè.
«Luke, hai una birra?» mi lanciò uno sguardo esasperato.
«Tyler, bere non risolverà le cose e comunque non ci sono alcolici in casa» lo guardai prendendomi la testa fra le mani.
Calò un silenzio di tomba.
«Che c'è? Da adesso è vietato parlare?» chiesi sarcastico.
«Mi dispiace Tyler» Maddy fece per toccarmi la mano ma io la ritrassi.
«Non mi toccare per favore».
Dove sei?
«Ho chiamato Satana» annunciai gelido.
A questa mia affermazione seguirono momenti di silenzio e occhiate stupite.
Ovvio.
«Ha detto che se non avessimo rinunciato al processo avrebbe ucciso Mercoledì. Non ho avuto scelta e ho detto che lo avremo fatto» spiegai con lo sguardo basso.«No aspetta fammi capire. Sono venuto qui dall'Italia abbandonando un progetto che mi costerà la carriera e adesso niente processo?!» Jackson si alzò in piedi, sbattendo le mani sul tavolo.
Strinsi i pugni e lo imitai.
«Tieni più alla tua carriera o alla morte di una persona?» sbottai, «Alla prima. A me non frega niente di lei, avevamo la nostra occasione!».
Il sangue iniziò a pulsarmi forte nelle vene, troppo forte.
Calmati, sono io Mercoledì. Stai calmo.
Sospirai prima di tirargli un pugno in faccia.
Lui si portò una mano al naso, che ora sanguinava.
«Ma che cazzo! Ma sei impazzito?» il modo in cui lo guardai lo spaventò, chissà quanto odio c'era dentro in quel momento.
Tyler, sono Mercoledì, calmo.Spinsi la sedia, che stridette e mi incamminai verso le scale.
Non sopportavo più le persone e la loro invadenza.
Stavo male.
Lo ammisi a me stesso e mi chiesi che cosa davvero avrei fatto se lei non fosse tornata, se non la avessi ritrovata.
Non avrei più visto il suo viso, i suoi occhi, i suoi capelli, non avrei più potuto baciarla o inspirare il suo buon profumo.
Rimpiansi persino i nostri litigi in quel momento, volevo soltanto che tornasse.
«Ti prego» sussurrai pregando che Satana non le avesse fatto del male.
O peggio.
Mi mancava terribilmente tutto di lei.Mi sedetti sul letto e trovai una sua felpa buttata alla casaccio maniera.
La presi e mi accorsi di quanto avesse il suo profumo.
Passai minuti interi ad osservarla e chiedermi che cosa le avesse fatto.
Lo avrei ucciso, fanculo la prigione.
Strinsi forte quella felpa, immaginando che la stesse portando in quel momento.
Tieni duro, sono forte Fufi.
Scossi la testa e decisi di farmi una doccia, ne avevo bisogno.
«Ti troverò Fufi, te lo prometto».Spazio autrice:
Ciao!
Allora, allora allora.
Una altro pov di Tyler, ho deciso di cambiarlo in prima persona perché mi faceva strano narrare in terza.
Fatemi sapere nei commenti se questi suoi pov vi piacciono e se li vorreste vedere apparire più spesso.
Detto questo al prossimo capitolo,
Baci,
Chiara 🦋
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Let me love you (Mercoledì x Tyler)
FanfictionDopo l'accaduto alla Nevermore Mercoledì torna a casa. La testa affollata da mille dubbi, troppe domande senza risposta è tante delusioni. Ma quando in un baleno giunge di nuovo Settembre, sua madre la obbliga a tornare nella scuola dove è praticame...