Capitolo 11: L'anello

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Tyler

«Le gioie violente hanno violenta fine, e muoiono nel loro trionfo, come il fuoco e la polvere da sparo, che si distruggono al primo bacio. Il più squisito miele diviene stucchevole per la sua stessa dolcezza, e basta assaggiarlo per levarsene la voglia. Perciò ama moderatamente: l'amore che dura fa così»
Romeo e Giulietta, W. Shakespeare

La trovava bellissima.
In tutti i sensi in cui una persona potesse essere.
Era bella, affascinante, attraente e intelligente.
Quelle iridi notte che lo avevo attirato fin dall'inizio, i suoi morbidi capelli corvini, che avrebbe tanto voluto vedere qualche volta sciolti.
La sua voce, così ipnotica e vellutata.
Il modo in cui gli teneva testa lo faceva impazzire, ma allo stesso tempo lo eccitava.
Non riusciva a capire se la cose gli piacesse o se fosse una cosa che odiasse di lei.
Ma niente in lei poteva odiare.
Era perfetta.

«Dove mi stai portando?» gli chiese curiosa, lui sorrise strizzandole l'occhio con fare provocatorio.
«Fra poco lo scoprirai» le risposte malizioso.
Lei roteò gli occhi, sbuffando in quel modo che ogni volta gli sembrava adorabile.
«Quello in cui ti sto portando è un posto molto speciale» le confessò stringendo la sua mano più forte.
Mercoledì lo fissò, curiosa.
«E perché ci porti proprio me?» la aiutò a scavalcare la recinzione che circondava una casetta.
«Perchè tu sei speciale» rispose facendola arrossire in un modo che Tyler trovò a dir poco tenero.
Prese dalla tasca un mazzo di chiavi e -senza mollare la mano di Mercoledì- la infilò nella serratura del cancello.

«Ma sei sicuro che possiamo starci qua?» lui scrollò le spalle, «Ovviamente no. Ho rubato le chiavi al tizio che ci abitava in passato. Seguimi» la sentì rabbrividire e lui sorrise divertito.
Pensò che fare cose illegali non sarebbe stata una novità per la corvina, si dilettava in cose molto più macabre che irrompere in una casa abbandonata.
«Posso sapere perché siamo qui?» Tyler le mise un dito davanti alla bocca sorridendo.
«Non avere fretta» ribatté, «Okay» lei alzò le spalle, senza mai lasciare la sua mano.
Si rese conto di quanto fosse impaziente Mercoledì, poiché non faceva altro che sbuffare.
Era riuscito finalmente a confessare i suoi sentimenti, e con sua grande sorpresa aveva scoperto che lei ricambiava.
Non era mai stato così felice in tutta la sua vita, pensò.
Sorrise, mentre la vide guardarsi intorno.

«Okay, qui ci venivo sempre con mia madre, quando ero piccolo» iniziò a raccontare, stringendole un po' più forte la mano.
Lei non si oppose.
«Mi diceva che qui c'erano gli spiriti dei nostri antenati» sfiorò alcuni quadri, di cui i soggetti erano quasi irriconoscibili, per colpa del tempo che li aveva sbiaditi.
«Io ci credevo e stavo bene qui. Poi mi disse che da grande avrei dovuto portare qui soltanto la persona più importante per me» la vide irrigidirsi, sgranando gli occhi dallo stupore.
«I-io?» trovò buffo che Mercoledì Addams si mettesse a balbettare.
Sorrise, annuendo. «Sì, tu» la portò al piano superiore.
Arrivarono nella camera da letto e lui le lasciò la mano.
«Aspetta» frugò dentro al primo cassetto del comodino, tirandone fuori una scatolina.
Mercoledì inclinó la testa, confusa.
«Aprila» la vide esitare, ma poi la afferrò.
Con una delicatezza che non le aveva mai visto utilizzare aprì la scatola, dove si trovava un bellissimo anello.
«È un cimelio di famiglia, mia madre lo custodiva qui perché questa era la casa dove i suoi avi avevano vissuto per generazioni» le si avvicinò, sorridendo.

«E ora è tuo» la corvina non rispose, si limitò a fissare l'anello come se fosse la cosa più strana che avesse mai visto.
«Perchè? No aspetta in che senso» «Nel senso che te lo regalo Mercoledì» le spiegò la cosa come se lei fosse una bambina.
Lei continuava a guardarlo con gli occhi spalancati.
«No, non lo posso accettare» «I regali non si rifiutano, è legge».
Osservò lo zaffiro incastonato in un modello d'argento.
«Posso?» le prese la mano e fece per infirarglielo al dito.
Lei annuì, mostrandosi più entusiasta di quanto probabilmente voleva far sembrare.
Una volta indossato l'anello lei riprese la mano.
«Seguimi, le sorprese non sono finite» la vide inclinare la testa e guardarlo, curiosa.
«Vieni, dai su!» Mercoledì roteò gli occhi, per poi seguirlo verso un corridoio.

E alla faccia del corridoio.
Ci saranno state almeno dieci porte in quello spazio.
«Non fermarti, ti voglio fare vedere una cosa. Sarebbe meglio se non piovesse ma adesso ho l'ombrello» le fece l'occhiolino, mentre il tempo meteorologico tramutava in soleggiato.
«Grazie mille cielo, ti sei schiarito» esclamò la corvina.
Tyler aprì una piccola porta sul retro, che dava su un piccolo giardino che dire che fosse bello era dire niente.
«Vieni» Mercoledì si rattristò -per davvero- quando notò una lapide bianca spuntare dal pezzo di terra sotto ad una grande quercia.

Tyler però non si scompose, sorrise anzi.
Strappò qualche erbaccia di troppo e invitò Mercoledì a sedersi al suo fianco.
«Vengo qui quando posso, è come se potessi parlare davvero con lei. Con la mamma» fissava il nome della donna sorridendo tristemente.
La corvina appoggiò la testa sulla sua spalla.
«Mi dispiace, per tua madre» «Non è colpa tua» «Lo so, ma mi dispiace lo stesso».
«È stata una mia idea seppellirla qui. In realtà quando c'era lei questo posto non sembrava così deprimente. Lei amava il giardinaggio, quindi si occupava di curare questo giardino, ma in generale teneva lei la casa in ordine e pulita».

«Da quando è morta non ci sono più entrato. O meglio, ai primi tempi, adesso ci vengo una volta a settimana. Quando sono qui almeno, visto che vivo a Jericho. Vivevo, mi correggo» la vide rabbuiarsi.
«In che senso vivevi?» lui alzò le spalle con noncuranza, «Nel senso che fra poco più di un mese ci sarà un altro promesso, l'ultimo. Per dichiarare una volta per tutte la mia parziale innocenza. E poi dopo vivrò qui, non mi fa di restare a Jericho, ho troppi brutti ricordi. Esclusa te ovviamente» lei abbassò lo sguardo, fissando la foto di Francois.
«Capisco, se è quello che vuoi...» sussurrò incerta, «Ho scelto di fare questa cosa tempo fa, mi dispiace se a te non sta bene. Dico sul serio» Mercoledì si accigliò, «Quindi in breve tu lascerai la tua città natale per sempre? Non ci tornerai mai più? Mi lasci sola così?» ribatté delusa, spostando lo sguardo su di lui.

«Tornerò a trovarti, promesso. E tecnicamente io sono nato qui, è questa la mia città natale. Mio padre voleva lavorare a Jericho perché era l'unico posto da sceriffo che aveva ottenuto e il suo ego smisurato gli diceva che abbandonare la mamma e me sarebbe stato meglio» non ricevette risposta.
«Okay, rispetto la tua scelta» si sentiva che non le andava giù la cosa, ma Tyler non avrebbe cambiato idea.
Ci aveva pensato.
Aveva pensato che se se ne fosse andato non avrebbe rivisto Mercoledì.
Ma era meglio così, o almeno era quello che pensava e di cui la sua mente si era convinta.

«Che ne dici di tornare? Prima che si rimetta a piovere» si alzò e porse la mano alla corvina, che la afferrò, «Giusto. Andiamo».
Uscirono dalla villa mano nella mano.
In quel momento erano felici, ma quella felicità sarebbe davvero durata per sempre?










Spazio autrice:

Ciaooo!
Era un po' che non pubblicavo più regolarmente, ma eccomi qui!
Primo poco del nostro Tyler!
Mercoledì che indossa un anello donato da lui poi!
Come sempre fatemi sapere se il capitolo vi è piaciuto e se volete lascate un commento o una stellina.
Bacioni,
Chiara 🦋

Let me love you (Mercoledì x Tyler)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora