Capitolo 24: Game over

70 7 11
                                    


Tyler

«Giulietta, la morte ha libato il miele del tuo respiro, ma nulla ha potuto sulla tua bellezza»
Romeo e Giulietta, W. Shakespeare

Sarà stata almeno mezz'ora che mi trovavo in quella doccia.
Almeno.
Ormai non ci capivo più niente, troppi brutti pensieri in testa, le minacce, Jackson a cui avevo tirato un pugno, Maddy.
Basta.
In quei momenti non capii bene se quelle che mi scorrevano sul viso fossero semplici gocce d'acqua o lacrime.
In quel momento sembravo un fottuto drogato in crisi di astinenza.
Il vero significato delle persone lo capisci soltanto quando le perdi.
Ai messaggi dentro i biscotti della fortuna al Ringraziamento non ci avevo mai creduto, ma in quel momento dovetti ricredermi.

Mi mancava troppo.
In quel momento capii che non avrei potuto vivere una vita in cui lei non era al mio fianco.
48 ore, soltanto 48 ore senza di lei e già avevo buttato giù tutti i santi del Paradiso e sparato parolacce al muro.
Sei come una droga.
Non era una battuta, lo pensavo veramente.
Dovevo smetterla con quelle battute, la mettevano a disagio. E per arrivare a pensare queste cose dovevo essere proprio rincoglionito.
Non fare il bambino e reagisci Fufi!
«Non ci riesco» sussurrai con gli occhi chiusi, «Non senza di te» continuai a parlare da solo, dando voce ai miei pensieri.
Che cosa deprimente

Decisi di uscire dalla doccia e infilai l'accappatoio.
Il vetro dello specchio era appannato, così ci passai una mano sopra per poter vedere il mio riflesso.
Avevo stampata in viso un'espressione da funerale.
A me piacciono i funerali.
Mi tolsi i capelli dalla fronte e sospirai.
«Che cosa mi hai fatto eh?» abbozzai un sorriso scuotendo la testa.
Mi destai dai miei tristi pensieri e iniziai a vestirmi.
Non avevo voglia di asciugarmi i capelli ma si sa che nel periodo di Natale anche in Florida fa freddo.
Sbuffando presi il phon e mentre mi asciugavo i capelli il mio cervello continuò a pensare che cosa le fosse successo.

***

Avevo deciso di tenere quella felpa, la sua felpa sempre vicina.
Mi sembrava che fosse al mio fianco e la cosa mi faceva stare meglio.
Poco, ma meglio.
Mi imposi di ordinarle che da quel momento in avanti sarebbe stata mia.
Sempre se fosse tornata...
Scossi la testa e notai che era quasi ora di cena.
Presi un bel respiro e scesi al piano terra.
«Oi, cosa hai fatto tutto questo tempo?» chiese Luke seduto sul divano, «Una doccia» «Una doccia molto lunga, la prossima bolletta dell'acqua me la paghi tu, ti avviso».
Cercava in ogni modo di tirarmi su di morale, anche se con scarsi risultati.
«Ti manca tanto» alzai le spalle, sedendomi accanto a lui.
«Giá» sussurrai con le mani poggiate sulle ginocchia.
«Ti avviseremo immediatamente se avessimo novità» la porta di casa si aprì e una Beth tutta sorridente ci venne incontro.

«Ho delle novità!».
Olè.
«Parla» si lasciò cadere dall'altro lato del divano e sospirò.
«Sono riuscita a rintracciare il luogo dove è stata effettuata la telefonata» ci invitò ad avvicinarsi a lei.
Poggiò su un tavolino lì davanti una mappa della città.
Prese un pennarello rosso e fece un cerchio su un piccolo puntino.
«Una cabina telefonica. Il luogo non è preciso, però si trova a sud della città, mezz'ora di macchina al massimo. Sembra un vecchio edificio abbandonato, una specie di ospedale, forse lo era un tempo» sorrisi, «Grazie Beth, ti adoro» ricambiò il sorriso alzando le spalle.

Presi la mia giacca di pelle e alla velocità della luce la indossai, «No aspetta, dove vai?» squadrai dall'alto in basso Luke, «Che domande? A prenderla».

***

«Ma te non stai bene comunque» guardai distrattamente Luke, continuando a guidare.
«Cosa intendi?» sbuffò, «Intendo che mi porti fuori alle nove e mezza di sera, con due gradi e una misera giacca di pelle» roteai gli occhi.
«Se è per questo non è normale che tu abbia una pistola nella tasca dei pantaloni» risposi sarcastico.
«Ma cosa c'entra? Io ho il porto d'armi!» alzai un sopracciglio, «Non ci credo» «Credici invece. Vado a sparare ogni mattina in Arizona» incrociò le braccia, «E poi chi dei due ha deciso che dovevamo portare una pistola?».
Touchè.
«Legittima difesa» alzò gli occhi al cielo, «Ah ah, oppure vuoi semplicemente uccidere Satana».
Forse.

Let me love you (Mercoledì x Tyler)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora