Capitolo 14: Vecchie (terribili) conoscenze

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Mercoledì

«Salutarsi è una pena così dolce che ti direi addio fino a domani»
Romeo e Giulietta, W. Shakespeare

Ci fu un lungo silenzio.

Io guardai Tyler.
Tyler guardò la ragazza.
La ragazza guardò me.
Io guardai la ragazza.

Ancora silenzio.

«Allora, ti sono mancata?» finalmente la mora prese parola, io continuai a fissare Tyler, in attesa di una qualsiasi reazione.
La ragazza abbassò lo sguardo sulla mano che stringevo a Tyler, «Allora, alla fine ti sei messo con quella gotica stramba amante del macabro. Ciao Miss Treccine, mi chiamo Sarah» mi porse la mano.
Aspetta.
Sarah, la ragazza della telefonata.
Mollai la mano di Tyler con uno strattone.
«E tu, non dici niente?» si rivolse a Tyler, che la guardava impassibile e freddo.
«Cosa ci fai qui, vattene Sarah» rispose gelido.
Lei finse un'offesa, «Così mi offendi» fece gli occhi dolci con ironia.
«Nessuno ti vuole qui, vai via».
Wait, no aspettate.
Gelato?

Strinsi i pugni dalla rabbia.
Lo avevo perdonato troppe, troppe, troppe volte!
Lasciamo stare i santi del Paradiso Mercoledì, lasciali stare.
«Non ti ha detto della frase che mi ha rivolto? Sei l'amore della mia vita Sarah» gli occhi iniziarono a bruciare, ma ancora non mi scomposi.
Le mani stavamo per sanguinare da quanto le stavo stringendo forte.
Calmati, calmati Mercoledì.
Sta mentendo.
Si avvicinò a me, «È un traditore, non lasciarti ingannare dal suo bel faccino e le sue promesse. Fidati di me, ti lascerà, come ha fatto con me» sussurrò al mio orecchio, facendomi l'occhiolino.
Feci un passo indietro, non sapevo più a chi credere.
«E anche se ti amasse, non potrebbe starci insieme a te» sgranai gli occhi, confusa più che mai.
Cosa?
«Sarah, sta' zitta» sussurrò Tyler con la voce velata di agitazione.
«Ah, allora non lo sa» lo provocò sorridendo, «Taci ho detto!» la sua voce tremava leggermente, ma cercò di nasconderlo meglio che poteva.

Esisto anche io eh!
Mi voltai, guardandolo in faccia.
«Cosa? Di cosa sta parlando, cosa dovrei sapere?».
Non piangere. Non piangere. È una bugiarda Mercoledì, non piangere.
Probabilmente non credevo nemmeno io alle mie parole.
Lui continuò a fissarmi in silenzio.
«Te lo spiego io, lo faccio volentieri» in quel momento capii che le cose che Tyler mi nascondeva erano ancora di più.
Tornai a guardare Sarah, cercando di mantenere un'espressione neutra e fredda.
«Illuminami» incrociai le braccia al petto.
Mettiamo alla prova la tua lealtà Tyler.
«Bene bene bene» riprese quel passo che ci divideva, sorridendo beffarda.
«Beh, la mia famiglia e quella del tuo amato sono molto ricche, guarda la villa in cui ti trovi» schioccò la lingua alla parola ricche.
Okay, e fin qua. Ci ero arrivata.
La fissai, invitandola a continuare. Tyler al mio fianco sudava freddo, ormai lo conoscevo, sapevo quando era agitato.
E in quel momento lo era, lo era eccome.

«Beh, in breve, mio padre e il padre di Meredith hanno deciso tempo fa che, quando avremo l'età adatta noi-» «-Smettila Sarah, ti prego».
No, adesso io voglio sapere!
«In breve, siamo destinati a sposarci» mi andò di traverso la saliva e sgranai gli occhi.
Basta.
Non potevo sopportare anche questo.
Una lacrima mi rigó il viso, e non mi importò se Tyler avesse proferito parola, mi limitai ad entrare in casa.
Praticamente volai per arrivare velocemente di sopra.
Le lacrime mi rigavano le guance, ma non mi importava di niente.
Ancora.
Ancora una volta! Mi aveva ingannata ancora.
Guardai l'anello che portavo al dito con tristezza.
Scossi la testa.
«Mercoledì!».
No! Basta!
Cercai di chiudere la porta, ma lui la bloccò con un piede.
Mi lasciai scappare un singhiozzo, «Perchè?» sussurrai, «Non capisco. Cosa..cosa vuoi da me?» infilai la giacca, tirando su la zip.
Basta.

«Te ne avrei parlato» «E quando!» urlai, «Quando? Il giorno del poi e l'anno del mai? Non mi raccontare stronzate» lui mi guardò esasperato.
Lui.
Lui esasperato.
«Mi dispiace, mi dispiace di averti mentito ma-» mi lasciai scappare un sorriso amaro, «Mentire, sembra la cosa che tu sappia fare meglio» affermai con sarcasmo, mentre mille lacrime mi scendevano sulle guance.
«Perdonami, ti prego parliamone» lo guardai con un misto fra delusione e rabbia.
«Perdonarti? Parlare?» sibilai fuori di me, «Ma che cazzo stai dicendo Tyler?!» strillai con le mani fra i capelli.
«Non è colpa mia! Ti giuro che io te ne avrei parlato ma sono stato costretto» ormai non mi curai più di asciugamani le lacrime, le lasciai cadere.
Basta, basta!
«Ti ho già perdonato, tante, tante, troppe volte. Ti ho perdonato la prima volta, quando capii che la colpa era del mostro e non di te, ti ho perdonato la seconda volta perché avevo capito che dicevi la verità. Ma questo, questo non posso perdonartelo» sputai velenosa.

Lui mi guardò con gli occhi sgranati.
Esitai e mi feci coraggio.
Sfilai l'anello che portavo al dito, lanciandoglielo.
«E tieniti il tuo anello, a quanto pare non dovrebbe appartenere a me» continuai a sfogarmi, a dire le cose che ero stanca di tenermi dentro.
Ero stufa di lui, delle sue bugie.
«Per favore, era una cosa di cui ti avrei parlato e poi non è stata una mia scelta» strinsi i pugni, e notai il sangue uscire dalle mani.
Non sentivo dolore.
Mi sentivo vuota.
Lui aveva sbriciolato in mille pezzi le uniche emozioni che ero mai riuscita a provare.
Mi piaceva? Sì, anche troppo.
Ma non potevo andare avanti così, era troppo ormai.
«Basta sparare cazzate per salvarti il culo, se tieni ancora al tuo ego smisurato non renderti ridicolo» infilai gli anfibi.
«Dove vai?» «Cazzi miei. Siamo fidanzati da neanche un giorno e già mi hai tradita, ti sembra normale?!».

«Mi dispiace» «Smettila di dirlo! Sta' zitto ti prego!» fissai il mio dito, che ora mi sembrava strano senza l'anello che avevo indossato.
«Ah, tieni» gli mollai la penna, e anche uno schiaffo.
«Ti era caduta» affermai gelida. «Mi sembrava il caso di ridartela, visto che non ti voglio più vedere» sgranò gli occhi, fissando incredulo.
«No aspetta, cosa stai dicendo? Mi stai-» «-Lasciando? Era ovvio, e ti sto ordinando di sparire dalla mia vita. Sparisci ora, prima che perda la mia razionalità e provi a baciarti, vattene. Non mi meriti, non più» ripresi fiato.
Stavo urlando, ma non mi importava.
Presi un fazzoletto e levai un po' di trucco, che si era sbavato a causa del pianto.
Non si mosse.
Lo guardai dal riflesso dello specchio e chiusi gli occhi.
«Vattene, prima che perda il controllo» ringhiai.
«Ti-» «-Non dirmi che mi ami, vattene e basta» lo interruppi mentre un'altra lacrima sfuggiva al mio controllo.
Sospirò, e notai che anche lui stava quasi per piangere.
Se lo meritava.
«Vai» scandii fredda, continuando a pulirmi la faccia.
Non potevo uscire in quelle condizioni.
«Okay, ma sappi che se dovessi cambiare idea -alzò le spalle- sarò sempre qui» sorrisi sarcastica, «Non credo, sarai con Sarah all'altare. Sparisci adesso».
Finalmente obbedí, chiudendosi la porta alle spalle.

Fissai il mio riflesso.
Chi ero diventata? Come ci ero diventata?
Avevo gli occhi gonfi e ancora un leggero velo di mascara mi faceva sembrare un panda.
Me ne fregai e afferrai il mio fidato zainetto.
«Mano, lasciami sola» mi sentii subito in colpa per il tono forse troppo severo con cui gli parlai, ma lui non obbiettò, mettendosi sul mio letto.
Sospirando aprii la porta, chiudendola a chiave.
Vaffanculo Tyler.
La mia espressione tornò ad essere la stessa di sempre: fredda, impassibili, deprimente.
Mercoledì Addams era tornata.










Spazio autrice:

Bene bene bene,
Ciao a tutti amici!
Lo so, lo so che mi state odiando a morte.
Ahimè, non sempre c'è il lieto fine nelle storie d'amore.
Specialmente in quella fra Tyler e Mercoledì.
Ci saranno altri alti e bassi fra di loro, in futuro.
E soprattutto...tanti scleri.
Se il capitolo vi è piaciuto lasciate una stellina o un commento.
Bacioni,
Chiara 🦋

Let me love you (Mercoledì x Tyler)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora