Capitolo 25: Il gioco del silenzio (prima parte)

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Mercoledì

«Se l'amore è violento con te, tu sii violento con l'amore, pungi l'amore quando ti punge, e riuscirai in questo modo a sconfiggerlo»
Romeo e Giulietta, W. Shakespeare

Aprii gli occhi.
Dove mi trovavo?
Le luci a neon mi fecero chiudere le palpebre per la seconda volta.
Le riaprii, mi trovavo in una stanza d'ospedale.
Io e gli ospedali non avevamo un buon rapporto, ma ne avevo decisamente bisogno in quel momento.
Ero messa male.
Lo intuii dal dolore in tutto il corpo che provavo.
Sentii qualcuno stringermi la mano, «T-tyler?» facevo fatica anche a parlare.
Notai che stava dormendo, non mi aveva sentita.
Cercai di stringergli la mano, e notai che aprì immediatamente gli occhi.
«Mercoledì?» lo guardai abbozzando un sorriso.
«Sì» sussurrai, «Aspetta, vado a chiamare un medico».

Cinque minuti dopo un uomo dal camice bianco entrò nella stanza, accompagnato da uno specializzando.
«Mercoledì Addams. Undicesimo giorno di ricovero. Operata alla testa due giorni fa e al braccio ieri. Inclinazione di due costole e polso sinistro slogato. Ferite superficiali su tutto il corpo, curate immediatamente al trauma center».
Ero messa più che male.
Avevo di tutto.
«Si è risvegliata dal coma cinque minuti fa, i sensi uditivi, visivi e tattili sono intatti. La paziente riesce a comunicare in modo corretto e la stessa cosa vale per l'udito, capisce ogni cosa che le viene detta», lo specializzando concluse la descrizione del mio caso e il medico gli fece un cenno del capo, per fargli capire che aveva fatto un buon lavoro.

Ecco perché mi faceva male tutto.
«Come si sente signorina Addams?» socchiusi le palpebre, «Mi fa male tutto. Però per il resto, me la cavo» sussurrai sotto il sorriso comprensivo del dottore.
«È normale, hai subito due interventi importanti nel giro di una settima e mezzo. Sei anche troppo cosciente» annuii e richiusi gli occhi.
«Ti pregherei di non dormire, almeno per ora. Dobbiamo registrare le attività celebrali in veglia, puoi farcela?» mi chiese gentile, «Sì, posso farcela» annuì e lasciò la camera.

Voltai la testa verso Tyler, «Sei stato qui tutto il giorno?» sorrise, «Tutti i giorni e comunque sì» «Ho capito. Come hai fatto a trovarmi?» mi accarezzò la mano.
«Beth è riuscita a rintracciare il luogo della telefonata, siamo arrivati e ti abbiamo trovata. Che cosa ti hanno fatto?» feci una smorfia di disappunto.
Rimasi in silenzio per un po'.
«Mark mi ha sparato al braccio» annunciai, «Perchè?» sospirai, se gli avessi detto la verità si sarebbe sentito in colpa.
«Perchè ha minacciato di ucciderti e io ho detto di no» si passò una mano fra i capelli.
«Prima che tu possa parlare, non sentirti in colpa. E comunque avevo la vittoria in pugno, avevo trovato l'uscita ma lui mi ha trovata» abbassai lo sguardo.
«Sei stata tu a lasciare quel messaggio» annuii, «Sì. L'ho spiato e ho capito come faceva ad arrivare nel bunker, dove c'era l'uscita. Ho scritto quel biglietto nel caso qualcuno fosse arrivato a salvarmi. 666 è il numero del Diavolo, noi lo chiamiamo Satana» «Un messaggio in codice. Cristo, sei un genio» ghignai, «Lo so» risposi con una punta di orgoglio nella voce.

«Hai perso molto sangue, per questo ti senti debole» in effetti mi sentivo uno schifo.
«Ho sentito che Mark ti parlava di un patto. In che cosa consisteva?» sbiancai e deglutii a vuoto.
Non potevo dirglielo.
Mi morsi il labbro e lasciai perdere, dicendo la verità.
«Ha minacciato di uccidere tutti voi se fossi scappata, in caso contrario mi avrebbe uccisa. Ovviamente ho scelto la seconda opzione, non avrei mai firmato la vostra condanna a morte» spiegai.
«Ma tu sei impazzita. Avremo trovato un modo per-» «- Ci avrebbe trovato in ogni modo, l'unica soluzione era scendere a patti e scegliere» alzai le spalle.

«Ho cercato di andare via, uccidendo quei due uomini. Ma mi ha vista e ho dovuto per forza rispondere alla sua domanda. Non avrei permesso che lui vi facesse del male. A te specialmente. Mi ha fatto un discorso minatorio, dove descriveva il rapporto che avevo con tutti voi. E poi mi ha detto di pensare a te e che saresti morto se io fossi rimasta in vita. Sei il mio punto debole e quindi ti ha usato come arma di ricatto nei miei confronti» spiegai fissando le lenzuola bianche.

Let me love you (Mercoledì x Tyler)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora