Capitolo 26: Il gioco del silenzio (seconda parte)

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Mercoledì

«I messaggeri d'amore dovrebbero essere i pensieri, che corrono dieci volte più veloci dei raggi del sole, allorché caccia via le ombre sulle fosche cime dei monti. Per questo, appunto, Amore è tirato da celeri colombe e per questo ha le ali Cupido, veloce come il vento»
Romeo e Giulietta, W. Shakespeare

Ora spiegatemi perché mi fossi fidata di quella tipa.
Perché?
Perché adesso mi ritrovavo legata ad una sedia di ferro, che era pure scomoda.

«Ti sei svegliata finalmente».
Aggiungo che avevo pure la bocca tappata da un fazzoletto.
Beh che dire, gelato.

Mi arresi a provare a liberarmi, poiché ero legata ovunque.
Sbuffai aprendo gli occhi.
E ti pareva un altro colpo in testa.
Non c'è mai fine al peggio. Ecco, io ne ero la prova.
«Sai qual'è la cosa divertente?» girò intorno alla sedia, ovviamente non potevo rispondere.
Mi limitai ad un dito medio.
«Volgare» si finse offesa, ma tornò seria in un secondo.

«La cosa divertente è che tu sei stata in grado di sopravvivere a situazioni estreme, e io sono riuscita a fregarti durante una chiacchierata. Ironico, non è vero?».

Ma io che cazzo ne so.
Non posso rispondere testa di minchia.

Roteai gli occhi.
«Hai ragione, non puoi rispondere» eh buongiorno bellezza!
«Ma ti avevo detto che era il gioco del silenzio».
Ora ti faccio rimanere io in silenzio, perché ti strappo quella bocca con troppo rossetto sopra.
Mettine di meno che così sembri una papera.

Sentii caricare la pistola che teneva nella fondina.
Ma sta' chi' cosa voleva fare non ho capito.
Gelato?
«Io so tutto di te. Sono stata incaricata da Mark di tenerti d'occhio, tutto il giorno. Stancante direi» mise un finto broncio mentre il suono dei suoi tacchi squarciava il silenzio.

«Avrai molte domande sulla mia telefonata al laboratorio» sgranaii gli occhi.
No scusate, questa come faceva a sapere che avevo origliato la sua conversazione telefonica?
Oggi tanti gelati.
«Quindi ti spiego tutto».
Questa era matta, svelava i suoi trucchi a me, l'ultima persona che avrebbe dovuto saperlo?
Bah.
«Tyler e Luke hanno notato la fialetta del campione originale. Quando il tuo principe azzurro è venuto a salvarti è riuscito ad entrare nel laboratorio. Bravo devo dire, ce lo vedo come ladro ora che ci penso».

E porca di quella miseria.
Vai al punto.

«Ti chiederai come faccio a saperlo. Ma vedi» si avvicinò a me, liberandomi la bocca.
«È vero che tu sei furba. Ma io lo sono di più» mi strizzò l'occhio.
«Perchè adesso hai levato il fazzoletto?» si sedette davanti a me.
«Questo è un gioco, quindi ora ho parlato io e tu sei stata in silenzio. Adesso parlami tu e io ti ascolterò, risponderò alle tue domande» ribatté con nonchalasche.
Ma che cazzo?
Gelati!

«Chi sei tu?» sibilai, «Mi chiamo Coraline Sophie Taylor» rispose sedendosi davanti a me.
«Intendevo che cosa fai nella vita» «Il sicario, da quando ne ho memoria» «Perchè lavori per Mark Galpin?».
«Storia lunga. Teoricamente non dovrei neanche allearmi con lui dato il fatto che ha ucciso i miei genitori quando avevo cinque anni con un fucile davanti a me. Ma gli affari sono affari, mi conveniva stare dalla sua parte e così ho fatto. Sono brava a fingere, e infatti lo sto facendo tuttora».

«In che senso stai fingendo?» lei sospirò, accavallando le gambe.
«Nel senso che sto soltanto fingendo di stare con lui. Buon viso a cattivo gioco tesoro, usa le tue qualità ai tuoi scopi personali. Il mondo dove sono nata, quello brutto, quello marcio e pericoloso chiamato mafia, è un mondo dove contano le apparenze se non vuoi finire come i miei genitori».
Sgranai gli occhi.
«Cosa hai intenzione di fare?» domandai, «Ho intenzione di ucciderlo Mercoledì. Sono anni e anni che ci provo e sono ad un passo dal farcela. Per riuscire nel mio intento ho bisogno che tu stia in silenzio e che non faccia parola di questa conversazione a nessuno».

Let me love you (Mercoledì x Tyler)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora