I.DAPHNE

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LA SALA cadde in silenzio quando le porte si mossero, con un sonoro e brusco BUM tutti gli sguardi si posarono sul messaggero. Spalle tese coperte da stoffa di un viola profondo, insieme a volti imbronciati di spettri lilla e semitrasparenti. I lari sbuffarono, mormorando indignati sull'avanzare del tempo proporzionale alla mancanza di rispetto dei giovani, il messaggero respirò tremolante. Aveva l'espressione ansiosa e le sopracciglia corrucciate, la fronte imperlata di sudore e varie fasciature che gli ricoprivano le braccia con cui teneva aperte le porte della sala, residui della battaglia del giorno prima. Il suo corpo si irrigidì quando Reyna posò lo sguardo su di lui, la schiena si raddrizzò quando il corvo sullo schienale di Daphne gracchiò per intimargli di parlare.

Il ragazzo trasalì, ma sembrò aver ritrovato la voce. <<Pretori! Mi dispiace interrompere, ma le nostre vedette riferiscono...>>

<<La nave!>> il ciclope che Percy Jackson si era portato in battaglia gridò contento seduto al fianco del greco, alzò l'unica iride al cielo e vide attraverso lo squarcio nel tetto la grande nave volante, sorridendo da orecchio a orecchio. Reyna alzò lo sguardo per una frazione di secondo, il giusto per cogliere una traccia del mezzo greco, e quando abbassò nuovamente gli occhi trovò già le iridi azzurre di Daphne su di lei. Il corvo, appollaiato sullo schienale della consigliera, la stava guardando. Si scambiarono un veloce cenno con la testa e l'animale prese il volo attraverso il tetto danneggiato, sparendo tra le nuvole di quella bellissima giornata incerta.

Sarebbe rimasta bella?

Reyna l'avrebbe scoperto quando Daphne avrebbe dato lei un cenno.

Il corvo volò lentamente intorno alla nave aerea, era piena di armi, cannoni, scudi di bronzo celeste sui fianchi spessi. Era lunga almeno una sessantina di metri, con alberi maestri decorati da vele bianche e il nome stampato sulla stoffa della pace. Sul davanti, come dettaglio finale, la testa metallica di un drago dagli occhi rossi giaceva per fare da navigatore, muovendo le fauci periodicamente e seguendo per un breve secondo il corvo in volo.

Daphne riuscì a vedere quattro persone sul pontile, raggruppate sul margine della nave che guardavano giù indicando e parlottando tra di loro, non riuscì a sentirli per colpa del forte vento che sbatteva contro il piccolo uccello, ma non sembravano confabulare o particolarmente minacciosi. Una ragazza bionda, una mora dai capelli spettinati, un ragazzino che sembrava parlare con il drago, e...Jason.

Il suo respiro si mozzò, la ragazza dai capelli bianchi annuì alla vista del biondo cercando di tenere sotto controllo il proprio entusiasmo, un impercettibile segno notabile solo dal movimento di alcune ciocche di capelli ribelli che lo seguirono.

Reyna guardò il messaggero. <<Non fate fuoco>> disse, il suo tono non stava dando margine di obiezione e questo ridusse le lamentele dei lari e di Ottaviano a sbuffi e parole sussurrate. <<Ma che la legione si tenga pronta. Percy Jackson è il vostro legittimo prettore. Ci fideremo della sua parola...a meno che non ci venga dato un chiaro motivo per dubitarne>> poi girò la testa verso gli spiriti visibilmente contrari, per sopprimere le loro voci ancora prima che vibrassero dalle corde vocali. <<Senatori, aggiorniamo la seduta e andiamo a incontrare i nostri...nuovi amici>> Daphne trattenne una smorfia, alzandosi dalla sedia e seguendo il rumore dei passi sul pavimento di pietra finché una mano famigliare non afferrò la sua: aveva i calli di chi brandisce una spada dall'alba fino al tramonto, la delicatezza di chi si conosce da anni. Una stretta piena di speranza, un tocco che serviva per calmare entrambe, anche la mora aveva capito che Jason era la sopra.

VENI | leo valdezDove le storie prendono vita. Scoprilo ora