XIV.DAPHNE

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DAPHNE dovette inghiottire l'orgoglio e riservare uno dei suoi sbuffi da "quanto puoi essere stupido Leo?" Per se stessa, perché improvvisamente quella sensazione che aveva sempre avuto, quella che ci fosse qualcosa di sporco in Leo, si era intensificata.

Hazel rimase senza fiato. Accanto a Leo, Frank saltò su dalla sedia e si appoggiò con la schiena contro il muro. «Oh, dei...» Annabeth rivolse a Piper uno sguardo implorante. «Puoi curarli?» Daphne sperava tanto di si, perché lei non ci sarebbe riuscita.

Coinvolgeva il subconscio certo, il suo campo, ma gli spiriti morti che possedevano i vivi...non ci aveva mai avuto a che fare, per questo non ne aveva riconosciuto l'odore, e faceva sentire il subconscio fuori dalla sua portata. Come se l'avessero trasformato in qualcos'altro.

«Ce ne sono altri di voi, su questa nave?»

«No» rispose Leo con una voce cupa. «La Madre Terra ci ha mandati in tre. I più forti, i migliori. Torneremo in vita.»

«Non qui, non lo farete» ringhiò Daphne, portando la mano alla fondina e trovando finalmente un'arma ad accoglierla. «Ascoltatemi bene!» Piper alzò la voce, Jason e Percy si voltarono verso di lei. Quegli occhi dorati erano inquietanti, ma vederli tutti e tre in quelle condizioni rinvigorì la rabbia di Piper. «Voi lascerete questi corpi» ordinò. «No» replicò Percy.

Leo sibilò piano: «Dobbiamo vivere». Frank afferrò l'arco. «Per Marte onnipotente, è da brividi! Andate via, spiriti! Lasciate in pace i nostri amici!» Leo si voltò verso di lui. «Non puoi darci ordini, figlio della guerra. La tua stessa vita è fragile. La tua anima potrebbe bruciare in qualsiasi momento.» Daphne guardò Frank, l'odore di incubo gli si spruzzò addosso in un istante. Frank barcollò come se avesse ricevuto un pugno nello stomaco. Sfilò una freccia dalla faretra, con mani tremanti. «Ho... ho affrontato cose peggiori di te. Se vuoi combattere...»

«Frank, no!» Hazel si alzò. Accanto a lei, Jason estrasse la spada e Daphne alzò una mano, pronta a metterlo a dormire se necessario. Poteva anche essere posseduto, ma l'eidolon era comunque confinato in un corpo, un corpo su cui lei aveva potere. «Fermi!» ordinò Piper, ma la sua voce era debole. Stava rapidamente perdendo fiducia nel proprio piano.

Aveva costretto gli eidolon a manifestarsi, e poi?

Daphne la vide esitare, la voce le si era spezzata, e decise di darle una piccola spinta. «Ascoltate Piper.» tuonò la ragazza, facendo un cenno indecifrabile a Hazel che puntò una mano verso la spada di Jason. La lama d'oro si appesanti e cadde sul tavolo, mentre Jason si accasciava sulla sedia, i muscoli improvvisamente addormentati.

Percy ringhiò in un tono che non gli apparteneva per niente. «Figlia di Plutone, forse puoi controllare le gemme e i metalli. Ma non hai nessun controllo sui morti.»

«Figlia di Somnus, forse puoi controllare i nostri corpi. Ma le nostre menti sono fuori dal tuo regno» la voce di Leo le raschiò i timpani. Hazel sembrò intimidita, ma uno sguardo da Daphne le diede forza, uno sguardo alla ragazza e al suo volto di pietra mentre teneva a bada i corpi dei loro amici. «Ascoltate, eidolon. Non appartenete a questo posto. Forse io non posso darvi ordini, ma Piper sì. Ubbidite a lei». E si voltò verso Piper, con una chiara espressione in viso: "Riprovaci. Puoi farcela".

VENI | leo valdezDove le storie prendono vita. Scoprilo ora