Sette semidei scelti per salvare il mondo e impedire il risveglio di Gea. Un'impresa a cui Percy Jackson, guardando Daphne Rosier, pensò che potesse far comodo una figlia di Somnus.
Nonostante la rivalità naturale tra le due linee di semidei, e un'...
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DAPHNE si arrampicò per prima sul masso, non aveva fatto sforzi per nascondere quando fosse stufa di sentirli raccontarsi le storielle dietro al volto che vedevano su Nemesi. Hazel la seguì salendo senza problemi, Leo invece fece un po di fatica a trovare degli appigli sicuri e quando fu quasi arrivato in cima lo scarpone da officina gli scivolò. Daphne gli prese istintivamente la mano, afferrandolo e tirandolo sopra insieme a lei e Hazel. Il figlio di Efesto fu sorpreso dal sentire la pelle fredda della ragazza, ma stavolta non si fece distrarre e mollò la presa come se bruciasse persino per lui che era immune al fuoco. Non provò nemmeno a ringraziarla, e Daphne sembrò quasi contenta di non dovergli rivolgere qualche altra parola di cortesia.
La settima ruota del carro...beh, se prima lo sentiva vagamente, adesso Daphne si stava assicurando che quella sensazione gli si appiccicasse addosso come olio di un motore rancido. Si sentì di nuovo le mani scaldare, stavolta Leo si tiró qualche manata sui pantaloni per sfogare la frustrazione e spegnere il fuoco sul nascere. Sembrava che Daphne gli facesse ribollire il sangue nelle vene, letteralmente, e Leo perdeva qualsiasi briciola di controllo sul potere che era riuscito a controllare negli ultimi mesi al campo Mezzosangue.
<<Leo...le mani>>
<<Lo so, lo so, sta tranquilla>> Leo rassicurò Hazel, ripulendosi i cargo dalla fuliggine e aggiustandosi le bretelle sulle spalle. <<È un potere di alcuni figli di Efesto, di solito riesco a tenerlo sotto controllo>> Daphne alzò un sopracciglio, cogliendo la frecciatina nel tono del moro. <<Basta così poco per voi greci, non avete disciplina>>
<<Disse quella che si scalda se le do un'occhiata>>
<<Attento alle parole, Valdez>> Daphne ringhiò, l'usignolo alle sue spalle si trasformò in un corvo, gracchiando famelico, impaziente di avere l'ordine di cavare qualche occhio. <<Perché? Risvegliano qualcosa, Biancaneve?>> il moro sbuffò, doveva davvero scoprire il cognome della romana, nomignoli di principesse addobbate da uccellini non erano abbastanza per ripagare il disgusto con cui Daphne diceva il suo cognome. Il cognome di sua madre.
<<Rosier>> Leo alzò un sopracciglio, sorpreso dall'unico suo pensiero che i dei avevano accolto. <<Cosa?>>
<<Smettila con questo Biancaneve, romana o qualsiasi altra parola che possa spuntare nella tua ispida immaginazione, non siamo amici, non hai il lusso di chiamarmi come vuoi, Valdez>> Leo, nonostante il tono aspro, sorrise. La minima conferma di riuscire a darle fastidio sembrò riempirlo di gioia, ma prima che potesse nuovamente chiamarla Biancaneve un'altra, una voce sconosciuta si aggiunse alla loro discussione.
<<Valdez>>
Tutte e quattro le teste si girarono, persino Timeo dovette socchiudere gli occhi per individuare la figura che aveva aperto bocca. Una ninfa, dai toni terreni e i contorni sfocati come un'onda di suono che aveva preso vita e forma. Quando Leo la vide sorrise genuinamente, non più solo per l'effetto che aveva su Daphne. <<Per te sono Leo>> La romana portò le mani all'altezza della vita, il gesto istintivo - incontrato dal vuoto di una spada - aumentò soltanto la sua frustrazione. Leo aveva notato lo stesso gesto davanti a Nemesi.