Sette semidei scelti per salvare il mondo e impedire il risveglio di Gea. Un'impresa a cui Percy Jackson, guardando Daphne Rosier, pensò che potesse far comodo una figlia di Somnus.
Nonostante la rivalità naturale tra le due linee di semidei, e un'...
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NON SERVE, sembra che sia sempre lì. Non serve, sembra che sia sempre li?!
Che stupido, orribile, cosa gli era passato per la testa? E poi le aveva toccato la fronte, la fronte! Cosa- si era sentito figo? Pensava di sembrare figo nel farlo?
Appena le parole gli erano uscite di bocca e aveva visto lo sguardo scandalizzato della romana. Mentre il suo indice le toccava la fronte, Leo si era reso conto di quello che aveva fatto. Un grado di stupidità che non aveva mai raggiunto nei suoi diciassette anni di vita. Nel caso non riusciste ad immaginarlo, ecco per voi una rappresentazione accurata fino ai minimi dettagli del grado di stupidità che aveva raggiunto:
Sapete le giostre? I festival? Le fiere con tutti i giochi all'aperto, specificatamente quello dove hai un martello e devi colpire una specie di bottone che poi fa salire una levetta di metallo sul muro, fino alla campana che rappresenterebbe il livello più alto di forza? Ecco, il suo muro rappresentava la stupidità, e la campana era stata sfondata, la sua levetta di metallo era nell'iperspazio.
Daphne non gli aveva detto niente, l'aveva solo condotto verso un supermercato lì vicino al vicolo dove le aveva pulito la ferita e si era beata del suo silenzio. Se aveva notato il mutismo in cui Leo era sprofondato dopo le sue stupidissime parole, non l'aveva dato a vedere, e di certo non sarebbe stata lei a chiedergli di parlare. Era tutto ciò che desiderava, osservare la Roma che aveva sognato per tutta la vita senza la continua ed estenuante voce di Leo.
Aveva tenuto il cappello, nonostante fosse grosso e appariscente e colorato e decisamente non nel suo stile. Leo ipotizzò che fosse perché il parasole di bronzo avrebbe dato troppo nell'occhio e non era sicuro che la Foschia perdesse tempo a nasconderlo ai mortali, ma anche fosse stata un'altra la ragione, era felice che l'avesse tenuto. Le stava bene, e le faceva bene, il sole non le toccava le guance già troppo arrossate dalla mattina passata a bordo, e non l'avrebbe fatta stare peggio.
E soprattutto, era davvero bella, così bella che il cassiere al piccolo supermercato non riusciva a staccarle gli occhi di dosso nonostante gli stesse rubando sotto al naso. Daphne aveva riempito la borsa e Leo le aveva passato un paio di conserve e bottigliette d'acqua e liquidi strani colorati, e poi lei aveva fatto addormentare il ragazzo alla cassa ed era uscita come se avesse fatto una regolare spesa.
L'allarme era suonato, ma in ritardo, e quando l'altro cassiere era uscito per cercarli loro erano già nascosti dentro un'altro vicolo cieco. Leo però era convinto che sarebbe bastato che Daphne facesse gli occhi dolci e il ragazzo li avrebbe lasciati uscire senza una parola, anche se era difficile immaginare Daphne Rosier fare gli occhi dolci.
«Vuoi che la porti io?» Leo si fece coraggio finalmente e infilò le dita sotto alla borsa che premeva sulla spalla della romana, forzandosi a sputare fuori qualche parola. «Sta diventando pesante, dovremmo prenderne un'altra»