Sette semidei scelti per salvare il mondo e impedire il risveglio di Gea. Un'impresa a cui Percy Jackson, guardando Daphne Rosier, pensò che potesse far comodo una figlia di Somnus.
Nonostante la rivalità naturale tra le due linee di semidei, e un'...
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TIMEO obbedì al pensiero della figlia di Somnus seguendo il gruppetto da tre e fissò le iridi nere sui due ragazzi vicino alla sua padrona. Come faceva Hazel a irradiare paura quando si trovava vicino a Leo? Quel greco non era spaventoso, o grosso, o imbronciato come un soldato sul campo di battaglia. Persino Frank era più spaventoso di lui, e Hazel ci stava insieme. Eppure, da quando aveva messo piede nella pomerium, Hazel guardava il moro greco ed emanava l'acro profumo degli incubi, dei sogni infranti, delle figure che popolano i desideri che riesci a raggiungere e vivere solo nel mondo infinito del sonno. Era un odore specifico, che Daphne non era mai riuscita a descrivere bene ma che riconosceva istantaneamente, ma sapeva di marcio.
L'usignolo volò più in basso, sopra le loro teste, fece qualche cerchio nell'aria. Era il massimo che poteva evocare al momento, con le forze che le rimanevano.
Daphne guardò attraverso gli occhi della bestiola: Leo era sorridente quando non guardava lei, con le sopracciglia rilassate e gli occhi leggermente occultati dalle guance che si alzavano mentre rideva, o dai ricci che gli ricadevano sulla fronte. Totalmente opposto al volto di un guerriero.
Leo era abbastanza alto, magrolino ma con le spalle abbastanza larghe, e quando si muoveva si vedevano i muscoli asciutti contrarsi sotto il tessuto dei vestiti, non sembrava uno uscito da un campo di semidei.
Leo indossava tutt'altro che un'armatura, sembrava fatto per restare nel retro delle botteghe mentre fuori si sentivano gridi di guerra: una camicia morbida bianca macchiata in alcuni punti di forse olio e fuliggine gli pendeva sul corpo, con le maniche alzate fino ai gomiti e il colletto sbottonato. Aveva dei pantaloni larghi pieni di tasche sui lati di tutte le dimensioni possibili, una cintura piena di ancora più tasche e per sicurezza, così che i pantaloni marroni non gli scivolassero giu dalla vita, indossava anche un paio di bretelle del medesimo colore dalle mollette di bronzo.
E i scarponi che portava ai piedi, con i lacci slacciati e infilati a casaccio dentro, non erano decisamente fatti per avvicinarsi di soppiatto al nemico o correre via da uno scontro.
<<Ti sei incantata, Daphne?>> la romana si rese conto che, nel giudicarlo così aspramente, avesse girato anche la testa verso di loro come se li vedesse con i propri occhi. Storse il naso, ritornando con lo sguardo vuoto di immagini davanti. L'usignolo cinguettò. <<Stavo aspettando che finiste di fare amicizia, Valdez >> la sua intera espressione tramutò, cancellando qualsiasi traccia della spensieratezza che aveva nel guardare Hazel. <<Vuoi scoprire finalmente come si fa?>> Hazel gli mise una mano sul braccio, interrompendolo, e gli mandò un'occhiata di avvertimento che lo zittì per il momento.
<<Siete arrivati, finalmente>> la donna li guardò appena superata la collina, come aveva fatto a sentirli? Erano rimasti in silenzio nell'ultimo tratto per paura che la minima parola facesse scoppiare un'altra guerra.