XXVIII.PERCY

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MENTRE JASON e Piper ritornavano volando alla barca, l'isola si allontanava dietro di loro e la testa di Ercole irruppe dalla montagna di cibo. Aveva metà cocco incastrato sulla testa come un elmetto da guerra. <<Vi uccido!>> ruggì, come se avesse fatto un sacco di pratica con quella frase. Jason atterrò sul ponte dell'Argo II. Fortunatamente, Leo aveva fatto la sua parte. I remi della nave erano già in modalità aerea. L'ancora era alzata.

Jason invocò una ventata così potente che li spinse in cielo, mentre Percy inviò un'onda di tre metri contro la spiaggia, mettendo Ercole al tappeto per la seconda volta, sopraffatto da una cascata di acqua
salata e ananas.

Quando il dio si rimise in piedi e iniziò a tirare noci di cocco contro di loro, l'Argo II stava già navigando tra le nuvole sopra al Mediterraneo, Percy stava guardando la sua figura diventare sempre più piccola. La sua rabbia sempre più lontana. Si sentiva esausto, e aveva solo evocato un'onda che li spingesse in alto.

Quando si girò, guardando la piccola ciurma che la profezia - e qualche inganno - aveva messo insieme, Percy li vide gia tutti ai propri posti. Pensò a quanto fiero fosse Leo, guardandoli dall'alto del suo timone, lavorare come piccole formiche o ruote di una macchina che aveva assemblato lui.

Vide Piper e Annabeth che si aggiornavano su quello che era successo sull'isola di Ercole, la mora spiegava da dove fosse arrivato il corno che adesso le pendeva sulla schiena. Jason era andato da Daphne, a Percy sembrava che i due stessero recuperando sempre più del loro legame, che stessero trovando il loro posto sulla nave. Hazel, Frank e il coach stavano sistemando le vele sotto i comandi di Leo, l'Argo era ancora in fase di decollo e a detta del figlio di Efesto, anche molto delicata.

Percy non trovava il proprio posto. Non trovava le persone con cui fare gruppo, da aiutare, e nessuno era venuto da lui.

Percy non si sentiva amato.

Era già brutto abbastanza che fosse fuggito da Atlanta inseguito da malvagie divinità marine. Poi non era riuscito a fermare l'attacco di un gamberetto gigante contro l'Argo II. Poi gli ichthyocentauri, i fratelli di Chirone, non avevano neanche voluto incontrarlo.

Dopo tutto ciò, erano arrivati alle Colonne d'Ercole, e Percy era dovuto rimanere a bordo della nave mentre Jason il Grande faceva visita al suo fratellastro. Ercole, il semidio più famoso di tutti i tempi, e Percy non era riuscito a incontrare nemmeno lui.

Okay, certo, da quello che stava dicendo Piper, Ercole era un idiota, ma comunque... Percy si stava stancando di rimanere sulla nave e passeggiare sul ponte.

Il mare aperto avrebbe dovuto essere il suo territorio. Percy avrebbe dovuto farsi avanti, prendere il comando, e tenere tutti al sicuro. Invece, per tutto il viaggio attraverso l'Atlantico, non aveva fatto praticamente nulla a parte fare due chiacchiere con gli squali e ascoltare il Coach Hedge che cantava le sigle delle serie televisive. E nonostante l'assenza dei suoi comandi, a quanto pareva, il pontile brulicava di ordini e ordine. Tutti sapevano cosa fare.

VENI | leo valdezDove le storie prendono vita. Scoprilo ora