XXII.DAPHNE

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LA NUOVA guerra civile era iniziata.

Daphne guardava orripilata i giardini di Charleston, Timeo sopra di loro sorvolava la zona sparendo occasionalmente quando le aquile romane cercavano di attaccarlo. La romana vedeva a intermittenza, troppo avida per far abbassare quota al corvo. Al loro passaggio, Annabeth e Daphne lasciavano una scia di semidei addormentati e armi riposte. La greca le aveva suggerito di lasciare i mortali svegli, nonostante il trauma che avrebbero subito, per usarli come distrazione o fastidio per i romani. La foschia avrebbe fatto il resto del gioco con le loro menti.

I romani...

Daphne stava cercando di minimizzare i danni, l'uso delle armi, si sentiva i muscoli tirare e le palpebre più pesanti con ogni passo verso il forte.

Arrivate sulla scena, Daphne deglutì. Frank e Leo erano sopravvissuti al volo, e adesso si difendevano dietro a varie colonne. Leo lanciava palle di fuoco contro aquile e semidei, inciampando occasionalmente su detriti e sbattendo contro mortali che per poco non finivano arrostiti.

Le guide dei tour continuavano a urlare, "E' solo una rievocazione storica!" Tuttavia non ne sembravano convinti. La Foschia non poteva fare miracoli per cambiare ciò che i mortali vedevano.

Al centro del cortile, Frank versione elefante infuriava intorno ai pennoni, disperdendo i guerrieri romani. Jason si trovava a circa cinquanta metri, intento a combattere con la spada contro un robusto centurione le cui labbra erano macchiate di rosso ciliegia, come sangue.

Mentre Daphne guardava, Jason urlò. <<Mi dispiace, Dakota!>> Volteggiò dritto sopra la testa del centurione come un acrobata e abbassò con forza l'elsa del suo gladius sulla parte posteriore della testa del romano. Dakota crollò a terra, e il cuore di Daphne sembrò seguirlo. <<Jason!>> chiamò lei, la voce le si spezzò in gola. Lui scrutò il campo di battaglia finché non la vide. <<Attenta!>> puntò dietro di lei, ma Daphne aveva già visto la figura vestita di viola avvicinarsi alle sue spalle grazie agli occhi di Timeo. <<Traditrice!>> La romana scosse la testa, il ragazzo - che non riconobbe per colpa dell'elmo che gli copriva il volto - cadde a terra ancora prima che potesse alzarle la lama contro, ma la sua voce l'aveva ferita comunque.

Daphne rimase pietrificata sul posto, ma intorno a loro i romani cominciavano a cadere, il titolo l'aveva segnata come sangue, ma era meglio così piuttosto che lasciarli davvero macchiare il giardino per una guerra inutile.

Guerra inutile, combattimenti inutili, continuava a ripetersi lei mentre metteva a dormire i suoi compagni e mandava in fumo il piano a cui aspiravano con vittoria e sete di vendetta. Dentro la sua testa, le immagini degli eidolon che rivelavano l'innocenza dei greci continuavano a ripetersi, insieme alla dea dell'amore che aveva confermato l'esistenza del marchio di Atena e della possibilità di pace tra le due razze di semidei. Nel suo cuore invece, si stringevano i ricordi del campo Giove, messi alle strette dal tradimento che vedevano i suoi amici. Continuava a ripetersi che avrebbero capito, che c'era qualcosa di più importante in ballo, una guerra civile era solo quello che voleva il loro vero nemico, ma Daphne - mentre guardava i romani ranicchiarsi a terra e stringere le spathe e lance al petto come orsetti di peluche - non poteva fare a meno di sentirsi come suo padre durante la guerra di San Francisco, divisa, incompresa e ferita.

VENI | leo valdezDove le storie prendono vita. Scoprilo ora