XXIV.JASON

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QUANDO JASON sentì una porta sbattere nel corridoio, semplicemente sapeva che fosse lei.

E sapeva di dover andare da lei.

Il bisogno sembrò quasi infonderli un pò di energia, perchè l'emicrania si era affievolita e le sue gambe riuscirono a reggerlo quei pochi passi nel corridoio fino alla stanza che Leo aveva convertito nel dormitorio di Daphne.

E adesso era lì, aria fredda gli arrivava ai piedi da sotto la porta e Jason si ricordò che le piacevano le temperature più basse. Una memoria che sembrò illuminare un angolo ancora sfocato e coperto da Giunone nella sua mente. Alzò il pugno, e battè le nocche sul legno un paio di volte. <<Non è il momento, Jason>> Daphne gli rispose, senza nemmeno aprire la porta, e il biondo corrucciò le sopracciglia. Dietro di lui si sentì un miagolio e quando girò la testa, il figlio di Giove vide un gatto nero che lo guardava, aspettando pazientemente che se ne andasse.

<<Daphne>>

<<Vattene!>> Alzò lei la voce, e se possibile il volto di Jason si contorse ancora di più in una smorfia. Aveva un tono strano, l'impazienza di chi vuole essere lasciato in pace per vergogna più che per pace. Jason avvicinò la mano alla maniglia e il gatto soffiò, ma lui aprì la porta comunque.

Un cuscino gli volò contro appena la sua figura emerse nella stanza, colpendolo in pieno viso e stordendolo per un secondo. <<Non mi importa se stai male! Vattene o->>

<<Daphne, cos'è successo?>>

<<Vattene!>> Daphne alzò ancora di più la voce, fortunatamente erano tutti di sopra tranne Percy, che era crollato dopo il quinto scalino sotto coperta, e non si sentiva molto tra un piano e l'altro della nave. Per qualche ragione, Jason sapeva che era meglio così, che Daphne preferiva così. <<Vattene! Jason non sto scherzando>> un altro cuscino gli volò incontro, ma stavolta la sua mira fallì. Jason si guardò intorno e si rese conto che Daphne non voleva nemmeno vederlo, perchè nessun animale spettrale vegliava sulla loro interazione. <<Dobbiamo parlare>>

<<Come osi? Come osi venire adesso e dirmi che dobbiamo parlare? Hai aspettato cinque giorni, e decidi di venire adesso!>> le sentì la voce spezzarsi, e insieme a quella, anche il cuore di Jason. Era perchè la vedeva così fragile, arrabbiata con lui, o perchè non si ricordava perchè odiasse vederla triste? Forse tutte insieme, fatto stava che vedere Daphne con scie di lacrime sulle guance rosse lo spezzava in due.

<<Perchè non adesso?>> le chiese confuso, facendo qualche passo avanti, e lei cominciò a scuotere la testa, portandosi le ginocchia al petto una volta rimasta senza cuscini da lanciare. <<Perchè?>> ripetè lei, quasi incredula. La sua voce si abbassò a quasi un soffio. <<Perchè...hai colpito Dakota...>>

VENI | leo valdezDove le storie prendono vita. Scoprilo ora