Sette semidei scelti per salvare il mondo e impedire il risveglio di Gea. Un'impresa a cui Percy Jackson, guardando Daphne Rosier, pensò che potesse far comodo una figlia di Somnus.
Nonostante la rivalità naturale tra le due linee di semidei, e un'...
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«MESSO AL tappeto due volte in due giorni» mormorò il figlio di Giove mentre si tirava su a sedere e si sfregava la testa. Si era svegliato con le tempie pulsanti e il volto pallido di Daphne a pochi centimetri dal suo mentre gli disinfettava la ferita sul lato.
Quando però cercò il suo sguardo, Jason la sentì bruscamente tirare indietro, e il biondo deglutì per mandare giù l'improvviso sapore di delusione che gli aveva inondato la bocca. «Alla faccia del semidio!» forzò una risata, guardando a destra e staccando gli occhi dalla romana che adesso si stava rimettendo la felpa in un angolo della stanza.
Lanciò un'occhiata imbarazzata a Percy, che sembrava tanto scombussolato e appena sveglio quanto lui. «Scusa, amico. Non volevo fulminarti.» La maglietta di Percy era cosparsa di forellini bruciacchiati e due sospette impronte annerite dell'esatta grandezza delle mani di Leo, i suoi capelli erano perfino più spettinati del solito, ma il figlio di Poseidone riuscì lo stesso a rispondere con una debole risata. «Non è la prima volta. Anche tua sorella mi ha folgorato, al campo.» Jason vide con la coda dell'occhio Daphne che trasaliva, bloccandosi mentre si sistemava la canottiera sotto alla felpa. Perchè i suoi occhi continuavano a scivolare nella sua direzione?
«Sì, ma... avrei potuto ucciderti» gli rispose un pò distratto, ma genuinamente dispiaciuto. Per qualche ragione, Percy sembrò prenderla come una provocazione e questo attirò definitivamente l'attenzione del romano. «Oppure avrei potuto ucciderti io» ribatté il figlio di Poseidone, Jason si strinse nelle spalle. «Se ci fosse stato un oceano in Kansas, forse» Daphne alzò gli occhi al cielo dal suo angolo, scambiandosi un'occhiata ovvia con Annabeth. «Non mi serve un oceano per-»
«Ragazzi!» li interruppe Annabeth. «Sono sicura che entrambi sareste stati bravissimi ad accopparvi a vicenda, ma in questo momento dovete riposare » si guadagnò un cenno di assenso dalla figlia di Somnus, che aveva risvegliato i semidei per assicurarsi che non ci fossero danni permanenti per tutti quei fulmini e cadute e colpi alla testa, ma erano ancora messi abbastanza male. Il moro scosse la testa grattandosi il bernoccolo sulla nuca, e Jason si ritrovò a guardare di nuovo Daphne. Lei continuò ad evitarlo.
«Prima mangiamo» replicò Percy, allungando la mano per appoggiarsi ad Annabeth, e il figlio di Giove collegò per qualche strana ragione il gesto a Daphne. Possibile che stessero insieme? No...non ricordava nessuna ragazza, e Daphne e Reyna non avevano mostrato segni di risentimento nei confronti di Piper. Eppure, Jason associava le due ragazze, particolarmente Daphne, ad un calore nel cuore, una sensazione diversa da ciò che provava per Piper ma abbastanza simile da farlo rattristare al pensiero di quello che aveva perso. «Poi dobbiamo parlare, è importante. Bacco ha detto che...»
«Bacco?» Annabeth sollevò una mano per fermarlo. «Okay, va bene. Dobbiamo parlare. In mensa. Tra dieci minuti. Noi avvertiamo gli altri. E ti prego, Percy... cambiati. Puzzi come se fossi finito sotto gli zoccoli di un cavallo elettrico.» Annabeth sbuffò, uscendo dall'infermeria per chiamare gli altri e lasciando i due pazienti con Daphne. La figlia di Somnus si avvicinò, andando per prima da Percy con una piccola luce da puntare nei suoi occhi per - probabilmente - cercare danni cerebrali grazie al movimento della pupilla. Il gesto fece tornare in mente a Jason la specifica immagine di Daphne che rideva nell'infermeria del campo Giove, con la strana consapevolezza che quello fosse il suo ambiente tanto quanto il campo di battaglia.