Sette semidei scelti per salvare il mondo e impedire il risveglio di Gea. Un'impresa a cui Percy Jackson, guardando Daphne Rosier, pensò che potesse far comodo una figlia di Somnus.
Nonostante la rivalità naturale tra le due linee di semidei, e un'...
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ANNABETH non capiva se Daphne la stesse giudicando dall'altro lato del tavolo, o se si fosse semplicemente addormentata ad occhi aperti e sopracciglia corrucciate. Il coach Hedge stava sgridando lei e Percy da quando erano arrivati alla mensa mano nella mano e l'unico altro suono oltre allo sdegno del satiro erano gli sghignazzi di Leo. Ogni tanto si sentiva la sua voce, anche se oscurata dal colletto della camicia tirato sopra alla bocca per nascondersi. «Un classico. Un classico».
Sapeva che i romani ci tenessero alla disciplina, forse per questo Hazel sembrava così scandalizzata - oltre al fatto che venisse dalla New Orleans degli anni '40 più o meno - e Daphne sembrava esserne il ritratto fatto in carne, ossa e iridi che nonostante cieche riuscivano a metterle i brividi. Timeo, il corvo che la romana usava per vedere, non sembrava essere da nessuna parte nella sala comune, e lei aveva le braccia incrociate ed era immobile da quando lei e Percy erano entrati, sbuffando occasionalmente. La figlia di Athena aveva le guance rosse e la vergogna che le scorreva bollente nelle vene, sapeva di non aver fatto niente e soprattutto non le importava più di tanto delle parole del coach Hedge, ma Daphne aveva già brutte aspettative nei confronti dei greci e lei ci teneva a dimostrare che non erano così male.
Specialmente dopo aver bombardato casa sua.
«Mai in vita mia!» stava strillando il coach, gesticolando con la mazza e rovesciando un vassoio di mele. «Contro le regole! Irresponsabili!»
«Coach, è successo per sbaglio» intervenne Annabeth, in sua difesa, ma guardava più Daphne con la sua posizione da madre delusa che il satiro responsabile di loro. «Stavamo chiacchierando, e ci siamo addormentati.»
<<Basta>> Daphne afferrò finalmente una mela dal cesto rovesciato in mezzo al tavolo, e la addentò, coprendosi poi la bocca mentre parlava. <<Siamo semidei, e siete greci no? La vostra aspettativa di vita è di quanto, diciotto anni? Venti?>> Percy stava sorridendo sotto ai baffi, il coach Hedge stava guardando la romana rosso in volto e tremante dalla rabbia, ma sapeva di non poterle dire niente. Annabeth, invece, non sapeva se sentirsi insultata o meno, in fin dei conti sembrava che li stesse aiutando. «Tu non puoi->> la lingua del coach si annodò, e lui si passò sul volto una mano frustrata. <<Sono io il responsabile per->>
<<Abbiamo cose più importanti di cui parlare, non pensa?>> Daphne lo guardò, masticando lentamente, la mano ancora graziosa davanti alle labbra. <<Oppure l'elenco che ho fatto prima non è bastato a rinfrescarle la memoria? Due semidei greci che per miracolo sono arrivati a diciassette anni e si addormentano nelle stalle secondo lei sono un problema più importante di Gea in persona?>> il satiro strinse i denti, battendo gli zoccoli sulle assi di legno che formavano il pavimento interno della Argo II. Leo sembrava stare per scoppiare a ridere, aveva il volto rosso sotto il colletto della camicia, ma le spalle e i riccioli scuri gli tremavano con foga. Hedge gli rifilò un'occhiataccia, ma Leo non lo vide, e non potè riservare lo stesso trattamento alla romana, in quanto fuori dalla sua costituzione.