VII.ANNABETH

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<<LEO ha detto che dovevamo atterrare per riparare la nave prima, mentre ti occupavi di Jason!>> Percy sorrise nervoso.

<<E me lo dici adesso!>> Urlò Daphne, mentre la nave si ammutoliva, la ciotola di ambrosia aveva saltellato pericolosamente vicino al bordo del tavolo e Percy la afferrò prima che cadesse.

<<Colpa degli dei, deficit dell'attenzione>> Percy sorrise e fece l'occhiolino ad Annabeth, Daphne sbuffò e tastò il tavolo in cerca dell'ambrosia. La figlia di Athena allungò il braccio pronta a spingerle la ciotola sotto al naso ma Percy le afferrò il polso in tempo, facendole segno di no con la testa.

Lei guardò la semidea e deglutì, conosceva l'odio di non sapere, anche lei detestava rimanere al buio ed essere trattata come una incapace, ma subirlo per tutta la vita? Spingersi ai limiti e oltre per provare costantemente a tutti che si è capaci di fare le più minime delle cose mentre si prova anche a dimostrare di non essere delle spie davanti ai non-così-micro attacchi di Ottaviano e del campo Giove?

Improvvisamente, Annabeth capì la natura irascibile di Daphne, la bravura, la velocità con cui l'aveva messa al tappetto, e provò solamente ammirazione nei confronti della misteriosa figlia di Somnus.

<<Daphne->> la ragazza non la ascoltò neanche, girò invece la testa verso il corridoio da dove sentiva arrivare gli altri. Prese di nuovo quel respiro profondo, lo stesso che aveva visto in Grover durante le loro fin troppe missioni, quello per sentire l'odore dei mostri, e le domande ricominciarono a riempirle la testa. <<Allora, siamo atterrati>> Leo li interruppe, comparendo sull'uscio della porta insieme a Hazel. <<E adesso?>> Percy e Annabeth videro lo sguardo truce che il ragazzo riservò alla romana, Frank e Hazel no. <<Cerchiamo di capire la profezia?>> il figlio di Marte stava giocherellando con la corda del proprio arco. <<Quella che abbiamo sentito dire da Ella era una profezia, giusto? Dai Libri Sibillini?>>

La testa di Daphne scattò verso la voce di Frank, aveva sentito bene?

<<Da che?>> domandò Leo, la romana sbuffò sonoramente e Annabeth si morse il labbro per trattenere un sorriso. Forse erano i sette mesi passati lontano dalla sua testa d'alghe, forse la nostalgia di casa e della pace che pensavano di essersi guadagnati, ma in quel momento Leo - di cosa state parlando - Valdez e Daphne - te lo dico io - la romana gli ricordarono molto lei e Percy. <<I libri Sibillini sono raccolte di profezie antiche, arrivate troppo presto, ma sono stati nascosti tempo fa ormai per non istigare semidei impreparati a provare a compierle quando non era il loro destino>> Daphne spiegò, vagando con gli occhi nella stanza, Annabeth notò la mano che si stava stringendo a pugno sul tavolo, la frustrazione di non riuscire a guardare in faccia Leo le stava dando alla testa. Il figlio di Efesto alzò gli occhi al cielo e tiró fuori dalla cintura un pezzo di rame che cominciò a ripiegare su se stesso come un piccolo origami metallico pur di non ascoltarla.

VENI | leo valdezDove le storie prendono vita. Scoprilo ora