Sette semidei scelti per salvare il mondo e impedire il risveglio di Gea. Un'impresa a cui Percy Jackson, guardando Daphne Rosier, pensò che potesse far comodo una figlia di Somnus.
Nonostante la rivalità naturale tra le due linee di semidei, e un'...
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«DAPHNE ci farebbe comodo-»
«Io rimango qui» la ragazza tagliò corto, e Percy annuì senza protestare, ci aveva provato ma avrebbe dovuto sapere che avrebbe scelto di rimanere con Leo. La romana rifilò un'occhiata veloce al greco in questione, non si erano parlati da quando Daphne era emersa dalla propria stanza quella mattina, ma si ritrovavano sempre uno di fronte all'altro, come due ombre silenziose che si osservavano dai lati opposti della stanza.
«Avrò bisogno di Annabeth, scusa Percy ma è l'unica oltre a me a sapere come funziona questa nave, mi servirà per le ultime riparazioni» il figlio di Nettuno annuì, anche se controvoglia, e guardò Piper, Jason e Frank. Hazel sarebbe andata in città a prendere delle provviste e vestiti, il coach avrebbe fatto da nobile guardia alla nave, quindi rimanevano solo loro. «Va bene allora, sbrighiamoci, i romani ci stanno alle calcagna» Frank si trasformò in un corvo, dopo mesi a vedere Timeo al campo Giove era forse il secondo animale che conosceva meglio, dopo Annibale l'elefante-guardia del Campo Giove. Percy, Piper e Jason saltarono oltre al bordo della nave atterrando nel campo di grano e partendo spediti verso l'uscita 50 di Kansas, secondo la visione della figlia di Aphrodite.
Leo guardò Daphne, che gli rifilò un'occhiataccia e scese le scale per prima, con Timeo che sbatteva le ali nel lungo corridoio verso la sala macchine. Dietro di lei, Annabeth e Leo parlottavano come vecchi amici nonostante - da quanto aveva capito la romana - si conoscessero da pochi mesi.
Arrivati in sala macchine, Annabeth smise improvvisamente di parlare quando posò gli occhi grigi sul tavolo da lavoro dove riposavano dei bracciali. Un paio di bronzo celeste, evidentemente messi lì per raffreddare su una piccola piattaforma di metallo. «Leo...sono bellissimi- cosa...cosa sono?» Annabeth li prese tra le mani, osservandoli attentamente: erano due lunghe spirali, bande di bronzo che ti si attorcigliava attorno all'avambraccio fino al polso. Daphne si avvicinó con occhi sospetti. «Sono...» il moro deglutì, giocherellando con le mani mentre le raggiungeva al bancone.
«Sono le tue spade, ho pensato che portarne sempre due in giro a grandezza naturale potesse essere scomodo-» Leo prese i bracciali tra le mani, uno per palmo, e si girò verso Daphne. La figlia di Somnus si sentì la bocca asciutta alla vista del sorriso simpatetico che il moro le stava rifilando. «Quindi ho chiesto a Percy di mostrarmi il meccanismo della sua penna-spada e-»
«Non mi faccio comprare da patetiche offerte di pace, Valdez» Daphne sputò fuori, ignorò il modo in cui il sorriso di Leo cadde e Annabeth che scuoteva la testa dietro di lui. Si concentrò invece su quei bellissimi e allo stesso tempo vergognosi bracciali. Le spirali che fremevano dal fuoco in cui erano state forgiate e la voglia di avvolgerle le braccia. «Non li ho fatti per-» Leo riuscì a pronunciare a denti stretti, appoggiò i bracciali sul tavolo e Daphne, seguendone il movimento, vide le impronte dei suoi pollici sciolte nel bronzo. «Quando troverai un modo per ricostruire la pomerium forse ne riparleremo»