Sette semidei scelti per salvare il mondo e impedire il risveglio di Gea. Un'impresa a cui Percy Jackson, guardando Daphne Rosier, pensò che potesse far comodo una figlia di Somnus.
Nonostante la rivalità naturale tra le due linee di semidei, e un'...
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SE L'ESPRESSIONE "rimanere senza fiato" fosse stata letterale, Leo sarebbe soffocato ore fa.
Aveva decisamente un tipo: le ragazze glaciali, irraggiungibili, e assolutamente fuori dalla sua portata. Appena sceso dalla Argo II, quattro ore fa, stava per cadere in ginocchio. Non stava scherzando, aveva letteralmente sentito le ginocchia tremare e si era appoggiato a Jason, cercando di farlo sembrare un gesto svogliato mentre alzava una mano con il segno della pace come saluto. Era bastato per farlo sembrare figo? Forse, anzi molto probabile, ma ormai non importava più.
Aveva diviso la folla come acqua, quando era apparsa davanti a loro insieme a Reyna, e Leo non le aveva più staccato gli occhi di dosso: la toga bianca insieme allo strascico viola che le ricadeva su una spalla, la mascherina da sonno che le teneva i capelli lontano dal volto bellissimo e pallido. Era tutta bianca, tranne per gli occhi dai riflessi violacei e le sopracciglia girigiastre.
Non era riuscito a mangiare molto a cena, e nemmeno a distrarsi con altro, giocherellare con i suoi pupazzi di metallo sembrava uno spreco di tempo se aveva lei davanti. Non era riuscito a parlarle, erano tutti troppo impegnati ad aggiornarsi su imprese eroiche e Jason aveva descritto loro l'unica a cui Leo avesse partecipato. Poi, come un brutto scherzo, appena finita la cena al figlio di Efesto era toccato l'orribile compito di mostrare la propria a nave a Ottaviano.
Per carità, gli piaceva vantarsi delle proprie opere, ma avrebbe preferito di gran lunga dimostrare il proprio genio a lei.
Ogni sua possibilità era crollata insieme al Foro, e alla piazza, e alla fontana, e ai giardini che lui stesso aveva bombardato in un momento di completo buio. Cosa gli era successo? Aveva mandato a monte tutto, e adesso lei era sulla nave davanti a lui, una spada di bronzo celeste in mano che aveva afferrato dal pontile puntava alla gola del figlio di Efesto. «Che cosa hai fatto» la lama a tratti tremava dalla rabbia. Leo la guardò in volto, gli occhi vitrei sembravano lucidi, e si mosse verso di lei sul pavimento, non voleva farla piangere. «No, non ho fatto-»
«Eri ai cannoni, ti ho dovuto strappare dalle baliste con le mie stesse mani» lo accusò, dietro di lei salivano Percy e Annabeth. La nave si incrinò leggermente sotto al peso di un drago che si portava dietro Jason e Piper e che poi si trasformò in Frank. Sull'appiglio più vicino, il corvo che li aveva sorvolati all'arrivo al campo sembrava giudicarlo a sua volta.
Tutti gli occhi era o su di lui, e Leo non aveva nessuna spiegazione da dare. Aprì la bocca, ma aveva la lingua annodata, nessun suono usciva. «Dov'è Reyna?»
Percy e Annabeth approfittarono dell'attenzione del corvo e di Daphne su Leo. La figlia di Athena si mosse verso il timone, facendo partire la nave con uno scatto che fece sussultare la semidea romana. Daphne ficcò violentemente la spada nel pavimento tra le gambe di Leo, spaccando un'asse di legno e crepandone altre tre intorno, e poi si girò verso Percy.