XXV.LEO

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LEO si meritava un cappello da asino.

Se avesse usato la testa, avrebbe cambiato il sistema di rilevamento della nave dalla modalità radar a quella sonar non appena avevano lasciato il porto di Charleston. Era quella la cosa che si era dimenticato. Aveva progettato lo scafo perché risuonasse ogni pochi secondi, inviando onde attraverso la Foschia e avvertendo Festus di qualsiasi mostro nelle vicinanze, ma funzionava solo una modalità alla volta: acqua o aria.

Era stato così confuso a causa dei romani, poi la tempesta, poi Daphne e in fine Hazel, che se ne era completamente dimenticato.

Ora, un mostro si trovava esattamente sotto di loro.

La nave si inclinò verso tribordo. Hazel afferrò la balaustra per non cadere. Hedge urlò. <<Valdez, quale bottone fa saltare in aria i mostri? Prendi il timone!>> Leo si mosse sul ponte inclinato e riuscì ad afferrare la balaustra di babordo. Cominciò ad arrampicarsi di lato verso il timone, ma quando vide il mostro che affiorava, si dimenticò come ci si muoveva.

L'essere era lungo come la loro nave. Alla luce della luna, sembrava un incrocio tra un gamberetto gigante e uno scarafaggio, con un chitinoso guscio rosa, una piatta coda da aragosta, e zampe da millepiedi che ondeggiavano in maniera ipnotica mentre il mostro raschiava contro la chiglia dell'Argo II.

La sua testa emerse per ultima – la viscida faccia rosa di un enorme pesce gatto con vitrei occhi da morto, delle fauci spalancate prive di denti, e una foresta di tentacoli che gli uscivano da ciascuna narice, creando il naso peloso più rigoglioso che Leo avesse mai avuto il dispiacere di ammirare.

Leo si ricordò delle speciali cene del venerdì sera che lui e sua madre erano soliti avere nel ristorante locale di pesce a Houston. In quelle occasioni mangiavano gamberetti e pesce gatto. Adesso l'idea gli faceva venire voglia di vomitare.

<<Andiamo, Valdez!>> urlò Hedge. <<Prendi la ruota così io posso prendere la mia mazza da baseball!>>

<<Una mazza non aiuterà>> disse Leo, ma si fece strada verso l'elmo. Dietro di lui, il resto dei suoi amici si riversarono su per le scale. Percy salì a grandi falcate insieme ad Annabeth, nonostante l'aria ancora trasandata che gli pesava addosso, e gridò: <<Cosa sta – Gah! Gamberzilla!>>

Frank corse al fianco di Hazel. Lei era aggrappata alla balaustra, ancora stordita a causa del flashback e già verdognola per i movimenti bruschi della nave, ma fece capire con un gesto che stava bene.

Jason e Piper corsero su per le scale, e con la coda dell'occhio Leo vide due ultime figure emergere da sotto coperta: Timeo, che sfrecciò nero nel cielo, e Daphne che gli correva dietro con i suoi capelli bianchi e spettinati.

Il mostro si avventò nuovamente contro la nave. La chiglia gemette. Annabeth, Piper e Jason furono spinti verso tribordo e per poco non vennero gettati in acqua, Daphne si appoggiò al muretto dove solitamente stavano i barili di scorta, e con un movimento secco delle mani le due spade che Leo aveva forgiato le scivolarono in mano. Sembrava più viva, o almeno più attiva di prima, e specialmente più incline a fare il culo a qualcuno che non fosse Leo, ma non c'era molto tempo per osservarla.

VENI | leo valdezDove le storie prendono vita. Scoprilo ora