Il 15 di gennaio era la data X, quella che aspettavo con ansia ma che ora sembrava essere il giorno di una esecuzione capitale di un condannato a morte. Quando tornai a scuola mi sentii come se mi mancasse qualcosa o qualcuno, non c'era lui a scortarmi.
Da quando avevamo litigato, mi sentivo come se mi avessero bendata egettata in una buca nel mezzo di un tunnel buio. Non sapevo come uscirne o come orientarmi e nemmeno lo psicologo riuscì a spiegarsi questa mia regressione ed io non gli dissi il motivo. Ero tornata alpunto di partenza, avevo iniziato ad avere anche attacchi di panico, tremarella e sudore freddo. Lo nascondevo meglio che potessi ma Serena si rese conto che c'era qualcosa che non andasse. Evitaiquanto più possibile Rick. Lo evitavo come se fosse un morbo. Smettemmo di salutarci, di pranzare insieme e quando sapevo chesarebbe passato a casa mia, beh mi organizzavo per non farmi trovarelì. L'altra mia ancora di salvezza era sempre stata Serena, ma ormai era fuori gioco anche lei, era fidanzata e non volevo che passasse il suo tempo libero con me.
Casa nostra era vicina a Central Park, iniziai a seguire i suggerimenti del dottore. Nelle mie ultime sedute, era un vulcano di emozioni che non riuscivo a controllare, troppi pensieri, troppe parole. Mi suggerì di scrivere, di metterli su carta e di leggerli durante le nostre sedute. All'inizio fu difficile ma poi presi il via e non mi fermai più. Trascorrevo quasi tutti i pomeriggi al parco o in una caffetteria lì vicino, avevo tanto da scrivere e tanti pensieri da riordinare.
Le settimane trascorsero lentamente, i miei pomeriggi erano tutti incentrati sul fare ordine nella mia testa.
Quel pomeriggio ero a casa, mancavano pochi giorni a San Valentino, quel giorno sapevo che Andy sarebbe andato a casa di Kitty. Ero tranquilla, Phil aveva la giornata libera e Maria era fuori per delle commissioni. Suonarono alla porta, pensai immediatamente a Serena, le avevo detto che sarei stata a casa da sola. Era tanto che non chiacchieravamo tra noi. Quando aprii la porta fui molto sorpresa divedere che il mio ospite non era Serena ma Rick.
Mi guardò attentamente, avevo un pantalone della tuta over size, probabilmente di Andy ed una felpa abbinata minimo due taglie in più della mia, i capelli erano legati in una crocchia alta arruffata, mordicchiavo nervosamente la matita quando lui mi disse: "Ecco dove fosse finita la mia tuta! Beh puoi tenerla, ti dona, sta meglio a te che a me!"
Bugia!!!
Lui con la tuta era divino, era quasi da infarto. Il pantalone della tuta esaltava il suo sedere perfetto, detto tra noi il suo fisico era perfetto con qualsiasi tipo di abbigliamento, pettorali ben delineati, tartaruga da urlo, braccia snelle e muscolose, gambe lunghe e ben scolpite. Lo ammetto, trovarlo lì fuori la porta mi fece un certo effetto.
"Pensavo che la tuta fosse di Andy, tranquillo te la farò recapitare quanto prima pulita e stirata! Che ci fai qui? Andy non c'è, non sapevo che saresti passato... Altrimenti avrei trovato altro da fare." dissi dopo l'esitazione iniziale, mentre il cuore mi batteva forte!
"So perfettamente che Andy non è in casa e non sono qui per lui, ma per te. Non mi fai nemmeno entrare?" disse sfoderando uno dei suoi magici sorrisi.
"Non vedo il motivo per il quale io debba farti entrare, non mi sembra che io ti abbia invitato a casa oggi pomeriggio e presentarsi senza invito è da maleducati, le basi signor Perkins, le basi!" dissi con tutta l'acidità possibile ed immaginabile.
"Vero, ma sapevo che se ti avessi chiamata, avresti trovato un motivo per evitare di parlarmi, ammesso e non concesso che tu avessi risposto - disse in modo calmo e rilassato - sono qui per chiederti scusa, non volevo dirti quelle cose, mi dispiace è solo che mi hai colto alla sprovvista e...." disse, ma io lo interruppi.
"Quello che fai nel tuo privato sono affari tuoi, vero! Io sono un'amica, bene, grazie del chiarimento, il concetto l'ho capito, buona giornata Rick, non c'era bisogno di venire fino a qui per chiarire una cosa ovvia quanto la luce del sole!" dissi provando a sbattergli al porta in faccia con tutta la forza che avessi in corpo, ma lui mi bloccò prima che potessi farlo.
"Non è esattamente così, senti, Susan o Cloe sono come tutte le altre, non sono niente per me. Sono solo dei passatempo, ok..." ma non lo ascoltai, gli diedi le spalle e me ne andai. Discutere sul pianerottolo non era una buona idea.
"MA DOVE DIAVOLO STAI ANDANDO? ASCOLTAMMI!" disse chiudendo la portadietro di sé e provando a rincorrermi.
"Forse non hai capito che sono io che non ti voglio parlare, non ti voglio vedere, non ti voglio essere amica. Non ho bisogno della tua pietà! Ho solo bisogno di stare per conto mio, per favore." dissi in tono quasi supplichevole.
"Pietà? Cosa significa che lo faccio per pietà? È per colpa di Dan? È lui che ti ha messo in testa queste stronzate?" chiese con sospetto.
"DAN? Perché dovrebbe essere colpa di Dan? Non gli parlo da mesi e sinceramente sono in grado di pensare da sola io.... a differenza di voi maschi, che di solito ragionate con il cervello in mezzo alle gambe!" dissi iniziando a perdere la pazienza. Vero era che nell'ultimo periodo Dan si era rifatto avanti ma non era certo colpa sua.
"Hai ricominciato a frequentarlo?" disse stringendo i pungi come se fosse nervoso. Quel gesto lo conoscevo bene, di solito quando era contrariato o arrabbiato, stringeva forte i pugni come se dovesse spaccare il mondo. Non capii però il perché di quel gesto.
"Quello che faccio nella mia vita privata non sono affari tuoi, ti prego, ora vai." dissi riutilizzando quella sua stessa frase che tanto mi aveva ferita
"Si, invece, quello che tu fai nella tua vita privata...." disse senza poter finire la frase.
"Sono a casa" disse Maria interrompendolo.
"Ciao Rick. Credo che sia meglio che tu ora vada" aggiunsi io con un filo di voce che forse nemmeno lui fu in grado di sentire e senza lasciargli li tempo di riprendere quello che stava dicendo prima cheMaria ci interrompesse.
"Ciao Rick! Ma che sorpresa, ben tornato! Che ci fai qui? Andy è già a casa? Resti per cena?" chiese Maria con il suo solito sorriso contagioso.
"No, sto andando via, ero passato per - disse guardandomi - beh, non importa. Ciao Bambolina, ci vediamo domani a scuola."
Si girò e se ne andò. Chissà come sarebbe finita quella frase se solo Maria non lo avesse interrotto...
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Soul Mate
Storie d'amoreGinevra ha 15 anni, è una ragazza ingenua e spontanea, la sua famiglia fa parte dell'alta borghesia di New York, ha da sempre una cotta per il migliore amico del fratello, un ragazzo di 18 mesi più grande di lei, di nome Richard. Mentre lei è alla...