16. Stelle, baci e fiamme

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Il cielo era un luogo sicuro per me; contavo le stelle, le riconoscevo, riconoscevo le costellazioni, mi riportavano indietro. Mi piaceva fantasticare che, dispersa su una di quelle stelle, si trovasse la mia metà.

Ricercavo il pezzo perduto del cuore. Una... due... tre... forse sei tu? O forse tu? Magari tu? Chi di voi? Dove ti trovi, Lucas? Brilla più forte, ti vedrò, o a intermittenza, voglio sapere da quale stella mi guardi, da quale stella vegli su di me.

E maman, e papà? Voi dove siete, su quali stelle? Oppure siete costellazioni? Una... due... tre... quattro... cinque... si possono contare le stelle? Non ci sono mai riuscita. Lucas, come facevi tu?

Mi manchi, mi manchi.

Il giardino della Evans era largo, circondava la villa. Profumava di fresco. Mi allungai sull'erba verde, nella parte posteriore, così da non essere osservata mentre tracciavo i contorni delle costellazioni, picchettavo sui puntini splendenti, li sommavo uno ad uno. In verità nuvolette cineree infestavano qualche sprazzo di blu scuro; un temporale minacciava da lontano, ma la pioggia non mi spaventava.

Eravamo alle porte di ottobre: il prato era curato, ma l'erba stava per seccare, eppure gli alberi colorati intorno creavano un'atmosfera incantevole.

"Ti ammalerai, siamo a ottobre"

Per la seconda volta, mi sorprese sovrappensiero. "Non è freddo", ribattei, atona. Farmi da parte per permettergli di essere felice con Rebecca mi lasciava un senso di malinconia, mista a irritazione.

Si arrese e si stese con me. "Che stai facendo?"

"Guardo le stelle. Da piccolina studiavo le costellazioni, ne ricordo alcune..."

"Hai smesso?"

Sfrigolai la decima sigaretta del giorno. "Sono stronza e puttana", elusi la domanda, "ma sotto sotto, ti stupirai, ho un pizzico di empatia. Rebecca è interessata a te. Continuare a provocarti mi farebbe sembrare una rivale in amore, e non sia mai", feci, inorridita, "quindi, se mi dirai che ricambi, ti lascerò in pace e sarete felici e avrai la tua romantica vita sessuale".

Non lottavo mai per avere nessuno: per me era una perdita di tempo. Volevo rapporti veloci e indolore: che senso avrebbe avuto spendere tanto tempo per una sola persona? Zero storie d'amore.

Volevo saziare la mia ossessione per lui; vincere e dimostrargli che si sbagliava nel credere che non avrebbe mai ceduto.

Una tacita sfida.

Prevedevo che mi chiedesse dell'accendino, invece non rispose, fissò il cielo. Con un gesto repentino mi rubò la sigaretta. "No, non mi stimola"

"Non chiedi del clipper?"

"Me lo ridaresti?"

"Ebbene, no, ma lo ridarei a Giovanni, io non ti starei più fra i piedi. Non so cosa farebbe lui, di certo non ti starebbe addosso per il sesso come me"

"Non saprei cos'è peggio. Tanto vale dire la verità. No, non mi piace. Non vuol dire che-"

"Lo so, non verrai a letto con me", ripetei la cantilena.

Annuì soddisfatto. Ce ne restammo silenziosi a divederci le sigarette per minuti eterni, in un silenzio pacifico, quasi complice. Era come se avessimo sviluppato una forma di intimità.

"Tra un po' verrà a piovere", mormorò, come se squarciare quel silenzio fosse un atto irrispettoso, come in un luogo sacro, "vuoi andare?"

"Mi piace la pioggia. Sai qual è l'unico difetto?"

"Ti bagni?"

Quello sempre in tua presenza... "Non si può fumare", gli rivolsi un sorriso furbo, dall'alto, e ridacchiò. "Sei libero di andare, se vuoi. Io posso tornare a piedi"

Un battito d'ali su un mare di cicatrici🍃Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora