8. La bella e la bestia

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Osservai la mia preda. Indiscreta, mattina dopo mattina. Jared fece finta di nulla, dubitavo non se ne accorgesse. Presi in considerazione l'idea di far visita a Gregoria: attacco troppo invasivo. Rimanere subdola, strisciare come una vipera velenosa, fino a corromperlo.

Eravamo a fine settembre, principio dell'autunno; verso le due, il sole era ancora piacevole. Il sole piaceva molto alla mia preda: lo sapevo perché, al piazzale, i raggi mattutini picchiavano gli occhi e tutti cercavano l'ombra, eccetto lui, che restava allo scoperto.

Giunsi a un'ipotesi. Controllai un giorno, due, tre, quattro... al quinto la mia teoria si rese efficace.

Lo scorsi nel giardinetto di Gregoria a leggere una rivista, verso le tre del pomeriggio. Bingo.

Avevo una t-shirt stretta e scollata, una gonna svolazzante e calze in pizzo, troppo costose per me, offerte in regalo dalla Evans a Natale. Le sfoggiai, nel tentativo di fargli per lo meno balzare l'occhio sul mio fisico magnetico.

Mi sporsi oltre il muretto, poggiai gli avambracci. Stava leggendo un mensile che conoscevo bene: avrei sfruttato questa carta.

"Rolling Stone. Questo mese c'è un articolo su Ozzy, a quanto pare. Me la presti?"

Ancor prima di guardarmi, sbuffò. Lanciò un'occhiata di sbieco. "Sempre più carne in vista... è inutile. Non farò sesso con te, non mi faccio irretire da un po' di tette. Non fingere, lo so che vuoi questo. Ho ferito il tuo ego dicendoti che non sono interessato e ora cerchi di conquistarmi per dimostrare che nessuno è immune alla tua rete"

"Jay, Jay..." sussurrai, "mi piace, ti chiamerò così. Che ne pensi?"

"Penso che devi lasciarmi in pace. Ho molta pazienza, la stai mettendo a dura prova"

Mai visto nessuno disdegnarmi così. Mi disprezzava. Mi disprezzava perché lo disturbavo oppure per ciò che ostentavo? Di certo meditava suoi miei "incontri veloci", per citare Lorenzo... aveva ragione, ma non era un po' esagerato l'odio viscerale?

La prima mossa era farlo smettere di detestarmi.

"Jay, esci con me"

"No, sto leggendo", disse, inflessibile.

"Oh, dai, posso essere simpatica"

"Sì, certo, come un bastone nel culo". Sfogliò le pagine rapidamente; mi provocò di nuovo una risata spontanea, al che mi guardò, ma senza tracce del solito sguardo severo.

Oscillava tra un vocabolario da libro stampato e quello uno scaricatore di porto, nel passaggio da un'affermazione all'altra. Così curioso.

"Jay, mi piaci sempre più. Esci con me"

"Perché dovrei?"

"Perché sono sexy"

"Ritenta, sarai più fortunata"

"Posso regalarti molto... piacere"

"E' interessante il modo in cui l'unico pregio che sbandieri sia prettamente fisico. Ti senti un oggetto? Problemi di autostima?"

"Dove hai imparato a parlare così chic?"

"Ho letto parecchio. Puoi alzare i tacchi? Mi stai importunando"

Era ora di cacciare la mia carta vincente. "Va bene, Jay. Ho una proposta". Frugai nella borsetta. Sfrigolai l'accendino rosa. La sua testa scattò su di me. "Te lo ridò se esci con me. Niente sesso, non ho bisogno di minacce per scopare"

Tentennò. Non voleva uscire con me, rivoleva il clipper. "Cosa vorresti fare?"

Scopare. "Mhmm. Hai mai visto la bella e la bestia?"

Un battito d'ali su un mare di cicatrici🍃Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora