26. Ossessionata da un ragazzo

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Come si fa a far innamorare qualcuno?

Erika mi aveva fatto promettere di non separarlo da Rebecca, se entrambi fossero stati presi l'uno dall'altra. Erano cambiate le carte in tavola.

Jared non era stato chiaro con me. Io lo desideravo ardentemente. E Rebecca era intollerabile.

Per spegnere l'ossessione, devo giungere al fine, saziarmi e liberarmene.

Le ossessioni sono parassite. Non te le scrolli di dosso finché non le accontenti.

Portano attaccamento, l'attaccamento ti rende vulnerabile ed essere vulnerabile con un altro è come: dargli una pistola, caricarla, dirgli di puntartela contro e pregare che non prema il grilletto.

Desideravo diventare invulnerabile. Impossibile da scalfire. Mi illudevo di esserlo.

***

Mark scelse di accompagnarmi alla festa scolastica: era in un ristorantino di periferia. Il comitato di ragazzini perditempo – detti anche rappresentanti d'istituto – avevano avvertito che la palestra non avrebbe contenuto il gran numero preannunciato di studenti.

Io e Mark non eravamo proprio tipi da feste scolastiche, da inviti come biglietti disagevoli – "ti aspettiamo!" –, un dress code elegante, archi di palloncini ad incorniciare il portone, fotografo, camerieri.

Avevo un obiettivo. Supervisionare. Ricacciai dall'armadio un abito Abito per occasioni rare.

"Che eleganza, barbie", disse Mark, nel parcheggio dell'edificio. "Se non avessi le calze a rete, non riuscirei a riconoscerti".

"Ti direi che l'ho messo per Jared" commentai, "ma per lui se metto un bel vestitino o un sacco della spazzatura non fa nessuna differenza".

Mi porse il braccio. Mark in versione galante – festa d'istituto, camicia – mi faceva un cert'effetto. Ripensai alle confidenze di Erika.

Cristo. Non so un bel niente su un amico che conosco da cinque anni.

"Sei aggraziata, però".

Era annoverato nella lista dei pregi della sua ragazza ideale. Un punto a mio favore.

"Sì, ma la principessa sarà più aggraziata di me. Lo è già di norma. Diavolo. Sono molto più bella e scopabile di lei, perché si ostina con quella lì?"

Il ristorante era circoscritto in un giardinetto tondo, murato da siepi alte, su cui avevano appeso stelle filanti e nastri glitterati. "Dovremmo consigliarli a Yuri per il prossimo REV", disse Mark, al che smisi di trattenere una risata beffarda.

Vidi ragazzi ammassati nel giardino, tutti ricambiati, giacchette, cravatte, gonne con tulle, borse raffinate, piume, scarpe lucide e ricercate, anelli e collane abbinati, oppure anelli, collane e orecchini a formare un tutt'uno. In Francia la chiamano parure.

Cose artificiose che nessuno metterebbe a scuola. Ecco perché esistono le feste d'istituto: sviare alla noia. Lo feci presente al ragazzo, che soggiunse:

"Un po' come te con cintura-di-castità". Era l'affettuoso soprannome di Jared. "Lo fai perché ti annoi, se volessi farti una scopata ci metteresti poco".

Mi annoio? Non l'avevo mai vista così. Per me era una sorta di sfida. Era la noia o mi importava davvero di giungere a un fine?

"Voglio vederlo capitolare", dissi a lui, ma rispondevo a me stessa, "lo voglio supplicante".

"Mi ricordi qualcuno..."

"Chi?"

"Me", fece, "me con Erika. Per me puoi fare quello che ti pare, ma non essere ipocrita".

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