32. Genitori indesiderati

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Non bighellonai con i miei amici per un po', per svariate ragioni: un po' perché i festini mi ricordavano la squallida serata al B-sex – avevo preso una pausa dal sesso e dalle droghe ricreative – e un po' perché spacciavo per la loro concorrenza, senza che sapessero. Il senso di colpa era una corda stretta al collo.

Una traditrice, tuttavia, che con i soldi accumulati riuscì ad aiutare sua zia a pagare gli arretrati. Dissi a zia che Carlotta, la vecchia datrice di lavoro, mi aveva messo degli straordinari. Ne fu molto lieta, perché fu come uno smacco a zio Alfonso: stavamo bene anche senza di lui, anche senza il suo merdoso stipendio.

Mi stavo isolando. Mi limitavo a vendere, senza più fermarmi con i clienti. Con gli altri mi vedevo fuori scuola, sentivo Yuri poche volte al telefono, in cui inventavo scuse continue di avere montagne di studio.

In verità, avevo l'impressione di star cambiando. Forse quella delirante serata mi aveva cambiata; quello "stupro" che non sapevo se definire tale.

Lo squallore era innegabile. Però Jared mi aveva detto che, secondo lui, valevo molto più; mi aveva dimostrato che, forse, potevo essere migliore; aveva scoperto i tagli, li aveva curati e aveva baciato le cicatrici.

Inconsciamente, era riuscito a instillarmi in testa quell'idea, volta per volta. E così, nelle serate libere, piuttosto che uscire, ebbi il bisogno di rintanarmi in solitudine, ascoltare musica o leggere un libro, nell'infinita lista.

Non vidi neppure Jared; non seppi se per imbarazzo, disagio, oppure perché stare con me avrebbe compromesso i tentativi fra lui e Rebecca.

"Pensiero 1: Ciò che c'è fra noi non morirà così in fretta. Lo farò morire, ma non ora".

"C'è un concetto di Epicuro, antico filosofo greco, denominato "lathe biosas". La convinzione che la solitudine permetta di vivere meglio, assaporare il piacere intero della vita. Io non riesco a star sola per troppo tempo; il mio "lathe biosas" è limitato. Devo riprendere un pochino di coscienza di me; cosa sto facendo della mia vita, in che direzione sto andando, cosa desidero e perché".

***

"Pensiero 2", scrissi, verso l'una di notte, sul diario. "Sono una puttana?".

"Avevo una certezza, ora ho un dubbio. Jared dice che valgo di più. Cos'ho di più?"

"Ho perso tutto. Ho gli occhi di qualcuno che ha perso qualcosa di importante, e per sempre. E non è vero che dal fondo si risale, a volte resti lì, agonizzante. Io sono agonizzante. Non c'è bisogno di morire, per essere morti"

"C'è una breve poesia di Emily Dickinson che mi ripeto di continuo: a un cuore in pezzi / nessuno s'avvicini / senza l'alto privilegio / di aver sofferto altrettanto"

"Jared ha sofferto. Il modo intenso in cui voglio conoscerlo, scoprirlo e possederlo è eccezionale. Un'eccezione alla regola"

"Il modo stesso in cui lui mi tratta è eccezionale. Un'eccezione ai soliti approcci superficiali dei ragazzi nei miei confronti. Cosa vuole da me, dunque? E cosa voglio io da lui?"

Un bacio sulle cicatrici. Ogni volta che il mio pensiero tornava lì, mi sentivo scaldare; ma non fra le gambe. Nel petto.

"Non lo amo e sono certa che non mi ama, ma condividiamo momenti speciali, momenti di condivisione e accettazione, l'uno con l'altro. Comprensione reciproca. Quando mi disse di sentirsi molto solo, quando mi disse del suo amico morto. Quando mi ha vista miserevole e ricoperta di segni indelebili"

"Jared ha iniziato ad apprezzarmi soltanto dopo aver conosciuto le mie vulnerabilità. Prima, quando conosceva la puttanella fiera, la stronza con la faccia tosta, la finta sicura di sé e vanitosa, mi disprezzava. Ora non più"

Un battito d'ali su un mare di cicatrici🍃Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora