38. Attaccare per difendersi

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I miei calcoli per il nuovo lavoretto illegale erano stati precisi.

Mia zia non era un donna che tendeva ad imporsi, ma vanta comunque una certa morale. Spacciare per lei era intollerabile.

Usciva di casa poco e niente: l'unica amica stretta che avesse era Gregoria; non c'era rischio incontrasse Carlotta, ero sempre stata pagata in nero. Quindi, non si poneva il dubbio busta paga eccetera. Per scongiurare il "rischio chiamata" avevo preso il suo telefono e avevo bloccato il contatto di Carlotta.

Ora, lavoravo meno e guadagnavo di più. La società è talmente ingiusta. Mia zia si svegliava alle cinque per stare al lavoro alle sei e farsi il mazzo dieci ore. Io scambiavo bustine con soldi, nei locali di Fontana, dove aveva necessità, e venivo pagata più di lei.

Il più del tempo, gli sconosciuti si avvicinavano. Passavo delle serate così, nei locali di Fontana, più lontana possibile dalle conoscenze di Yuri e Mark. In altri casi, mi mandavano a cercarli, e loro mi invitavano sempre a restare; ma tre secondi dopo un "no, grazie" sfrecciavo via. Nascondevo un timore: il legittimo timore che il loro fosse un giochetto subdolo per farmi cedere.

"Tu vali di più, Louise".

Non esagerava neppure nell'asserire che certe compagnie quando ti prendono fanno di tutto per tenerti incollata. Tamara volle rivedermi al Black Pearl, immaginavo già il perché; fui pronta a dire "no, grazie":

"Guadagneresti il triplo. Pochi appuntamenti, altissimi guadagni. Siamo prima scelta".

E se Antoine non fosse stata una casualità?

Illuminata solo dal neon sfavillante dell'insegna, pelle come una barbie, acconciatura impeccabile, pellicce e plateau, l'aria di una regina, per mezzo istante mi feci ingannare dall'apparenza che traspariva: fui d'accordo sui guadagni; ma l'altro mezzo istante, ebbi pietà di lei.

Tamara era un oggetto temporaneo di uomini e donne danarosi, affiancava Fontana negli affari. Cosa le rimaneva? Non avevo idea se avesse famiglia o amicizie. Studiando i suoi occhi svuotati da ogni emozione, inanimati come una bambola, mi parve la ragazza più sola nell'universo.

Non misi neppure piede dentro: "No, grazie".

"Fontana ha delle proposte redditizie", insistette, stringendosi nella pelliccia argentata. "Sei molto bella, sai sedurre. E' un uomo capace, sotto la sua ala sarai protetta e avrai potere".

E' così che ti ha convinta, Tamara? Potere, protezione, complimenti?

"Saper sedurre", come lo intendete voi, non è un complimento: perché, poi? Per sentito dire? Per le voci che corrono su di me? Non mi faccio istigare dalle frivolezze. Accolgo le chiacchiere: sono vere. Ma non ho l'ardire di considerarle complimenti. So di comportarmi da puttana.

Chi è una puttana?

Scegliere di avere rapporti sessuali liberi, sempre con persone diverse, non è da condannare: finché questo comporta l'avere il rispetto di se stessi. Il degrado è da condannare: scopare per punirsi, scopare senza protezioni, prostituirsi per un pappone. Questa è una puttana: una ragazza o un ragazzo che scopa senza salvaguardare la propria dignità.

"No, grazie".

Jared sarebbe stato fiero di me: ed era inquietante che questo fosse il primo pensiero che mi venne. Era stato lui ad illuminarmi: non ero una puttana perché scopavo molto, ma perché non mi rispettavo: "Vali di più, Louise".

Camminando verso casa, sempre con le mani gelide nascoste nelle tasche del giubbetto pesante, parlai fra me e me. "Direi che meriti un ringraziamento, Jay". Parlando sola lo chiamavo "Jay", mi suonava bene. Inviai un messaggio lampo.

"Domani ho una sorpresa per te. Parchetto delle stelline, alle quattro. I bimbi sgomberano a quell'ora".

***

Ad ogni azione corrisponde una reazione: quella scelta, quel "ho una sorpresa per te", fu il preludio del tracollo. Svoltare pagina senza averne idea. Ma, prima di raccontare il tracollo che comportò... ho bisogno di fare una premessa.

Parto con un esempio. Dopo il dottor Mario, gli psicologi avevano perso ogni interesse e utilità. Compiuti diciotto anni, chiusi con ogni strizzacervelli.

Nonostante le mie esaustive spiegazioni, zia Lucia continuava ad insistere; appena toccava il discorso, facevo la cosa che mi veniva più semplice. Scappavo. Più scappavo più serrava il ritmo. Alla terza volta nel giro di una giornata, le urlai contro. Pianse.

Lo faceva a scopo di bene: ripagavo i suoi sforzi con ruggiti e graffi.

Poco tempo dopo Jared mi avrebbe definita "un animale ferito che attacca per difendersi" e non trovo altra definizione migliore.

Non esponevo lo sguardo oltre la mia sofferenza: quando toccavano certi argomenti, quando si appressavano oltre il mio limite – anche per il mio bene – quando toccavano spazi sottochiave... pur di farli smettere, li sbranavo.

Desidero porre l'attenzione su questo dettaglio, perché d'ora in poi sarà basilare. La maggior parte di ciò che avvenne in seguito al dieci gennaio è un lento climax, un "attaccare per difendersi" che genera effetti a catena in salita, senza sosta: fino a toccare il limite. Una corda che tirata, tirata e tirata, si spezza.

Scegliere di aiutare qualcuno vuol dire accettarlo, aggiustare i pezzi, i pezzi più scomodi.

Fino a quanto si è disposti a spingersi pur di stare accanto a una persona?

Accarezzare un gatto randagio non è impossibile: soltanto se si è disposti ad essere graffiati e graffiati prima di giungere al pelo. Aiutare una persona che ti ferisce ogni volta che tenti di toccare un pezzo, per ricomporlo insieme a tutti gli altri, non è solo un atto di coraggio. E' un atto d'amore. Graffi su graffi, parole grosse da subire, passi indietro, un continuo rincorrere e rincorrersi.

"Chi dà luce, rischia il buio".

Io conoscevo i suoi punti deboli. I nervi scoperti da toccare per ferirlo. Dove colpire, dove far leva per attaccarlo, allontanarlo e difendermi.

Attaccare, allontanare, difendermi e poi essere assaltata di nuovo: e ricominciare daccapo; ma il climax va spedito. Anche gli atti d'amore hanno un termine. Se giunti all'estremo non ci sono risultati, il processo è stato puro masochismo. Dolore e dolore senza esito.

Forse è la sparizione senza il ritorno che giudica se il salvataggio è stato efficace. Un uccellino ferito che dopo la guarigione spicca il volo, da solo, è un successo. Se l'uccellino non vola, è stato vano.

***

Jared: Sorprese buone o cattive?

Dovevo compiere brevi azioni: aprire il cassetto, afferrare il clipper, andare al parchetto e ridarglielo.

"So che è importante e lo rispetto. Mi prometti di non scappare, stronzetto?". Immaginavo già il suo sorriso, conscia, ormai, che non sarebbe scomparso.

Non andò esattamente così: le aspettative si capovolsero alla prima azione, quando aprì il cassetto.

"Pour ma belle, Yuri".

Raggelai. Vari frammenti e vari segnali che assunsero un significato.

"Pour ma belle, Yuri".

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Nota: RAGAZZI DITEMI CHE AVETE CAPITO COSA SIGNIFICA🙈✨

Comunque, se non avete capito, il prossimo capitolo sarà molto chiaro😇💗 Dovrebbe uscire sabato prossimo come sempre, ma sono indecisa se metterlo prima, siccome questo è un po' corto e solo un'anticipazione... fatemi sapere se lo preferite a breve! Sarà una svolta totale alla storia...

A presto💗

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