27. Tensione sessuale

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Per due orette restai con il mio amico. Realizzammo con orrore che non c'era alcol, ma nulla ci impedì uno o due spinelli per passar tempo.

Mi limitai a mangiare senza pagare e criticare mentalmente la mediocre band incaricata di allietare la serata; un batterista, con cantante e un chitarrista. Intonò diverse canzoni popolari, medley, assoli, e nel frattempo non potei far a meno di fermare l'occhio. Tutto mi riconduceva a lui; non solo per l'irritante scenetta con Rebecca che si protraeva, bensì perché pensavo che non fossero al suo livello.

In prima fila, il cantante, un biondino molto sicuro di sé – inconsapevole della sua mediocrità – fra una frase e l'altra mi sbirciava, notando il mio insistente sorriso malizioso.

Tutto sommato era carino; potevo ingraziarmelo per sperare in un piacevole post-serata. Non era però il mio scopo.

Durante una delle pause, invasi il loro palchetto. Mi presentai e feci falsi complimenti. "Avrei una richiesta, se possibile...". Ne approfittai anche per avvisare il cantante che lo attendevo fuori alla fine della nottata.

Quando nell'aria si diffusero le prime note di Lonely Boy, posso giurare che lo sguardo di Jared schizzò su di me. Pochi istanti dopo, il mio su di lui.

Non avevamo scambiato una parola durante la sera, ma bastò una canzone per dare una svolta. La nostra complicità a volte mi spaventava, altre mi esaltava.

"Well, I'm so above you, and it's plain to see...".

Mi gettai nella massa, che intanto si allargava a vista d'occhio, e anche lui. Sguardi puntati l'uno nell'altro, la canzone rendeva l'elettricità fra noi intensa; un momento passato che ci legava. Una semplice occhiata dura pochi istanti; noi ci stavamo divorando con gli occhi. Il ragazzo poteva convincersi di ciò che voleva, ma la situazione era chiara.

Una tensione sessuale palpabile. Muovevo il bacino sensualmente, a ritmo, stavolta senza trattenermi, perché non eravamo innocenti in camera, bensì in una folla scalpitante. Le braccia tirate in aria, per accentuare la vista della vita stretta e il seno; e lo guardavo. E mi guardava. I suoi amici e Rebecca ballavano e ridevano; Jared era fermo, il colletto del dolcevita allargato per il caldo, concentrato su di me.

Si può scopare con gli occhi? Pensando a me e lui, mi è venuto spesso il dubbio. Era una tala intensità che, in passato, avevo avvertito solo in certi momenti intimi. Fra noi erano sufficienti una canzone e uno sguardo.

Il ciuffo scapigliato, gli smeraldi liquidi dal desiderio, la giacca che gli dava quel tocco di serietà in più, dimostrava l'età che aveva: ventidue anni; quel tocco di maturità che lo estraniava dai ragazzini del liceo, un giovane adulto, ormai lontano dall'adolescenza.

Lunghissimi istanti. Mi ripetei che non avevo torto.

Jared era davvero bello. Una bellezza incompresa, che non risaltava, non era apprezzata, ma in certi attimi brillava più di ogni altra. Mi venne in mente la luna: di giorno è poco visibile, di notte, nell'oscurità, brilla. Quando Jared brillava, brillava più di chiunque altro.

L'avvicinarsi fu inevitabile.

"L'hai chiesta tu, vero?" Il volume non era troppo alto, ma mi parlò comunque all'orecchio.

"Stavo flirtando con il cantante e ne ho approfittato...". In verità era accaduto l'opposto. Mosse la testa, forse mi credette, forse no, ma non si allontanò. Nella folla capita di muoversi e ritrovarsi vicini ad altri; in apparenza non c'era nulla di palese nel nostro inevitabile avvicinamento.

Noi lo sapevamo; e continuavamo a fingere. And I don't mind bleedin'. Any old time, you keep me waitin'. Waitin', waitin'...

"Oh, whoa, oh. I got a love that keeps me waitin'...". Fu come tornare in camera sua. Ci estraniammo, legati da un momento condiviso.

Un battito d'ali su un mare di cicatrici🍃Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora