44. Attacco di panico

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Le ferite erano ancora fresche quando ne aggiunsi altre; e altre e altre. Stavo esagerando.

Ma, tempo di riprendermi dalla minaccia, ero già fuori al Black Pearl, con un piano studiato.

La grossa insegna comprendeva, a caratteri cubitali, rosso incendio: "L'asilo per adulti: only for your eyes".

"Da me non uscirà una parola, ma se tu dovessi conoscere per casualità gli altri soci artefici della congiura..."

Era stato Fontana a denunciarmi? Oppure i soci? Oppure entrambi? O Tamara?

***

Giovanni non rispondeva alle chiamate. Lorenzo mi rispose, ma la nostra conversazione durò venti secondi:

"Sono tutti e tre infuriati", mi avvisò, "e delusi. Io non sono infuriato, ma sono forse più deluso di loro. Ti credevo migliore".

"Lo sai che detesto Yuri, ma...", Erika, a cui alla fine avevo vuotato il sacco, in classe, mi disse la sua, "è vero. Te li avrebbe prestati, l'avrei fatto anch'io. E' stato... un colpo basso"

"Chiedere soldi agli amici è patetico", risposi, "perché non avrei saputo nemmeno come restituirveli. Tanto che siamo in vena di confessioni. Ti ho rubato dei gingilli, volevo rivendermeli. La settimana dopo li ho riportati. Mi sento patetica a rubare o chiedere soldi a voi"

"Me ne ero accorta, i miei genitori no. Ne abbiamo talmente tanti in casa!", esclamò. "Lo vedi che non mi interessa? Sono certa che neanche a Yuri sarebbe importato se non gli avessi restituito i soldi!"

Insomma, beccai la predica anche da lei.

Fontana? Tamara? Soci?

Non ci eravamo contattati. Compresi però che non avevo nulla da perdere; e tre giorni dopo, come Gesù Cristo, ripensando e ripensando, la follia mi oscurò il raziocinio.

La loro maestosità e il loro potere mi portarono, però, a elaborare un piano "di sicurezza". Mi serviva un complice.

***

"Assolutamente no".

Immaginavo avrei faticato.

"Starai lontano, controlli che esca viva di lì"

"E se non esci viva che faccio? Chiamo la polizia? Entro e mi faccio uccidere?" ribatté, ironico. "Rischi grosso, Louise"

"Fontana ha delle spogliarelliste che si prostituiscono, non è un mafioso. E spaccia robetta nei suoi asili per adulti, come li chiama, ovvero locali per vecchi calvi con le mogli che non li soddisfano"

"Perché ora ti servo? Non ci sei stata altre volte?"

"Ero con Noemi e Tamara, ma mi hanno fottuta. Non ho paura, ma quello è il loro territorio, e nulla mi protegge, nemmeno la minaccia Yuri". Feci le virgolette, anche se eravamo al telefono. "Mi fido di te... e devo chiarire con loro, per mettere un punto..."

Allungò un respiro, due e tre. "Ti accompagno dentro. Ultima offerta"

Cinque minuti a dibattere, e il patto fu che avrebbe sostato nella sala, con le spogliarelliste, mentre io ero con il pappone.

***

Il Black Pearl si animava verso le ventitré, chiudeva verso le cinque. Non a caso li chiamano "night club".

Una breve entrata, ovvero un corridoio con omoni della sicurezza – per vagliare carte d'identità – illuminato con luci gialle e piante tropicali agli angoli, come nella sala d'attesa di un dentista. Mancavano riviste sanitarie e quadretti imbarazzanti con quadri di Monet che stridevano con la circostanza, come dal mio dentista – che per fortuna incontravo di rado.

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