25. Famiglia

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Erika mi accolse alla porta, felpa oversize e pantaloni che cadevano molli. "Ehi, Evans", feci un cenno ed entrai prima che mi dicesse lei di farlo. "I tuoi vestiti sembrano sempre così comodi. Lussuosi, ma comodi. Vedi queste calze? Stupende e sexy, ma a portarle sempre ti segano la pancia. Segni rossi, tipo che vogliono squartarti".

"Mi chiami nemesi per questo".

Il salotto e i corridoi erano ben illuminati come ricordavo, l'arredamento era in perfetto ordine e il pavimento luccicava.

Disse subito di andare a studiare in camera sua al piano superiore; appena ci entrai, sentì di poter vomitare da un momento all'altro, per ragioni del tutto differenti dalla mia nausea usuale.

Enorme e rosa. Completamente rosa. Le pareti rosa, il classico letto rosa a fiorellini, la scrivania rosa, l'armadio rosa e perfino le sedie e gli scaffali rosa; le mensole piene di trucchi e rossetti di marche costose, orecchini e collane luccicanti e profumi di ogni tipo. Foto e quadretti di Harry Styles e popstars.

"Siediti pure" mi disse, indicando la sedia rosa alla scrivania.

"Non è che per caso hai una sedia di colore diverso? Sono allergica al rosa"

"No... solo rosa... mi dispiace". Abbassò la testa come se avesse commesso un reato. Poi l'alzò di scatto, come avesse preso la scossa. Rise.

"Sei schizofrenica?"

Si coprì la bocca con le mani, ridacchiando. "No, no, mi hai ricordato una cosa..."

Notai con piacere che, ormai, si era ripresa. Passata avanti dalla storia dei pomodori e del raggiro di Mark. Mi parlava tuttora con una certo riserbo, prigioniera un'ansia inflessibile, eppure rideva, si esprimeva, si fidava.

"Cioè?"

"Oh, beh, è vero che assomigli a Mark. Quando è venuto qui ha detto in pratica la stessa frase. Troppo rosa per la mia anima nera... e una cosa come Harry Styles è fastidioso, non può reggere il confronto con me... siete tutti e due così tragici e superbi!", non interruppe la risata. "Mark fingeva di essere geloso. Nemmeno Harry avrebbe retto il confronto con ciò che provavo per lui... ero sua e lo sapeva"

"Mark è un pezzo di merda, Erika. Può fare il figo e il boss quanto vuole, ma è terrorizzato dai sentimenti. L'ho visto assalire e inveire contro i tipi più loschi, tu con il faccino tenero e così graziosa l'hai terrorizzato. Sei una belva feroce".

"Sono stata buona e comprensiva con lui...". Torturò il lembo della felpa. "L'ho ascoltato e mai giudicato. Lo amavo. Come avrei potuto? Si sfogava, aveva così bisogno di me... a casa sua, con Pamela, Melissa... adoravo la piccolina, mi riempiva di disegni. Chissà come sta. Sono quasi preoccupata. Sai se suo padre è tornato?"

Ero impietrita.

"Pamela, Melissa, padre?"

"Ehm, sì", la ragazza aggrottò le sopracciglia, "siete amici, no?"

Intendeva dire che, essendo amici, avrei dovuto conoscere quei particolari. Io non sapevo una virgola della vita di Mark; né io, né Giovanni, né Yuri; su Lorenzo avevo dubbi, si conoscevano dalle elementari, ma sicuramente non tutti di dettagli.

"Non ho idea di che diavolo stai parlando. Chi sono Pamela e Melissa?"

Titubava. Ecco che tornava la mia invidia. Erika, nonostante le orribili cattiverie che il ragazzo le aveva fatto subire, non riusciva a tradirlo.

"Non è bello parlare degli affari degli altri... non so, Louise"

"Oh, e dai. Qualche pillola. Che male c'è?"

Un battito d'ali su un mare di cicatrici🍃Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora