48. Chi è il vampiro?

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"Conosci le vampire di Baudelaire?"

"Alle quattro di notte per questo?"

"No. Cioè, sì. Non riesco a riprendere sonno, volevo farti gli auguri..."

"Che carina", fece ironico e lo sentì sbadigliare.

"Tu che mi sei entrata nel cuore gemente come una coltellata... infame a cui sono legato come uno schiavo alla catena..."

"Louise...", era assonnato e accigliato, "non capisco..."

Neanch'io capivo. Mi svegliavo da due giorni in preda al mal di stomaco, non prendevo sonno, ma ad alzarmi avevo il capogiro, per l'emicrania.

Non sto bene. Vieni qui e mi abbracci?

"Me l'ha citata Erika giorni fa, però mi rimbomba. Non la senti un po'...", tergiversai, "nostra?"

"Nostra?"

"Si..."

"E' una sorta di dichiarazione?"

"Come fai a rigirare sempre le cose a tuo vantaggio?"

Rise. "Con te bisogna essere furbi". E riempiendo il silenzio: "Domani mattina ho un'interrogazione. Non può andarmi male sennò rischio l'ammissione agli esami. Resterei ore a parlare con te, ma dovrei dormire..."

"Normale che rischi l'ammissione. Vai a scuola tre giorni su sei e studi meno di un'ora a settimana"

"Bad girl appassionata di REV e dedita allo studio"

"Non vado a un REV da mesi", stavolta sbadigliai. "Buonanotte, Jay".

***

"Come una coltellata" era stata un'ispirazione. Il pomeriggio del venti marzo spalancai la porta vetrata della pasticceria di Gregoria, la piccola campana suonò in brevi rintocchi striduli.

Un accogliente ambiente ben illuminato dai raggi solari, che straripavano. Esposti sotto teche trasparenti, nei banchi di esposizione, a ferro di cavallo, c'erano dolci di ogni tipo: a destra e sinistra torte, tortine, semifreddi nei frigoriferi, centrale di fronte la porta stormi di mignon e formine in pastafrolla.

La zietta era in procinto di terminare la composizione, in via eccezionale mi portò dietro le quinte. Sul tavolino in metallo, esigua e spalmata di panna bianca, una forma tonda troneggiava incompiuta. La sac à poche con il cioccolato era abbandonata vicino.

"Anche questa è per lui?"

Si mosse rapida all'altro angolo della stanza, tornò con un biglietto. "Sì, Marisa ha invitato Marco, Angelina e i bambini domani a pranzo". Lo zio, la cugina, e i gemellini Svetlana e Andrea. "Perché non vieni anche tu, tesoro?"

"Va bene. Perché non oggi a pranzo?"

Le spuntò un sorriso furbo. "Perché stasera è occupato con qualcuno di speciale, e da come dice troppe feste in un giorno per lui sono estenuanti", lo citò teatralmente e risi all'imitazione.

"Ha detto lui che sono speciale?"

"Non me lo direbbe mai, si capisce da come parla di te. Gli brillano gli occhi".

Mi lasciò la lista dettagliata della ricetta della Red Velvet e mi porse la sac à poche. "Prova a fare la scritta. Sono certa che sarà più felice se sa che l'hai fatta tu".

Mi opposi, ma mi incoraggiò, dunque sbavai un "buon compleanno", con un ventitré tanto spalmato da apparire come un ventinove.

Il pomeriggio volò rapido, passato tra i fornelli, ma alla fine il risultato fu molto più che accettabile. Avevo già preparato il maglione bianco attillato, con una gonna nera stretta, a vita alta, il lembo a metà coscia, le calze e gli stivali con un tacchetto, così da dare una lieve sfumatura elegante.

Un battito d'ali su un mare di cicatrici🍃Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora