35. Vigilia in famiglia

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Il Natale si trascorre in famiglia. Così reiterava la nonna ogni fine dicembre. La nonna non capiva; non immaginava la tristezza che il ventiquattro dicembre mi comportava.

Natale con Jared, una follia.

Talmente follia che avevo accettato: perché? Non lo stimavo come un "vero" Natale. Stavamo sfuggendo da qualcosa o qualcuno, rifugiandoci nella nostra tacita comprensione reciproca.

"Ricordi il Natale degli otto anni? Ad Avignone?"

La zia stava per partire. Era venuta in camera a salutarmi, ero alla finestra ad osservare il campetto con i ragazzini spensierati, che giocherellavano nonostante il freddo.

Lei mi guardò con occhi che straripavano di compassione e amarezza. "Quando tu e Lucas avete partecipato allo spettacolo natalizio"

"Lo schiaccianoci...", aggiunsi, "Lucas era così bravo che volevano iscriverlo al corso di teatro, ma amava troppo suonare la chitarra e non aveva tempo per fare tutto"

"Tu eri più timida, ti sentivi messa in ombra".

Un bambino calciò la palla troppo in alto, facendola cadere fuori dal campo. Fissai la porta da calcio, il bianco della rete e non distolsi lo sguardo.

No, zia. Detestavo essere timida, ma non ero in ombra. La mia intesa con Lucas era troppo salda per sentirmi messa in ombra. Io ero lui e lui era me.

"Salutami la nonna", troncai la conversazione, senza neppure volgerle un'occhiata. Colse l'antifona e udì i suoi passi allontanarsi.

Fumavo e fumavo. Lo schiaccianoci. La bambina che la notte di Natale si addormenta con il soldatino in braccio e in sogno quello si tramuta in un principe. Lucas era il principe, io ero parte degli altri bambini che facevano balletti intorno.

"Fai tu la bambina! Catherine puzza e ha i denti storti, così!", modificò la mascella e allargò le labbra per mostrare i denti.

"Non è vero, è più carina di me..."

"Tu mi somigli, non puoi essere brutta! E non puzzi. Lei è un cassonetto!"

Catherine era una graziosa e pulitissima bambina con i capelli rossi naturali e adorabili lentiggini. Chissà com'è bella ora?, mi venne spontaneo. Lucas voleva recitare con me.

Spensi la fiamma e, con calma, mi piegai sotto il letto. Recuperai lo scatolone dei ricordi. Era un rituale. Le feste per me non erano feste, erano momenti di ricordo. Festeggiare mi sembrava in insulto nei loro confronti.

L'idea della scatola dei ricordi era stata di zia Jeanne, che, prima di trasferirmi in Italia, me l'aveva data fra le mani, grossa e di un giallo ocra: "Custodiscila bene, sarà il tuo tesoro ora".

La letterina per babbo natale.

"Caro Babbo Natale,

quest'anno sono stata tanto brava. Ho fatto la brava bambina, ho ascoltato mamma e papà e sono stata gentile e educata con tutti. Voglio tanto bene a mamma e papà, anche ai nonni, alla zia Jeanne, a zia Lucia, a zio Alfonso e tantissimo a Lucas! Quest'anno è stato bravissimo a fare il principe, voglio essere brava come lui, però lui è sempre più bravo di me. Ho fatto la cattiva una volta sola, ho tirato uno schiaffo a Nicola a scuola che mi prende in giro perché dice che ho i capelli bianchi come i vecchi, però non è vero! Per Natale voglio dei nuovi vestiti per la bambola Sissi, un nuovo libro di fiabe (mamma e papà me le hanno lette già tutte) e un altro orsacchiotto per fare compagnia all'orsacchiotto Rose. Mi raccomando non ti sbagliare!

Louise"

Il soffitto della mia stanza non mi era mai parso tanto interessante; distesa sul letto, lo guardai assopita nei miei pensieri, pensando e pensando. Non era il soffitto che guardavo davvero. Mi sfilava davanti un mare. Le lacrime involontarie cominciarono a raccogliersi agli angoli degli occhi. Ero stanca di piangere. Oggi voglio essere forte, soltanto oggi.

Un battito d'ali su un mare di cicatrici🍃Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora