43. La resa dei conti

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(trigger warning)


"Tra lo stato amoroso e l'ipnosi non c'è gran distanza. I punti di rassomiglianza sono evidenti. Nei confronti dell'ipnotizzatore si dimostra la stessa umiltà della sottomissione, lo stesso abbandono, la stessa mancanza di senso critico che nei confronti della persona amata". Sigmund Freud.


Piansi.

"Sei un animale ferito che attacca per proteggere il poco che rimane di un cuore sbriciolato".

La mattonelle bianche si erano macchiate di schizzi rossi a macchia di giaguaro. Un manto bianco e rosso, bianco e rosso. Nefti grondava.

Fa male, fa male, fa male.

"Quando fai un taglio, ci vuole un secondo prima che si formano le palline rosse. Un foglio bianco: poi prendi la lametta e fai un primo squarcio, di solito il più preciso. Ti fermi, ma non basta mai. Il secondo, terzo, quarto. Più ne fai, più aumenta il rischio che ti scoprano; pensi: "fermati". Poi pensi: "Ma soltanto questo?", e intanto i segni diventano nitidi, e sei soddisfatta. "Sono ancora pochi". Guardi le palline di sangue, a volte scendono giù e a volte no. E li aggiungi, li aggiungi, e fa male".

Scrivevo con difficoltà, la vista appannata, gocce d'acqua e sangue che si mischiavano.

"Puzzo di bruciato. Quando una fiamma viene spenta, il fumo fluttua in aria e scompare: io vivo costantemente lì, sono un fiammifero appena spento. La vita mi ha soffiato sopra".

Spalancai le dita e la penna cadde, con il diario. Mi colava il naso, colava il sangue e colavano le lacrime. Un disastro. Mi spogliai ed entrai nella vasca con acqua bollente, per attenuare il bruciore, che divenne rosata.

"Questa è una prigione. L'autolesionismo è una dipendenza. Possiedo le chiavi. Potrei smettere, ma non voglio; se smetto di tagliarmi, come metto a tacere le voci? Se butto via Nefti, cosa mi aiuterà a concretizzare il dolore? C'è chi usa l'eroina, la cocaina, l'ecstasy, l'alcol. So come possono trasformare un essere umano, ed è disgustoso. Troppi esempi. La lametta invece non fa rumore, è discreta; non sei lucida, ma per lo meno non sei strafatta o ubriaca. Anche scopare mi rilassava".

"Non so più se voglio morire. Prima di morire, vorrei entrare in lui, apprenderlo come lui ha appreso a leggermi. Lui non se ne andrà. E io non voglio andarmene prima di capire cosa vuol dire fare l'amore. Mi ama. Io non mi amo. E perciò non lo amerò mai. Ma si può fare l'amore anche se anche se è solo uno dei due ad amare".

***

Non lo richiamai. Trascorsi la nottata insonne ed entrai in classe con le occhiaie malamente coperte dal fondotinta. Nel primo pomeriggio, ripetei il copione: mi presentai da lui. Ero scossa; ma gli stavo andando incontro. Lui ne parve sollevato. Conoscendomi, sicuro non si aspettava un passo avanti così ravvicinato.

Dal nulla, mi sfilai la maglia.

Posò un'occhiata sulle ferite fresche, le carezzò; e senza aggiungere altro, si alzò Un minuto dopo, ricomparve con disinfettante e garze. Le curò in silenzio, ma il suo volto era oscurato.

"Sei arrabbiato con me?" Davanti a Jared sembravo un cucciolo che piagnucola al suo padrone.

"No, so cosa vuol dire".

"Perché non mi parli mai di te?". Ne approfittai. "Fai lunghi discorsi su di me, mai su di te. L'hai già detto. Del tipo che hai fatto di peggio. Non immagino nulla di peggio a ciò che tu sai di me. Quindi?"

Non mi opposi quando arrotolò le garze. "C'è di peggio. Te ne parlerò". E fece la cosa che gli veniva meglio, ovvero sviare il discorso. "Ti va di uscire? C'è il sole".

Un battito d'ali su un mare di cicatrici🍃Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora