Esistendo

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"Questa è la canzone che ho scritto per te. Non so se riuscirò a cantarla ancora ma è giusto che la tenga tu. Nonostante tutto penso sia uno dei miei brani più belli."
Questo era il biglietto attaccato al CD. Ogni sua parola mi faceva stare ancora più male. Ad ogni modo dovevo ascoltare quella canzone anche se dopo non sapevo come avrei reagito.
Aprì il CD e notai che Mattia aveva scritto con l'indelebile ESISTENDO.
Di sicuro era il titolo della canzone. Cominciai ad ascoltare il brano.

"Quante volte ho visto
lacrime di pioggia
in fuga dagli sguardi miei
raccolti in una goccia
quanti sono i giorni
in piedi per l'attesa
che rende prigionieri noi
con l'anima contesa
quanti sono i graffi
e le bottiglie rotte
le volte che mi chiami e poi
mi giro ed è già notte
quanti sono gli anni
che devo dimostrarti
quante sono le ore chiuse a chiave
per non fare tardi

Ma tu, se solo mi parlassi
ovunque io sarò
raggiungerò i tuoi passi

Io ci sarò perché tengo le mani legate da te
con quel sorriso che parla da sé
e se mi guardi mi arrendo ma in fondo
stupendo, lo faccio esistendo
Io ci sarò
per ogni volta che dico la mia
il tuo equilibrio che scivola via
in questo mondo tremendo che
rendi stupendo soltanto esistendo...."

Già dopo le prime strofe mi emozionai. La canzone era molto bella da ascoltare ma cercai di soffermarmi sul significato. Raccontava di una storia d'amore ancora da vivere, di un ragazzo che esprime i suoi sentimenti, che si rifugia nell'amore per questa persona. E quella persona ero io.
Io però ero anche quella che aveva rovinato tutto. Avevo rovinato la storia d'amore che si immaginava Mattia, avevo distrutto ogni sua speranza nel vederci insieme, avevo cancellato qualsiasi traccia di quel mondo tremendo che rendevo stupendo soltanto esistendo.
Non volevo vantarmi per il fatto che Mattia mi aveva dedicato una canzone. Non lo avrei detto a nessuno. Avrei fatto come mi aveva chiesto. Non lo avrei contattato. Era giusto che ognuno vivesse la sua vita. Dovevamo continuare a vivere separati.
In fondo da quando conoscevo Mattia me ne erano capitate tante. Avevo sofferto tanto. Meritavo di soffrire così tanto per un ragazzo?
Decisi che avrei chiuso con gli uomini. Avere una relazione era troppo difficile per me.
Non piansi. Avevo versato già troppe lacrime per Mattia.
Visto che la stanchezza si fece sentire, mi buttai sul letto. Continuai ad ascoltare "Esistendo" e mi ripromisi di ricominciare da zero una nuova vita. Alla fine riuscì ad addormentarmi.

Un mese dopo

"Sei sicura di volerlo fare?" Mi chiese Fabio.
Erano passate alcune settimane ormai, e non avevo più sentito notizie di Mattia. Avevo cominciato i corsi di fotografia che occupavano una buona parte del mio tempo e avevo trovato un altro lavoro da fotografa. Adoravo Fabio e di sicuro lo avrei rivisto, ma era meglio che mi licenziassi. Per molti motivi: intanto nella maggior parte del tempo ero sempre in negozio e non avevo imparato granché sulla fotografia. Non davo colpa a Fabio di questa mancanza perché lui era sempre impegnato e non riusciva ad insegnarmi quasi niente. Poi il problema principale era Alessandro.
Non mi aveva ancora perdonato e non sopportavo di stare quasi tutto il giorno con lui che non mi degnava neanche di uno sguardo. Inoltre avevo deciso di ricominciare una nuova vita e questo lavoro era l'unico che mi legava in qualche modo a Mattia.
"Si ho deciso di andarmene. Ma tranquillo, ho trovato un altro lavoro grazie ai corsi che frequento."
"Mi dispiace se non ti sei trovata bene qui da me" mi disse Fabio dispiaciuto.
"No, non pensare nemmeno un secondo che è colpa tua. Sono successi una serie di eventi che mi hanno portato a prendere questa decisione. Spero però che continueremo a sentirci"
"Ma certo. Quando vuoi" rispose lui. Non so cosa sapesse di quello che era successo con Mattia e con suo figlio ma non volevo renderlo partecipe dei miei problemi.
Stavo per andarmene dopo aver raccolto tutte le mie cose quando Alessandro si precipitò in negozio.
"Ehi aspetta! Mio padre mi ha detto che vuoi licenziarti. È vero?"
"Ehm, si. Me ne sto andando"
"No, cioè perché? È per colpa mia?"
Intanto Fabio capì che dovevamo parlarci e ci lasciò soli con una scusa.
"Ascolta Alessandro" cominciai appena Fabio se ne andò "non posso negare che me ne vado anche perché non sopporto più di stare qui con te. Ti ho chiesto scusa un milione di volte ma tu non mi hai mai perdonato."
"Ti perdono. Si, lo sai come sono fatto. Sono troppo testardo. Ho voluto dirtelo mille volte ma non ci sono mai riuscito. Io e il mio stupido orgoglio. Ho rovinato tutto!"
"No, non incolparti per una cosa che non hai provocato tu. Ad ogni modo probabilmente me ne sarei andata comunque perché ho trovato un lavoro migliore quindi non disperarti. Ti prego, ho già troppi problemi."
"Io ci tengo a te. E sono stato veramente stupido a evitarti. Mi dispiace"
"Sono contenta che mi hai perdonato. Non voglio avere dei nemici in giro per la città."
"Mi hai aiutato moltissimo con mio padre. È il minimo che potessi fare. Ora però non andartene"
"No Ale, è giusto che io me ne vada. Ho deciso di cambiare totalmente la mia vita, sto cercando di dimenticare Mattia e ho deciso di accettare quel posto di lavoro. Sono sicura che mi troverò bene."
"Non è possibile farti cambiare idea vero?"
"No, direi di no. Però possiamo rimanere amici?"
"Certo. Dai vieni qui" e finalmente dopo tanto tempo mi abbracció di nuovo.
Presi di nuovo le mie cose che avevo messo in uno scatolone e salutai anche Fabio che era rientrato.
"Dai, questo non è un addio. Non dovete essere tristi"
"Ci vedremo presto vero?" Mi chiese Fabio
"Certo, contaci!"
Finalmente riuscì ad andarmene. Di sicuro quel posto mi sarebbe mancato. Mi sarebbe mancato Fabio che era diventato per me come un secondo padre ma anche Alessandro perché con lui avevo passato dei bei momenti.
Ma adesso era necessario che cominciassi a pensare un po' di più a me stessa.
Tornai a casa e cenai da sola. Claudia e Marina erano uscire con degli amici e io non avevo molta voglia di cenare con loro. Dovevo andare a letto presto perché il giorno dopo avrei cominciato il mio nuovo lavoro.
Fino a pochi giorni fa non avrei mai pensato di poter ricominciare una vita senza Mattia. Ma adesso ci stavo riuscendo. O almeno così pensavo.
Ad un certo punto sentì che qualcuno aveva suonato il campanello. Di sicuro erano le mie coinquiline. Forse si erano dimenticate le chiavi.
Andai ad aprire e invece mi trovai davanti una ragazza che non avevo mai visto. Forse era un'amica di Claudia o di Marina. Appena aprì la porta lei non mi salutò, ne si presentò. Mi chiese soltanto:
"Sei Chiara?"
"Si" risposi io abbastanza confusa.
Lei mi guardò dall'alto in basso. Ero vestita in tuta, non ero truccata e dalla sua faccia non avevo un gran bell'aspetto. Lei invece era tutta elegante con una gonna e una camicia, dei tacchi vertiginosi e una maschera di trucco.
"Interessante. Posso entrare?" Mi chiese ma in realtà più che una domanda era un'affermazione. Infatti non aspettò una risposta ed entrò a casa mia.
"Ehi aspetta. Ma tu chi sei?"
"Ah giusto, tu non mi conosci. Sono Ludovica, credo che Mattia ti abbia già parlato di me"



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