Un sorriso vero

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Tornai in fretta e furia nel mio appartamento al quinto piano di un condominio abbastanza vicino al centro di Roma. Salutai velocemente le mie due coinquiline. Claudia e Marina erano molto simpatiche ma non potevo considerarle delle vere amiche perché non avevo legato molto con loro. Ci incontravamo poco perché io ero al lavoro tutto il giorno e loro andavano all'università. Poi nel weekend uscivano con i loro fidanzati oppure andavano a trovare i loro genitori.
Inoltre io non ero una tipa molto loquace. Preferivo starmene per i fatti i miei piuttosto che spifferare a tutti i miei problemi.
Mi buttai sul letto. Ero stanchissima e non vedevo l'ora di andare a letto. Purtroppo però prima dovevo risolvere la questione con Riccardo che di sicuro era ancora arrabbiato.
Prendo la borsa e comincio a cercare il telefono. Mi accorgo subito che non c'era e solo allora mi rendo conto che probabilmente mi era caduto in metro quando stavo scivolando. O forse...
"Cazzo me l'ha rubato!" Pensai ad alta voce. Ma certo, tutto mi era chiaro. Altro che scrittore misterioso quello stronzo in metro era un ladro. Con quell'aria da spaccone mi aveva fregato. E di sicuro aveva scoperto il mio nome guardando i dati sul cellulare.
Ma come aveva fatto senza che me ne accorgessi?? Era tutto così strano ma anche quel tipo era tutto fuorché normale.
La mia priorità però non era il cellulare ma Riccardo. Di sicuro era in pensiero per me. Mi precipitai in corridoio e provai a chiamarlo con il telefono fisso.
Dopo numerosi squilli partì la segreteria. Merda! Perché non risponde? Riprovai 3/4 volte ma non mi rispose.
Ormai era tropo tardi per andare da lui. Avrei dovuto aspettare il giorno seguente dopo il lavoro.

Quando mi alzai dal letto sentivo gli occhi pesanti perché non avevo dormito bene. Continuavo a pensare a Riccardo, al telefono e inevitabilmente anche al ragazzo che mi aveva sconvolto la giornata.
Poco a poco mi svegliai del tutto e visto che ero in ritardo non feci colazione. Mi precipitai al bar dove mi attendevano già alcuni clienti da servire e anche il mio capo che mi guardava severamente. Non mi rimproveró perché c'erano un sacco di clienti e non ebbi neanche il tempo per fermarmi. Questo in realtà fu un bene perché così il tempo passo più velocemente e quasi non mi accorsi che era finito il mio turno del mattino.
Stavo per uscire per la pausa pranzo quando mi scontrai con qualcuno. Non lo guardai nemmeno e stavo per andarmene ma lui mi bloccò prendedomi la mano e mi costrinse a fermarmi.
"Ciao Chiara, da quanto tempo!" Esclamò il ragazzo della metro, ovvero il ladro di telefoni.
Appena lo vidi mi salì una tale rabbia che non mi permise di ragionare. Gli tirai uno schiaffo con la mano libera e stavo per dargliene un altro quando vidi il mio capo che ci stava guardando.
"Hai finito? Ma ti sei incantata?" Mi disse il ragazzo vedendo che guardavo terrorizzata l'interno del locale con la mano a mezz'aria.
Il mio capo stava per raggiungermi ma io dovevo assolutamente parlare con quel ragazzo. Non potevo lasciarmelo sfuggire ancora. Così mi ricordai che mi aveva preso la mano e gliela strinsi forte così non poteva scappare. Beh in realtà penso che non avesse paura di me ma non sapevo che altro fare.
Cominciai a camminare forte fuori dal locale portandomi dietro il ragazzo che era decisamente incredulo dalla mia reazione.
"Ma che cazzo fai? Ehi dove mi stai portando?"
"Tu stai zitto che mi hai già causato parecchi guai in meno di 24 ore."
Sapevo che stava sorridendo compiaciuto con il suo sguardo strafottente, ma non mi girai. Volevo andarmene il più lontano possibile dal locale per evitare di essere spiata da qualcuno.
Dopo qualche minuto mi fermai di colpo e lui mi venne quasi addosso. Staccai la mano dalla sua e mi misi davanti a lui con le braccia incrociate.
"Lo sai che sei ancora più bella quando metti il broncio?!"
Io non sapevo se sorridere o tirargli un pugno ma mi limitai ad alzare gli occhi spazientita.
"Dammi il telefono. So che ce l'hai tu"
"Ok, tranquilla. Non vuoi sapere come ho fatto a trovarti?"
Non ci avevo ancora pensato. Di sicuro non mi aveva incontrato casualmente.
"Oltre ad essere un ladro sei anche uno stalker?"
"Ehi frena. Io non sono un ladro. Quel cazzo di telefono ti è caduto in metro e io me ne sono accorto quando stavo per scendere."
"Ah si certo. E io dovrei crederti? Sei stato fortunato che non ti abbia denunciato alla polizia."
"Tu sei impazzita. Ma ascolti quello che dici? Io non ho rubato niente. Se fossi stata più attenta forse non lo avresti perso. E poi secondo se lo avessi rubato te lo avrei anche riportato?"
Non sapevo cosa rispondere così dissi:
"Beh io non l'ho ancora visto" Forse era meglio se stavo zitta
"Tieni" e tirò fuori il mio cellulare ancora intatto "sei contenta adesso? Continua a non fidarti mai e vedrai che non ti rimarrà nessuno accanto"
Mi porse il cellulare è fece per andarsene. Che stupida che sono. Non potevo lasciarlo andare così, in fondo aveva recuperato il telefono e aveva girato mezza Roma per trovarmi.
Non ero mai stata brava con le scuse ma provai ad essere più credibile possibile.
"Ehi aspetta" lui si girò "Mi dispiace. Sono stata troppo impulsiva e ti ho accusato ingiustamente." Aspettavo una battuta sarcastica ma non arrivò così continuai
"Grazie per avermi riportato il cellulare. Grazie sul serio"
Sorrise. Ma questa volta in maniera diversa dal solito. Quel sorriso era caldo e sincero.
Un sorriso vero.

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