Capitolo 9

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-Mattheo 

Erano appena le sei del mattino e io feci rientro in camera.
Quando aprii la porta notai subito la biondina che, accanto al suo letto, si stava vestendo.

Entrai e chiusi la porta di scatto, facendola sobbalzare. Poichè indossava già la divisa e stava solo finendo di abbottonarsi la camicetta si limitò a lanciarmi un'occhiataccia. L'attimo dopo si spostò in bagno.
Fregandomene di lei, la raggiunsi.

"Esci! Ci sono io!"

Sbottò incazzata. La squadrai con menefreghismo.

"Lo so che ci sei tu, Juliette, ci vedo anch'io, sai"

Alzò gli occhi al cielo. Lo faceva alquanto spesso.

"Ti ho detto di uscire, Riddle. Devo prepararmi"

Scandì bene ogni parola, facendomi sorridere. Voleva sempre fare quella stronza, ma in realtà non faceva altro se non la figura della bambina ricca e viziata.

"Non sto ai tuoi comandi del cazzo"

"Neanche io"

Lei incrociò le braccia al petto mentre, ancora, sosteneva determinata il mio sguardo.

"Vattene, ragazzina"

Mormorai. Sapeva tenermi testa, ma avrei vinto io a tutti i costi.
Assottigliò lo sguardo e la imitai, in segno di sfida.

"Vattene tu, Riddle... mi faresti un gran piacere"

"Mai, e dico mai, ti farò provare piacere in alcun modo, Juliette"

"Nessuno ha detto che io voglia piacere da te, soprattutto dalle stesse mani che metti su tutte"

"Hai tre secondi per sparire"

Cambiai discorso.

"Al quarto cosa fai?"

"Ti butto fuori"

Scoppiò a ridere. Si girò verso lo specchio e prese un rossetto, che poi applicò sulle labbra. Le guardai attentamente, erano carnose e rosee. Diventarono subito dopo di un rosso tenue.
Niente male. Mi piacevano.

"Hai finito di dare spettacolo?"

Le chiesi incazzato. Sospirai.

"E tu hai finito di fissarmi le labbra oppure preferisci continuare?"

Mi mossi infastidito e sospirai, di nuovo.

"Ti ripeto: hai finito di dare spettacolo?"

"No, devo ancora pettinarmi i capelli... e fare altro"

Rispose vagamente agitando la mano per aria.

" 'Fanculo a te e a tutte le cose che devi fare "

La presi dalle cosce per sollevarla, facendola spaventare, per portarla in stanza, mentre cercava di dimenarsi a tutti i costi. La feci sedere sulla scrivania, poi mi insinuai fra le sue cosce. Inchiodai le mani ai lati dei suoi fianchi e agganciai i miei occhi nei suoi.

"Non devi rompere il cazzo, Juliette, ti è chiaro?"

Sussurrai. La pulce antipatica aprì la bocca per rispondere, ma bussarono alla porta.

"Perché mi odi tanto?"

Mi chiese ignorando chiunque ci fosse fuori. Rimasi sorpreso dalla sua domanda, ma dovevo aspettarmelo che prima o poi me lo avrebbe chiesto.

"Mi stai semplicemente sui coglioni. Adesso rispondi: ti è chiaro?"

Si protese in avanti, gli occhi accesi da una rabbia improvvisa.

Even in the scars | Mattheo Riddle    Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora