Capitolo 30

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"Eravamo così incompatibili e allo stesso tempo complementari da non riuscire a comprendere quale strana forza fisica ci teneva legati"
-Dance of bulls 

-Mattheo

Otto anni prima... 

"Draco mi ha detto che non ti senti bene. Hai la febbre? O... il morbillo! Una volta l'ho avuto, è terribile"

Esclamò la piccola peste quando arrivò all'interno della nostra casetta sull'albero o, per meglio dire, il nostro "posto segreto".

Così le piaceva definirlo, e un pò era vero, perché lì nessuno veniva a disturbarci. Tranne sua mamma, quando era ora di andare a lezione con mio padre.

E, arrivato quel momento, l'unica cosa che desideravo, e probabilmente era ciò che voleva anche la principessa, era rimanere in quella casetta per sempre. Scappare. Scomparire. 

"Non ho niente, Juliette. Vai via"

Sbottai, ma poiché era testarda, invece di ascoltarmi, andare via e restare nel suo, si sedette dinnanzi a me.

Doveva sempre starmi vicino. 

Mi prese il viso fra le dolci mani affinchè lo sollevassi e la guardassi.

"Mh... no, non credo. Perché hai gli occhi così rossi, Matty?"

Quel soprannome, con cui mi chiamava da quando la conoscevo, mi fece battere il cuore un pò più forte. 

"Sono... caduto"

Bisbigliai a fatica.

Spostai le sue mani dal mio viso, prestando attenzione a non riversare la rabbia che provavo nel mio gesto, così da non farle alcun male, e abbassai nuovamente lo sguardo sul pavimento di legno.

Avevo pianto per tutto il pomeriggio, nascosto lì, affinchè nessuno avesse potuto vedermi. 

Draco, però, a quanto pareva, era stato l'eccezione e, dopo averlo detto alla principessa, lei era adesso arrivata da me, tutta preoccupata. 

"Da quando cadendo gli occhi diventano rossi? Non ti credo affatto"

Aspettò che io le dicessi la verità, ma capì presto che quel momento non sarebbe arrivato, allora smise di parlare.

Non potevo dirle niente.

Avevo deluso un'altra volta mio padre e lui mi aveva punito, com'era giusto che fosse. Ma lei non doveva saperlo.

Non lo avrebbe mai saputo.

Si spostò ancora di più vicino a me e mi abbracciò, appoggiandosi al mio petto. La feci sedere fra le mie gambe e ricambiai il suo gesto.

"Noi Riddle non proviamo sentimenti", così mi avevano sempre ripetuto mamma e papà, ma nei confronti di Juliette io provavo tutti i sentimenti del mondo.

Era la mia migliore amica. E forse anche qualcosa di più. 

"Va meglio, così? Mio fratello dice che un abbraccio può sempre essere d'aiuto quando ti senti giù"

Mormorò distrattamente, mentre era occupata a scrutare ancora una volta i miei occhi per accertarsi che andasse tutto bene, ora che lei era accanto a me.

Finalmente.

"Nel mio caso funziona solo se sei tu a darmi quell'abbraccio, Juliette" 

Even in the scars | Mattheo Riddle    Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora