Capitolo 38

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-Draco

Ero agli allenamenti di Quidditch, come ogni giorno.
Stranamente vi erano anche Blaise e Mattheo. Per quanto riguardava quest'ultimo, erano più i giorni in cui non veniva ad allenarsi che quelli in cui si allenava.

Ed era comunque il capitano della nostra squadra, quando, invece, sarei dovuto essere io sin dal terzo anno.

"Malfoy! Sta' attento, cazzo. È la seconda partita che perdiamo!"

Mi urlò addosso proprio lui, raggiungendomi a passo svelto, ma io mi limitai a lanciargli un'occhiataccia e ad allontanarmi.

Fra qualche giorno ci sarebbe stata la partita vera e propria contro i Tassorosso, quindi avrei dovuto impegnarmi, ma per la testa avevo mille pensieri.

Come al solito. 

A partire da quella peste seduta sulle tribune, insieme a Pansy e Daphne. Probabilmente stavano studiando, o, ancora più probabile, la mora le aveva costrette a venire qui.

Non capivo cosa quella ragazza volesse da me. In un settimana, passavamo la maggior parte delle notti insieme, ma poi finiva tutto la mattina dopo.

"Iniziamo la terza. E fa' più attenzione"

Mormorò sempre colui che, fino a pochi giorni prima, definivo il mio migliore amico, e che mi aveva mentito per anni, dicendo di non provare nulla per Juliette.

Non gli risposi, di nuovo, poiché ancora incazzato per il litigio che avevamo avuto su alla torre di astronomia.

Anche lei non mi parlava da allora.

Sbuffai, riprendendo in mano la mia scopa e seguendolo.

"Tutto bene fra voi due?"

Mi chiese Blaise, affiancandomi. Rimasi ancora una volta in silenzio. Voltai lo sguardo verso la peste, controllando se fosse tutto a posto e lei stesse bene.

Ma no, non stava affatto bene... e lo sapevo.

Lo vedevo nei suoi occhi, che si erano spenti.
Lo sentivo nella sua voce, nella sua risata, adesso più pacate e sottili.
Il suo sorriso, quello vero, era scomparso. Sembrava che sorridesse solamente per dire "va tutto bene".
E affinchè non ci preoccupassimo.

La notte scorsa, mentre andavo nella mia stanza, ero passato accanto alla porta di quella di Pansy, e l'avevo sentita piangere disperatamente.

Tutto per colpa mia. 

Non avrei dovuto dire quelle cose a Mattheo.

Lui era molto più bravo a nascondere il dolore. Era come se lo reprimesse, per poi sfogarsi esclusivamente con una sigaretta dopo l'altra.

Non parlava.

Per questo un pò lo invidiavo. Lo avevo sempre invidiato, in realtà. A differenza di me sembrava così sicuro di sè stesso; io, invece, non riuscivo a respingere le emozioni che provavo.

Sembrava essere un circolo vizioso: io invidiavo lui, lui invidiava me. Da sempre. 

Juliette diceva essere un bene che sapessi esternare ciò che provavo, ma papà mi aveva sempre ripetuto che non dovevo mostrarmi debole.

La nostra era una famiglia potente, sempre a fianco di Lord Voldemort, esternare le proprie emozioni non era da noi.

Mi accorsi che Juliette stava guardando nella direzione di noi ragazzi, più precisamente in quella del suo ragazzo.

Va bene, non stavano ufficialmente insieme, ma erano pur sempre sposati

Sospirai, sentendomi più in colpa che mai.

Even in the scars | Mattheo Riddle    Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora