Capitolo 18

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-Juliette 

Ero sveglia già da un pò, anche se stavo ancora morendo di sonno.
Non avevo dormito abbastanza neanche quella notte.

"Data la caviglia, non credi sia meglio rimanere qui, oggi?"

Mi chiese Riddle avvicinandosi. Si sedette sul letto, vicino a me.
Aggrottai le spalle.

"No, sto bene. Anzi, dovrei anche sbrigarmi perché è già tardi"

Non avevo affatto voglia di rimanere da sola per tutta la mattina perché questo mi avrebbe costretta a soffermarmi a pensare, pensare a tutto.
Non volevo stare ancora più male.

Riddle allungò il braccio verso il comodino per afferrare la pomata che mi aveva dato Madama Chips per la caviglia. Feci per prenderla, ma lui si spostò. Alzai un sopracciglio, confusa.

"Posso fare da sola, Riddle. Ti ho detto che sto bene. Non sono malata"

Ignorandomi, aprì la pomata e successivamente ne mise un pò sulla parte gonfia e ancora rossa della mia caviglia. Mi ammutolii quando iniziò a spalmarla, capendo che stavo solamente sprecando fiato con lui.
Il suo tocco era così delicato che per un attimo socchiusi gli occhi.
Respirai a fondo.
Lo osservai ancora. Aveva l'espressione concentrata, le labbra appena dischiuse. Erano rare le volte in cui si mostrava così gentile. Fin da piccolo tendeva ad assumere comportamenti freddi e distaccati.
Ma con me riusciva sempre a buttare via quella corazza che si era costruito.

D'istinto, allungai la mano per spostargli dal viso un ricciolino, ma mi ritrassi subito quando mi resi conto del mio gesto. Lui si bloccò per un istante.
Imbarazzata, sospirai.

"Grazie per ieri, Riddle. Anche se avrei potuto cavarmela benissimo da sola"

Dissi per rompere il silenzio. Scosse la testa, ma scorsi un piccolo sorriso. Raddrizzò la schiena e mi guardò.

"Allora la prossima volta che ti farai del male ti lascerò lì. Scommetto che verrà Theodore a salvarti"

Il mio sorriso si affievolì a quelle parole. Poggiai la testa sulla testiera del letto e distolsi lo sguardo, turbata.
Theodore non aveva mosso un muscolo quando ero caduta, il giorno prima, nè si era preoccupato di aiutarmi quando, poi, tornai in camera. Era sparito, letteralmente.

"Mi vuoi dire cosa succede fra te e quello lì, pulce?"

Chiese a voce bassa, un pò insicuro. Scossi la testa.

"Cosa ti importa, Riddle? Mi hai evitata per anni, odiandomi. Perché improvvisamente fai finta di niente e ti preoccupi per me? Smettila con questa messa in scena, è patetica"

Sbottai tutto d'un fianto, incazzata.
Quanto lo odiavo. Lui e il suo comportamento del cazzo.
Mi asciugai velocemente una lacrima che mi era sfuggita.

"Hai ragione, Juliette. In effetti, non lo so neanche io"

Ed ecco ritornato il tono di voce pieno di ghiaccio.
Vidi tutto sfocato a causa degli occhi lucidi.

Si alzò e in seguito uscì dalla stanza, lasciandomi da sola.

**** 

Ero ancora in camera mia. Da ore, ormai.
Fortunatamente, però, mi trovavo in compagnia.
Pansy non era andata a lezione per non lasciarmi tutto il tempo da sola ed eravamo ancora insieme, nonostante fosse tardo pomeriggio.

"Quindi, mi stavi dicendo?"

Mi chiese quando finì di fare anche l'ultimo esercizio assegnato dalla Mcgranitt. Come nostro solito, lei svolgeva alcuni esercizi di alcune materie e viceversa, per poi scambiarceli.

Even in the scars | Mattheo Riddle    Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora