Capitolo 51

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-Juliette

Afferrai le chiavi della stanza dalla tasca posteriore del mio zaino -verde scuro come la gonna della divisa che indossavo- e mi affrettai ad aprire la porta.

Non appena entrai, sbuffai, con in mente sempre la stessa domanda: perché dev'essere tutto così difficile?

Non potevo prendermela con Mattheo, nè tantomeno con mio fratello. Anche se, sotto sotto, ero un pò delusa da entrambi.
Avrebbero dovuto parlarne con me, prima di dire a Blaise del matrimonio... figuriamoci dei piani del Signore Oscuro.

Volevo bene a Blaise, ma un segreto è pur sempre un segreto. Specialmente se si tratta di una cosa tanto delicata.

Completamente persa nei miei pensieri, entrai in bagno ed iniziai a spogliarmi, così da fare una doccia e schiarirmi le idee prima di andare alla festa. Non appena, però, mi resi conto di non essere sola, sollevai il capo, consapevole che il rossore sulle mie gote fosse pressappoco esagerato.

Quando lo vidi, mi si capovolse lo stomaco.

E, mentre io ero in piedi, con ancora l'intimo addosso, Mattheo si trovava dentro la doccia. Il vapore lo avvolgeva, intanto che l'acqua calda cadeva leggera sul suo corpo tonico.

Lentamente, lasciai cadere lo sguardo sulla sua pelle, nonostante riuscissi a scorgere poco, poiché il vetro, solitamente trasparente, era, adesso, appannato dal calore. Mi fermai all'addome, troppo poco a mio agio per continuare, e riportai gli occhi nei suoi.

Mi fissava come se non avesse mai visto un'altra ragazza in vita sua. Come se fossi l'unica per lui.
In cuor mio, sperai fosse veramente così, nonostante sapessi della sua relazione passata con Astoria. Immaginavo avesse già avuto le sue prime esperienze e, anche se non dovevo, ciò mi rendeva parecchio gelosa.

In verità, in quel momento, non capivo neanche più cosa eravamo, io e lui. Era solo un pezzo di ferro a tenerci legati per l'eternità, o vi era molto di più?

Riempita da un'audacia improvvisa, avanzai di qualche passo, solo per essergli ancora più vicina. E per poco non caddi: le mie gambe sembravano fatte di gelatina.
Portai entrambe le mani dietro la schiena, sotto le spalle, così da sganciare il reggiseno.

Anche quando lo lasciai cadere sul pavimento, Mattheo non abbassò lo sguardo. Continuava a fissarmi negli occhi, inchiodandomi lì senza neppure sfiorarmi.

Tremai come se fosse inverno pieno e mi trovassi fuori al gelo, mentre, invece, dentro, il caldo mi stava divorando le ossa.

Piegai appena le ginocchia e sfilai via l'ultimo capo che mi era rimasto addosso.
Ora, il ricciolino mi osservò tutta. Piano. Senza alcuna fretta. Assaporò ogni centimetro di me e lo fece suo, soltanto guardandomi.

Il mio respiro si fece via via più corto, irregolare, e provai un disperato bisogno di uscire e respirare.
Invece, lo raggiunsi.

Avrei voluto chiedergli mille cose.
Perché aveva agito alle mie spalle.
Perché mi aveva lasciata sola per tutto questo tempo.
Cosa provava nei miei confronti. Se mi amava anche lui, proprio come lo amavo io: con anima e corpo.
E perché continuava a chiamarmi in quel modo.
"Astéri mou".

Eppure, rimasi in silenzio, incapace di emettere anche un flebile suono.

Gentilmente, mi fece voltare, poi prese le mie mani nelle sue e mi incollò a sè. Schiena contro petto.
Poggiò le labbra sulla mia spalla destra, iniziando a riempirla di piccoli e delicati baci.

Chiusi gli occhi, godendo di ogni tocco fugace. Di ogni prova del fatto che non mi aveva mai dimenticata del tutto.

E, intanto, la sua mano scendeva mollemente lungo il mio fianco, attirandomi ancora più vicina. Così vicina che toccai appena il suo rigonfiamento con i glutei.
Avvampai dall'imbarazzo, e ancor di più nel momento in cui non seppi trattenere un flebile gemito, mentre Mattheo sospirava dal piacere.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 04 ⏰

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