Capitolo 50

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-Juliette

Scrissi distrattamente gli ultimi appunti della lezione. In sottofondo, la voce del professor Vitious a fare compagnia ai miei pensieri. Era ormai pomeriggio tardi, e mancavano poche ore alla festa di compleanno della mia migliore amica, ma noi eravamo ancora in aula.
Questo perché, qualche giorno prima, avevamo perso alcune ore scolastiche -tra cui quella di Vitious- a causa di una riunione straordinaria fra i professori. Cosa di cui non sapevamo nulla, ovviamente.

Sbuffai, mentre, con la mente, ripercorrevo quell'incubo ricorrente. Di notte, era come se vivessi ciò nella realtà, ma adesso non ricordavo quasi più nulla. Non riuscivo a vedere nulla in modo così nitido.

Ricordavo della voce di Pansy, la quale mi chiamava ripetutamente, terrorizzata. Poi, qualcuno mi aveva presa... o forse avevo prima cercato di rassicurare la mia amica.

Chi mi aveva intrappolata?

Giocai nervosamente con il tappo della penna nera, che tenevo saldamente in mano, fino a far diventare le nocche bianco latte.

Perché Mattheo non aveva fatto nulla per salvarmi? 
Ogni volta, mi guardava e basta, senza agire. E non potevo udire la sua voce, nonostante sembrasse squillante e preoccupata. 

"Signorina Malfoy? Va tutto bene?"

La voce del professore mi fece sobbalzare, riportandomi alla realtà. Alzai lo sguardo su di lui e annuii appena.

"Va tutto bene. La ringazio, Professore"

Mi rivolse un piccolo sorriso e mi sforzai di farne uno a mia volta, per essere il più cordiale possibile e mostrare che andava tutto per il verso giusto. Come se il verso giusto fosse mai esistito, nella mia piccola esistenza.

L'attimo seguente, mi accorsi che l'aula si era quasi svuotata, perciò mi sbrigai a posare il quaderno all'interno dello zaino, per poi sbrigarmi ad andare via e prepararmi alla serata, che si avvicinava sempre di più. 

Con la coda dell'occhio, vidi Blaise raggiungermi. Senza dire una parola, mi prese lo zaino dalle mani e iniziò a camminare verso l'uscita. Lo seguii, stranita da questo suo comportamento improvviso.

Non mi aveva rivolto neanche un solo sguardo da quando mi ero svegliata, nonostante fosse stato anche lui ad accerchiare il mio letto, quella mattina.
Avevo un brutto presentimento.

Lasciando la stanza, notai Hermione e Ginny, le quali parlavano animatamente. Un pò le invidiai. Soprattutto la riccia, poiché appariva sempre sicura di sé stessa e non falliva un test. Inoltre, era piena di coraggio... così tanto che mi chiesi come sarebbe stato essere una Griffondoro, piuttosto che una Serpeverde.
Se mi fossi mai permessa di dar voce ai miei pensieri, probabilmente avrei rischiato di provocare un infarto ai miei genitori, dal momento che mai avrebbero sopportato un affronto simile dalla loro stessa figlia.

Ma, dentro di me, io non avevo altro se non la confusione più totale. Sempre. E mi chiedevo come potesse essere avere almeno un briciolo di coraggio in più. Quanto bastasse pur di dire di no. Pur di affrontare il Signore Oscuro a testa alta... perché l'unica cosa che stavamo facendo tutti quanti era tenere la bocca chiusa in balia dell'attesa di una fine disastrosa, per certo.

Ma, in fin dei conti, ero io quella sbagliata. Ero semplicemente nata al contrario. Diversa dai miei coetanei,
mi sentivo su un altro universo. E desideravo ciò che non avrei neanche dovuto desiderare. 

Provai a toccare il braccio del mio amico, che continuava a camminare imperterrito davanti a me. Dalla strada che stavamo facendo, capii fosse diretto alla sala comune, ove, probabilmente, vi erano già gli altri, che non avevano avuto lezione con me e Blaise.

Even in the scars | Mattheo Riddle    Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora